Ieri sera ho visto un film che mi ha letteralmente conquistato: Warrior. Pensavo fosse la classica pellicola menatutto e spaccatutto ma mi sbagliavo: Warrior è ben altro, è molto di più.
Due fratelli molto diversi, Brendan (Joel Edgerton) e Tommy (Tom Hardy), un padre alcolizzato (Nick Nolte). Una famiglia dilaniata e sventrata da rancori e risentimenti. L’unico trait d’union che ha sempre unito i maschi della famiglia Conlon sembra essere proprio la lotta.
Tommy era un lottatore di grande talento cui si prospettavano trionfi olimpionici, ma ora è animato da una furia cieca, quasi isterica: dopo esser fuggito insieme alla madre dal padre alcolizzato, è stato in guerra in Iraq e lì ha perso un caro amico. E’ divorato dal risentimento verso la sua famiglia e verso il mondo intero. Brendan, lottatore anch’egli, era meno dotato del fratello ma animato dal desiderio di attirare l’attenzione (e l’affetto) del padre allenatore, tutto concentrato sul figlio più talentuoso. Crescendo ha dimostrato un’indole più mite di Tommy: ha sposato Tess (Jennifer Morrison), da cui ha avuto due bambine e insegna fisica a scuola ma ha troncato ogni rapporto col padre. Infine c’è proprio lui, il padre, che invece è divorato dai sensi di colpa, paradossalmente amplificati dalla sua disintossicazione dall’alcol.
Un ricco torneo farà riavvicinare, ma solo in senso fisico, i tre protagonisti. Non aspettatevi dialoghi strappalacrime e abbracci liberatori: l’astio e il risentimento permeano per lunghi tratti ogni battuta di Warrior. Tuttavia questo impetuoso fiume di rabbia sarà interrotto dalla frase più semplice e bella che due persone possono dirsi: “Ti voglio bene“. E’ questo che Brendan sussurra a Tommy sul ring, mentre stanno lottando per la vittoria finale.
Ti voglio bene.
Talvolta basta poco, pochissimo. Tre parole e il muro di rabbia e risentimento che ci divide dagli altri si sgretola, cadendo in frantumi. E come si posa la polvere e vediamo al di là di esso, ci rendiamo conto della stupidità di quella barriera, di come abbiamo sprecato il nostro tempo dietro a inutili divisioni, di come la nostra vita sarebbe potuta essere migliore senza quel muro. E’ questo, in definitiva, il messaggio di Warrior. Ed è per questo che mi è piaciuto tanto da conquistarmi.
E prima di chiudere mi sembra doveroso spendere una parola sul regista: Gavin O’Connor. Già autore dell’intrigante Pride and Glory – Il prezzo dell’onore, qui si migliora ulteriormente. Ha uno stile narrativo favoloso: ti conquista dal primo fotogramma e non ti molla più. Mentre vedi un suo film, tutto il resto del mondo è annullato, come se non ci fosse. Bravissimo!
Voto: 8+
Figata amigo!! Questo me lo segno;)
aspetto il tuo parere dopo che l’avrai visto, allora!!!!
Ho sempre odiato i combattimenti in stile rocky. Perchè non ti fanno vedere com’è realmente combattere. Non fanno vedere il dolore, il sangue, l’adrenalina, la vera violenza che un combattimento provoca: basta osservare come dopo cinquanta pugni in pieno volto, Rocky sia solo un pò gonfio. Qui invece in combattimento è reale, dove ad un grosso allenamento non corrispondono maggiori possibilità di vittoria (il vice campione del mondo steso con un solo pugno). Ma soprattutto il film impiega quasi un’ora e mezzo prima di farci vedere le prime vere botte, concentrandosi prima sui personaggi. Si fa quindi un grosso discorso su cosa porta un uomo a combattere: qualcuno lo fa per orgoglio, qualcuno per mantenere una famiglia, qualcuno per gloria, ma il vero guerriero lo fa solo perchè lo sente. Perchè alla fine il guerriero è solo quello che si rialza e torna a combattere, anche se ha perso.
E allora chi è il guerriero del titolo? Brendan, che combatte per la famiglia, per rialzarsi dalla crisi? Il padre, che vivacchia nel rimorso dei suoi fallimenti come pugile e come padre, desideroso di un’altra occasione per dimostrare che non ha sbagliato tutto? O Tommy, che è scappato dall’esercito e torna a fare quello che gli è sempre riuscito meglio, per dimostrare a se stesso di non essere un fallito?
Credo che Warrior sia un film che parli dell’America, di come quella che viene promossa come la terra delle opportunità si riveli in realtà fratricida in quello che promuove più di ogni altra cosa (il premio in denaro), mentre ritrova la sua unità solo accettando il proprio sangue e la propria violenza (i fratelli che si riuniscono).
Sicuramente non un film perfetto, ma un film grandissimo che merita di essere visto più e più volte.
Gran bel commento, Tofone8.
Warrior è tante cose insieme e, cosa più importante, sprigiona tante emozioni, a volte contrastanti, ma sempre piacevoli. Alla fine non ci sono vincitori e vinti: c’è solo un abbraccio sincero e innamorato tra due fratelli, che nemmeno si riesce a distinguere chi sostiene chi, benchè uno dei due sia chiaramente infortunato.
Favoloso.
Ed hai ragione: va rivisto più volte. Uno di questi giorni provvederò!!!!!