Le persone che hanno influenzato di più la mia vita sono due. La prima, naturalmente, è Bruce Springsteen. La seconda è mia moglie.
Ci incontrammo circa 14 anni fa, nell’estate del 1999, pochi mesi dopo aver ricevuto il mio battesimo di fuoco al concerto di Bologna. All’epoca per arrotondare lavoravo nel bar di un circolo ACLI e Romy bazzicava quel locale insieme alle sue amiche: per lungo tempo mi vide solo come il barista sboccacciato mentre lei per me era soltanto una delle tante clienti, anche se una delle più carine in effetti. Passarono i mesi e qualcosa cambiò: sguardi furtivi, strani sorrisi, qualche battuta imbarazzata e un formicolio crescente all’altezza dello stomaco ogni volta che la vedevo. Capii di essere cotto solo l’estate successiva, quando mi arrabbiai così tanto per non essere riuscito a restare un po’ da solo con lei dopo il lavoro (eravamo nella fase delle luuuuunghe chiacchierate), che non riuscii a prendere sonno fino al mattino successivo. Rimasi sveglio fino alle 6 di mattina trastullandomi con la diretta TV delle Olimpiadi di Sidney mentre cercavo di convincere me stesso che ero veramente interessato alla 10km di marcia femminile… Quando ormai il sole era già alto sull’orizzonte mi arresi all’evidenza: ero innamorato.
Siamo entrambi timidi, quindi ci vollero un altro paio di mesi buoni perchè cadessimo l’uno nelle braccia dell’altra, ma alla fine capitolammo. Ricordo ancora che le prime settimane in cui stavamo insieme ascoltavo senza soluzione di continuità Drive all night:
Distesi nel’afa notturna
Come prigionieri per tutta la vita
Ho brividi lungo la schiena e
tutto ciò che voglio è stringerti forte
Questi versi mi trapanavano il cuore… mi sentivo così leggero eppure così pesante… mi pareva d’essere talmente vivo che sarei potuto morire da un momento all’altro.
Da allora ne abbiamo percorsa di strada. Abbiamo sorriso e abbiamo pianto, ci siamo sposati, abbiamo corso e ci siamo riposati, ci siamo sostenuti a vicenda, ci siamo fermati davanti a ostacoli insormontabili ma non ci siamo mai arresi. Abbiamo sofferto quei dolori atroci che talvolta la vita ti infligge ma non abbiamo mai perso la forza di ritrovare il sorriso. E in tutto questo tempo, sopra ogni altra cosa siamo rimasti sempre uniti, monolitici.
Negli occhi di mia moglie vedo l’universo intero, lì c’è l’aleph di tutte le emozioni. Fare del bene a lei equivale per me a riscattare l’intera umanità. Se dovessi descriverla con una metafora cosmica, non la paragonerei alla fascinosa bellezza della Luna e nemmeno all’accecante luminosità del Sole e delle Stelle. No, lei è qualcosa di più essenziale, quasi primordiale: lei è la forza di gravità, è ciò che tiene insieme ogni cosa, invisibile ma potente, evitando che il Tutto imploda e si distrugga. Lei è l’equilibrio, la chiave di volta dell’arco della mia vita.
Vi devo però confessare una cosa: in questi anni ho provato in tutti i modi a trasmetterle il mio amore per la musica di Springsteen ma senza mai riuscirci. E dire che ho convertito un sacco di persone: le compilation del Boss su audiocassetta che distribuivo ai tempi del liceo hanno mietuto vittime tra parenti, amici e semplici conoscenti. Ma con lei non c’è mai stato niente da fare.
Ricordo che quando ci fidanzammo lei stava in fissa con Vasco Rossi e non c’era mai verso di farle ascoltare Springsteen. Così realizzai un paio di cassette in cui alternavo una canzone del Boss e una di Vasco sperando così, di sottecchi, di inserirla nel mistico mondo dello Springsteenianesimo, ma il più delle volte saltava le canzoni di Bruce e mandava avanti il nastro fino a quelle di Vasco, frustrando così la mia missione evangelica. Tuttavia qualcosa cambiò quando acquistai il dvd del concerto di Barcellona, nel 2003.
Il giorno in cui lo acquistai era a casa mia e quindi si rassegnò a vederlo insieme e me. Dapprima rimase disgustata dai duetti di Bruce e Little Steven che cantavano allo stesso microfono: “ma che vogliono pomiciare questi due????” Ma poi, canzone dopo canzone, la sua attenzione fu conquistata: stavamo accoccolati sul divano e ogni tanto la guardavo con la coda dell’occhio per capire se si annoiava ma mi resi presto conto che quelle immagini la affascinavano. Sulle note di Thunder Road la sentii pronunciare la frase che aspettavo da tempo: “Certo che un concerto di Springsteen mi sa che è una figata… la prossima volta che ci vai voglio venire pure io!”.
