Dall’ultimo film di Ben Affleck – opera pluripremiata agli ultimi Golden Globes e pluricandidata (e favorita) ai prossimi Academy Awards – mi aspettavo qualcosa di più. Per carità, lungi da me affermare che Argo sia brutto, tuttavia assomiglia molto a quei dolci bellissimi, che con uno sguardo già ti conquistano ma che poi, quando li assaggi, ti accorgi che manca qualcosa (magari un po’ di zucchero) o che qualcos’altro è stato dosato con eccessiva abbondanza (magari quell’ultimo pizzico di cioccolato andava evitato).
La storia – realmente accaduta – è ambientata nel 1980 e narra le vicende di 6 diplomatici americani sfuggiti dall’assalto all’ambasciata USA di Teheran da parte dei fondamentalisti iraniani; rimasti nascosti per settimane nell’abitazione del console Canadese, i sei dovranno lasciare il paese in incognito perchè altrimenti verrebbero incarcerati e scatenerebbero un pericolosissimo incidente diplomatico. Il governo USA adotterà una exit strategy ingegnosa quanto rischiosa: simulare la produzione di un film di fantascienza che verrà girato nei brulli deserti iraniani – ARGO, per l’appunto – e fingere che i 6 sono in realtà canadesi che lavorano al film e devono ritornare a casa.
Indubbiamente Ben Affleck, ormai giunto alla terza pellicola da regista, continua il suo percorso di crescita artistica. Se come attore mi aveva sempre suscitato molte perplessità lasciandomi la convinzione che il suo successo fosse dovuto principalmente al fisico statuario e al mascellone da perfetto americano, come regista mi ha conquistato subito, dapprima con Gone Baby Gone e poi soprattutto con The Town, opere semplici quanto ambiziose, ben scritte e sorprendentemente ben dirette. Con Argo, Affleck compie un salto di qualità, riuscendo a gestire anche una narrazione lineare e senza particolari sbalzi o exploit.
La sequenza iniziale (l’assalto all’ambasciata USA) e quella finale (la fuga dall’aeroporto) sono notevolissime. Tuttavia, nel mezzo la storia fluisce lenta, a volte zoppicante, di tanto in tanto ravvivata da John Goodman e Alan Arkin, che interpretano meravigliosamente la coppia di faccendieri hollywoodiani che aiuta la CIA a simulare la produzione del film. La buona direzione di Affleck finisce così con il fare a pugni con una storia la cui sintesi e semplificazione cinematografica non sono troppo riuscite rendendo quindi la narrazione poco vivace e troppo didascalica.
Concludendo: il film è bello, ma non troppo; è avvincente ma senza mai entusiasmare; è ben diretto da Affleck ma senza slanci poetici rilevanti; interessa ma non affascina. In sintesi: colpisce il cervello più del cuore, e per me che sono un inguaribile romantico questo è un peccato mortale…
Voto: 7
2 pensieri su “Argo ma non troppo…”