Quando vedo un film di Arnold Schwarzenegger non mi spetto grandi cose. Mi basta che il buon Schwarzy meni spari e ammazzi, che difenda i giusti e la legge e che la faccia pagare al cattivone di turno. E The Last Stand non ha affatto deluso le mie aspettative.
Arnold Schwarzenegger interpreta qui lo sceriffo di un paesino vicino al confine col Messico, una piccola grande famiglia dove tutti conoscono tutti. Purtroppo la quiete del villaggio viene rovinata da un boss del narcotraffico che evade di prigione e decide di passare attraverso il paese per varcare il prima possibile il confine. Ma prima la sua banda e poi lui stesso dovranno fare i conti con l’ostinata resistenza delle sceriffo Schwarzy e dei suoi agenti. Nell finale, dopo violente sparatorie e rocamboleschi inseguimenti in automobile, il cattivone di turno le prenderà di santa ragione e Arnold Schwarzenegger lo riporterà in gattabuia.
The Last Stand usa molti luoghi comuni delle cinematografia d’azione: personaggi stereotipati, cliché narrativi, battute prevedibili. Eppure mi è piaciuto.
Innanzitutto perchè Arnold Schwarzenegger non si prende troppo sul serio: fa il macho, come sempre, ma senza esagerare. In alcune scene batte la fiacca ed è emblematica una battuta nel finale quando a una vecchietta gli chiede come si sente e la sua laconica e sofferta riposta è “Vecchio“. Nemmeno il cast è malvagio: Forest Whitaker nei panni del poliziotto del FBI che si è fatto scappare il detenuto, Eduardo Noriega nei panni del boss (anche se molto gli ha giovato il doppiaggio di Luca Ward), Luis Guzmán e Jaime Alexander nei panni dei poliziotti che affiancano Schwarzy.
Insomma, The Last Stand mi ha dato quel che è aspettavo e mi ha fatto divertire. E al suo ritorno sul grande schermo dopo la lunga parentesi da Governatore della California, Arnold Schwarzenegger ha sicuramente centrato l’obiettivo.