Trattenni a stento un grido di esultanza. D’altronde erano 5 anni che le mie tecniche di conversione fallivano miseramente…
Ma perchè quel desiderio si trasformasse in realtà dovettero passare sei anni. Le tournée dei due album successivi (gli già citati Devils And Dust e Seeger Session) non erano adatti per l’orecchio di Romy. Il concerto a San Siro del 2008 invece sarebbe stato perfetto, ma purtroppo i suoi turni di lavoro (è infermiera) le impedirono di venire. Comunque l’occasione giusta si presentò l’anno successivo, e non me la feci scappare.
Il Boss è un maniaco della perfezione e di solito impiega anni per realizzare un nuovo disco, invece nel gennaio del 2009 sorprese tutti pubblicando Working on a dream, appena 15 mesi dopo Magic. Forse anche per via della fretta con cui è stato prodotto, WOAD non è un disco memorabile: ad essere sinceri è nettamente al di sotto dello standard minimo del Boss. Per gli ipercritici è addirittura più brutto di Human Touch, io invece lo considero il fratello gemello di Tunnel Of Love. Come il disco del 1988, infatti, ha sonorità molto pop, lontanissime dal classico asbury sound springsteeniano. Inoltre i brani del disco sono slegati tra loro e hanno musiche e liriche troppo eterogenee. La canzone di apertura, Outlaw Pete, è comunque una favolosa tirata rock dai suoni epici: la melodia strizza l’occhio alle composizioni di Ennio Morricone così bene che se chiudiamo gli occhi ci sembra di tornare nel far west, in uno dei bellissimi passaggi dei film di Sergio Leone. Tuttavia Outlaw Pete non c’azzecca niente con il resto del disco, che invece è infarcito di canzoni melodiche e poco pretenziose sotto l’aspetto lirico (Queen of the supermarket, Life itself, This life, Surprise Surprise, etc).
Che WOAD non sia una potenza credo lo sappia benissimo pure Springsteen e infatti nella seguente tournée eseguì di rado le nuove canzoni. Il tour toccò anche l’Italia e il 19 luglio 2009 il Boss suonò all’Olimpico di Roma, così organizzai un week-end a Roma per me e Romy con il concerto di Bruce a recitare il ruolo di ciliegina sulla torta. La storia di quella magica serata è raccontata in uno dei primi articoli scritti per il blog (leggete qui), quindi non vi annoio oltre. Aggiungo solo che quel concerto, purtroppo, non bastò per convertire definitivamente mia moglie alla musica di Springsteen, però il commento con cui chiuse la serata – non conoscevo tante canzoni però lui è veramente bravo e mi sono divertita da matti – valse tutti gli sforzi profusi negli anni.
Il giorno dopo il concerto di Roma iniziarono a circolare strane voci: i soliti bene informati sostenevano che dopo il WOAD Tour Bruce e gli E Streeters si sarebbero separati di nuovo, questa volta per sempre. Non seppi stabilire quanto di vero ci fosse in quelle dicerie, ma di sicuro erano verosimili: la morte di Danny Federici, le precarie condizioni fisiche di Big Man e Max Weimberg e gli impegni extra di molti membri del gruppo erano indizi che sembravano confermare l’ipotesi di scioglimento.
L’idea che quello di Roma fosse stato il mio ultimo concerto con Bruce e i suoi fidi compagni mi rattristava molto, tuttavia avevo di che consolarmi: in 10 anni ero riuscito a vedere 6 concerti del Boss, di cui 5 con la E Street Band e di cui uno con la mia amata al fianco. Se avessi potuto raccontarlo al mio “Io Quindicenne” sai come avrebbe rosicato….
Scusami, nel fare copia e incolla dalla mia posta elettronica ho saltato il pezzo iniziale. Ecco il commento completo:
5 anni fa, quando cominciai la mia esperienza universitaria, a ciascuno di noi venne assegnato un tutor, ovvero un docente al quale potevamo rivolgerci per qualsiasi problema scolastico.
Per molti dei miei compagni questo provvedimento fu del tutto inutile. Molti di loro infatti hanno gestito la loro carriera universitaria senza chiedere consigli a nessuno: in alcuni casi per orgoglio, in altri perché avevano come tutor un professore inetto, stronzo o tutte e due le cose.
A me invece capitò un tutor coi fiocchi. Con questo professore stabilii da subito un ottimo rapporto, che negli anni é diventato sempre più profondo. Se all’ inizio parlavamo soltanto di università, con il passare del tempo le questioni scolastiche sono passate sempre più in secondo piano, e ho cominciato a condividere con lui le mie riflessioni sulla vita, i miei ricordi del passato, le mie vicende personali eccetera. Lui non solo ascoltava con sincero interesse ciò che gli raccontavo, ma ne sapeva trarre delle considerazioni e dei consigli molto saggi: va da sé che io cominciai a vederlo come un vero e proprio maestro di vita.
