L’essenza del docu-film realizzato da Bruce Springsteen con la supervisione niente popo’ di meno che Ridley Scott è già tutta nel titolo. Non un epico “Springsteen’s Story“, non un religioso “Springsteen e i suoi fan“, non un accademico “Springsteen’s Music” e nemmeno un roboante “We love Springsteen“. La scelta è ricaduta su qualcosa di molto più semplice ma al contempo molto più complicato.
Springsteen and I, ovvero Springsteen ed io.
La traduzione italiana tuttavia fa perdere una sfumatura dell’inglese: l’uso di “I” (soggetto) e non di “me” (complemento oggetto). E l’importanza, la centralità e l’indispensabilità del pubblico per il Boss sono testimoniate dalle poche parole pronunciate da Bruce stesso ad inizio film: “Se noi siamo qui stasera è perchè ci siete voi“.
Ogni concerto di Springsteen ha l’ambizioso progetto di costruire un tempio di speranza, gioia e purificazione. Il Boss ci mette il progetto, lo spartito, ed il pubblico ci mette l’energia, la fede. Lui è il muratore e noi siamo i mattoni.
Attraverso decine di filmati amatoriali dei fan di tutto il mondo, Springsteen and I non è un tributo al cantautore del New Jersey, bensì un tributo a tutti i suoi fan, rappresentati qui in un collage di personaggi e storie emozionanti e divertenti. C’è chi che si commuove ascoltando una canzone mentre guida; chi racconta come, travestito da Elvis, sia finito sul palco a duettare con il Boss; chi supplica Bruce di fare concerti più brevi perchè lui non ama la sua musica e ci va solo per accompagnare la moglie; chi ha chiesto ed ottenuto un abbraccio durante il concerto perchè era stato mollato dalla ragazza il giorno prima; chi si è trovato Springsteen al fianco a cantare con lui mentre suonava in strada per raggranellare qualche spicciolo.
Durante uno show di Springsteen si ha sempre la sensazione che lui stia suonando solo per te, che con quella canzone stia rivolgendosi proprio a te, che tu sei l’ingrediente più importante della serata.
E con Springsteen and I il Boss non solo ci ha dimostrato che è vero, ma ci ha anche spiegato perchè.
Thank you, Bruce!!!!!!
chi ama springsteen è mio fratello
posso permettermi di invitarti a seguirci su
http://www.discutibili.com?
grazie
ciao
Già vi ho inseriti nella mia cartellini “Blog che seguo” 😉
A me è piaciuto molto.
Fa capire un pochino di come Bruce sia molto Americano nel senso migliore del termine. I sentimenti, l’attaccamento ai sogni e alla terra. Il suo essere trasversale a tutti gli USA.
Dalla cinquantenne bionda col suvvone al signore distinto che si commuove, la camionista-ex operaia-laureata. La coppia dei sobborghi che non è mai andata ad un concerto ma balla davanti alla radio.
Un trasporto che noi fan ”europei” non possiamo vivere appieno perchè, semplicemente, non siamo nati e cresciuti in America.
Effettivamente hai ragione: noi europei comprendiamo Springsteen in maniera diversa rispetto agli statunitensi. La cultura e i valori che ci distinguono sono sicuramente un filtro che ci permette di vedere il Boss sotto una luce diversa.
Eppure, non credo che questa diversità ci renda “fan di serie b”: amiamo tutti la sua musica, ognuno a suo modo.
Ciao Fre. e grazie per il tuo commento!!!
Non siamo fan di serie b, hai ragione.
Ma quando la ragazza diceva ”Andavo in fabbrica all’alba e grazie a lui mi sentivo parte della spina dorsale di questo Paese, costruivo anch’io il sogno…”
o quando ricordava di aver cantato Nebraska alla guida del camion…
Sono sensazioni ”solo” americane, secondo me…E un pò le invidiavo.
Hai ragione: Bruce incarna meglio la working classe USA che non la nostra.
Io mi sono ritrovato di più col pensiero della signora danese di mezza età: Bruce é mio amico! Solo che non lo sa….
Forse quest’ articolo ti interessa: http://detritidipassaggio.wordpress.com/2013/07/31/rock-pills-vol-1-bruce-springsteen-discografia-commentata-1973-1984/.
Premetto che non l’ ho letto, quindi per quanto ne so potrebbe essere un articolo CONTRO Springsteen invece che pro: mi é già capitato di fare delle gaffes analoghe. : )
P.S.: “Christine la macchina infernale” mi é piaciuto così tanto che adesso non riesco a scollarmi più da Stephen King. Dopo Christine ho letto 22/11/’63 (bello come il sole), e adesso mi sto divorando The Dome.
Ho letto l’articolo: è il classico polpettone del musicologo che vuole fare a tutti i costi la figura di quello che ne capisce veramente. Il modo in cui liquida The River e Nebraska è blasfemo e giustamente lo condannerà ad ascoltare per omnia saecula saeculorum Gigi D’Alessio nel peggior girone infernale 😀
Per quanto riguada Christine son contento ti sia piaciuto. GIà che ci siamo ti confesso una cosa: esiste un film basato su questo libro ma mi sono sempre rifiutato di vederlo perchè già so che non potrai mai eguagliarne la leggiadra bellezza e il solo pensiero che nella mia mente Christine possa essere minimamente macchiato mi fa ribrezzo. Cmq, se sei più coraggioso di me, magari ci riuscirai…
Per il resto, King fa sempre questo effetto: i suoi romanzi diventano in breve una droga.. io ne ho sempre apprezzato, più che le trovate orrorifiche, la facilità con cui presenta i personaggi e li fa diventare nostri. Gli bastano poche righe, poche verbi, e scopriamo un mondo. Un grande.
Nella sua bibligrafia ti consiglio caldamente:
– cujo
– shining
– l’ombra dello scorpione
– it
– Misery
– la zona morta
– Il miglio verde
– stand by me (raccolta di 4 racconti lunghi)
– cuori in atlantide (altra raccolta di racconti lunghi, e collegati tra di loro)
– la lunga marcia
Sono pienamente d’ accordo per quanto riguarda l’ empatia che si crea tra il lettore e i personaggi di King. Mentre leggevo 22/11/’63 mi affezionavo profondamente non soltanto al protagonista, ma anche ai personaggi di contorno.
Dopo The Dome avevo in programma di accantonare King per riprendere James Lee Burke, ma dopo questo commento potrei rivedere i miei piani.
Della tua lista mi interessano soprattutto L’ ombra dello scorpione e La lunga marcia: sono cresciuto guardando Ken il guerriero, quindi appena sento dire “romanzo/film/cartone postapocalittico/distopico” mi brillano subito gli occhi. : )
l’ombra dello scorpione è lunghissimo… più di IT… ma è molto molto bello.
la lunga marcia è il primo libro di King che abbia letto e quindi ci sono particolarmente affezionato…