Nelle ultime settimane mi son capitati per le mani tre album musicali di artisti che conosco e che apprezzo. Non sono capolavori, ma sono buoni dischi e se siete amanti del rock mi sento vivamente di consigliarveli!
“Get Hurt” dei The Gaslight Anthem
Quando ascoltai per la prima volta American Slang (il miglior album per distacco dei Gaslight Anthem) pronosticai un futuro roseo a questa band del New Jersey: il giusto mix tra punk, rock e folk; la voce potente e roca come piace a me di Brian Fallon, le liriche vibranti, le emozioni sottopelle. I presupposti per un band di statura mondiale c’erano tutti. Purtroppo però i Gaslight Anthem non hanno saputo replicare quel successo: negli album successivi hanno continuato a rimasticare le stesse idee e gli stessi suoni senza introdurre niente di nuovo e interessante. Tuttavia fanno sempre buona musica, buonissima musica. E Get Hurt, il loro ultimo lavoro, pur non essendo un capolavoro è un gran bel disco ricco di tirate rock veementi senza però snobbare melodie più dolci e canzoni più riflessive. Suona meno incazzato dei precedenti dischi, ma questo non penalizza il lavoro nel suo complesso, anzi.
- Canzone consigliata: Ain’t That A Shame
- Voto al disco: 6,5
“Hypnotic Eye” di Tom Petty
Non capirò mai perchè questo artista sublime non abbia avuto la fama e la gloria che le sue splendide canzoni gli avrebbero dovuto concedere. A 60 anni suonati riesce ancora a sfornare musica di grandissimo spessore che, pur lontana dai fasti degli anni 80, suona meravigliosamente, ti entra dentro e non ne esce più. Hypnotic Eye non è il miglior lavoro di Petty, sia chiaro, ma si iscrive pienamente nel solco della sua musica che da oltre 30 anni riesce brillantemente a mescolare melodie aggraziate e rock aggressivo, creando un mix unico.Se fosse un calciatore sarebbe Iniesta o Donadoni: un grandissimo talento così abbagliante da accecare, ma purtroppo offuscato da altri campioni magari meno bravi ma più appariscenti.
- Canzone consigliata: Red River
- Voto al disco: 7
“Ryan Adams” di Ryan Adams
Ryan Adams me lo raffiguro sempre come un tormentato artista medioevale, di quelli ipertrofici e mezzi matti, che col tempo viene divorato dal suo stesso incommensurabile talento, incapace di esprimere appieno le meraviglie nascoste tra le corde della sua chitarra. Sarebbe potuto diventare uno dei più grandi rocker di questo secolo, Ryan, ma non ci è riuscito. O forse non lo ha voluto. Continua a sfornare un album dietro l’altro sperimentando generi e cercando nuovi suoni, sempre teso ad inseguire qualche chimera nella sua testa, incapace di guardarsi allo specchio e riconoscere il proprio smisurato talento.
La sua ultima fatica è in linea con gli ultimi lavori: bella ma complicata. Richiede attenzione, ma ne sarete ripagati perchè se una cosa Ryan Adams sa fare, quella è la buona musica e le belle canzoni. Il disco si intitola col suo nome e spero sia un segnale, perchè quando Ryan Adams accetterà se stesso per quello che è (un rocker sopraffino) allora gli si schiuderanno le porte del paradiso.
- Canzoni consigliate: Gimme Something Good, I Just Might
- Voto al disco: 7+