Lui di sé non mi raccontava mai nulla… fino a pochi mesi fa, quando mi propose di uscire da scuola e di andarci a prendere un gelato insieme. Io accettai, e mentre camminavamo il professore mi raccontò che ogni settimana, quando terminava il suo orario di ricevimento, lui prima di tornare a casa si fermava a comprare un gelato per sé e per sua moglie. Mi confidò anche altri dettagli: che presto festeggeranno 40 anni di matrimonio, che hanno una figlia eccetera.
Quando arrivammo alla gelateria, io notai che aveva ordinato soltanto una coppetta, quindi gli dissi: “Mi scusi, ma se il gelato é per lei e per sua moglie, perché se l’é fatto mettere in una coppetta grande invece che in due piccole?” La sua risposta mi commosse moltissimo: “Perché a me e a mia moglie ci piace fare i fidanzatini, e quindi mangiamo il gelato dalla stessa coppetta!” Trovai molto tenero che questa coppia, dopo quasi 40 anni di matrimonio, avesse ancora un amore così intenso a tenerla unita.
L’ entusiasmo con cui parli di tua moglie, dopo tanti anni insieme, mi fa pensare che tu e tua moglie possiate ripercorrere le loro orme. Ve lo auguro di cuore.
Preciso per gli eventuali lettori malevoli che la mia amicizia con questo professore non ha agevolato in nessun modo la mia carriera accademica, per i seguenti motivi:
– Quando cominciai a frequentarlo avevo già dato l’ esame con lui;
– Non gli ho mai chiesto di mettere una parola buona per me con i suoi colleghi;
– Il suo peso politico all’ interno della facoltà é praticamente nullo, quindi non posso sperare che lui mi faccia ottenere un dottorato di ricerca o uno “spazietto” di altro tipo all’ interno dell’ università.
Che posso dire wwayne… questa storia è veramente dolcissima…
E’ cosa rara mantenere la dolcezza quando si invecchia. Spero di riuscirci. E lo auguro anche a te!!!!!
Bellissimo! Quel concerto a Roma del 2009 fu il primo anche per me come per tua moglie. Ma io ero gia’ stata convertita anche se da non molto. Mi sono persa molti anni lo so, ma da quel giorno che e’ scattato in me e’ stato solo un crescendo. E quel concerto non e’ stato e non sara’ l’ultimo…Grazie della bella storia!
Grazie a te per aver condiviso le tue emozioni!!!!
Tra blodd brothers springsteeniani c’è sempre un’alchimia magica!!!
Per curiosità, dove hai avuto modo di vederlo dopo Roma? Magari ci siamo incrociati in qualche altro concerto!!!!
Dopo Roma nel 2009 sono stata a Firenze (la grande pioggia per i DURI A MORIRE!) poi Padova (con Andrea che e’ salito sul palco a suonare Pay Me My Money Down con una sorta di lastra lavapanni in acciaio :)), Milano (con la mitica scritta OUR LOVE IS REAL) e di nuovo Roma con la fantastica performance di New York City Serenade! e li’ ero finalmente proprio sotto il palco dall’inizio! (in realta’ anche a Firenze ma solo quando la pioggia si e’ fatta insostenibile per molti e io mi sono intrufolata fino a sotto il palco per le ultime emozioni di quella sera buttando un cellulare, carta d’identita’, macchinetta fotografica e ipod completamente zuppi arrivata in hotel!) Che bellissime nottate! Tu? C’eri in uno di questi? immagino proprio di si!
I concerti del 2012 fui costretto a saltarli tutti (ne parlo nel capitolo #8 di Io e Bruce), mentre l’anno dopo andai sia a Roma che a Milano, quindi ci siamo sicuramente incontrati!! Ahimè non ero nei primissimi posti: a Milano addirittura stavo in tribuna, mentre a Roma ero una decina di metri fuori dal PIT…
Solo una volta ebbi la gioia di vedere Bruce da vicinissimo: al mio primo concerto nel 1999 a Bologna ero proprio in primissima fila, attaccato alle transenne, sotto a Big Man. Conquistai quel posto in maniera molto rocambolesca e se ti va di leggere la curiosa storia ne ho parlato al capitolo #3!!!!
Ora però speriamo che si decida a inserire qualche data in Europa per l’estate: non riesco più a stare senza un nuovo concerto del Boss!!! Sono irrimediabilmente in crisi d’astinenza 😀
Ti capisco! pure io e sono sicura che tornera’ in Europa e vorrei riusciro a vederlo in piu’ di una tappa. Leggero’ i tuoi capitoli. A Milano ero anche io in tribuna. Solo Roma e Firenze sono stata cosi’ vicino a loro. Padova come te a Roma, ero a un po’ di metri lontano dal PIT. Ma dovevo ancora imparare 🙂 Buona serata …vado a leggere i tuoi capitoli!