Mi sbagliavo, ma mai errore fu più piacevole. Non credevo possibile fare risultato contro i blaugrana e la mia convinzione nasceva da una semplice considerazione: se non li abbiamo battuti l’anno scorso con Ibra e Thiago, come possiamo batterli ora con Mexes e Pazzini? Ma il mio ragionamento, seppur logico e irreprensibile, non teneva conto di un fattore: gli avversari.
Il Barcellona visto mercoledì sera ha confermato un’impressione che avevo da tempo: sono diventati prevedibili. Il fantastico ciclo di questa squadra iniziò nel 2008 e il tiki-taka di Guardiola stregò subito tutto il mondo, incantando tifosi e avversari, vincendo trofei a ritmo continuo e consacrando nell’olimpo del Calcio alcuni tra i calciatori più bravi di sempre. Tuttavia in questi 5 anni gli avversari hanno capito che per ingabbiarli e contenerli bisogna costringerli ad esasperare il possesso palla, farli giocare nei propri 30 metri intasando le loro linee di passaggio e triangolazione. E dopo 3 indizi (Inter 2010 – Chelsea 2012 – Milan 2013) abbiamo la prova. Giunti a questo punto, lo squadrone Catalano dovrebbe avere l’umiltà di riconoscere i propri limiti e di capire che per continuare a vincere deve rinnovarsi, modificando – basterebbe anche poco – il loro modo di fare calcio. Lo stesso Milan di Sacchi trasse beneficio da questo passaggio: infatti le piccole correzioni imposte da Capello permisero a una squadra data per finita nel 91 di continuare a dominare in Italia e in Europa fino al 96.
Ma tutto questo non può e non deve sminuire la misura dell’impresa dei rossoneri, autori di una prova orgogliosa e impeccabile che mette a portata di mano una qualificazione che fino a martedì sembrava pura utopia. Il Milan ha giocato l’unica partita che poteva giocare: rispettoso ma non intimorito, difensivo ma non catenacciaro; e il risultato ha giustamente premiato i ragazzi. Non siamo più forti del Barcellona, siamo solo stati più pratici e concreti.
Tuttavia sento, leggo e percepisco una incauta euforia, a partite dal vecchio rincoglionito che di tanto in tanto si finge nostro presidente e che blatera di voler arrivare in finale, fino all’ultimo tifoso da bar sport che gongola e pone arditissimi traguardi da raggiungere. Calma, ragazzi. Voglio ricordare che non più tardi di 4 mesi fa si parlava di lotta per la salvezza; che l’attuale Milan è senza ombra di dubbi il più scarso dell’era berlusconiana; che la difesa è un colabrodo; che a centrocampo abbiamo solo falegnami eccezion fatta per Montolivo. Quindi, ribadisco: calma.
Non vorrei che questa inaspettata vittoria diventasse, paradossalmente, un problema mettendo sulle spalle di questa squadra aspettative che essa non può soddisfare. Non vorrei che se venissimo comunque eliminati al Camp Nou, tutti quelli che fino a qualche giorno fa non avrebbero scommesso un euro su di noi poi gridassero allo scandalo; non vorrei che le scorie di questa fantastica vittoria ci condizionino impedendoci di batter Inter e Lazio e consolidare il terzo posto; non vorrei che ci si dimenticasse dei 2 enormi problemi che continuano ad attanagliare il Milan e che non sono affatto scomparsi, ma solo nascosti: difesa ballerina e centrocampo scarparo.
Se è vero che i mesi invernali hanno restituito al Milan la dimensione di squadra e questo, unitamente a un buon stato di forma, ha permesso ai rossoneri di prendere fiducia, risalire in classifica e raggiungere buoni risultati, è ancora più vero che per essere veramente competitivi la strada è ancora lunga sia sul piano tecnico che fisico che mentale. Evitiamo quindi pericolosi voli pindarici e restiamo concentrati sui risultati che possiamo raggiungere in questa stagione, ossia il terzo posto in campionato e la crescita di tutta una serie di calciatori che sono sbocciati in questo anno. Perchè dopo El Sharaawi sono fiorite nuove gemme: De Sciglio che si sta consacrando, Niang che promette faville, Constant che sta diventando un laterale affidabile, Montolivo che è maturato acquisendo carattere e diventando il leader tecnico della squadra, Balotelli che è piovuto dal cielo dando maggiore imprevedibilità all’attacco; e su questi giocatori bisogna lavorare per costruire il Milan del futuro, senza appesantirli di inappropriate responsabilità. Un bagno di umiltà, insomma: perchè battere il Barcellona è meraviglioso, ma diventare ancora più squadra e battere l’Inter è molto più importante.