L’albero della vita – The Fountain

Rachel Weisz è sempre una presenza sufficiente per spingermi alla visione di un film. Di più: i suoi occhioni da cerbiatta mi hanno indotto ad apprezzare riprovevoli paccottiglie romantiche come Il profondo mare azzurro, o imbarazzanti esperimenti di cinematografia metafisica come Constantine, o ancora polpettoni spionistici che uccidono lo spirito come The Constant Gardener.

Poi ho visto  L’albero della vita – The Fountain e ho scoperto che in casi del tutto eccezionali neppure la bellezza di Rachel Weisz può salvare un film dalla dannazione.

Un racconto visionario, dai tratti onirici, sempre incline a sottendere per meravigliare, ammaliando lo spettatore con i sentimenti e travolgendolo con le emozioni: questi erano gli obiettivi del regista, che però sono stati TUTTI disattesi. Immagini pittoresche, tempi narrativi discutibili, personaggi incapaci di stimolare alcuna empatia, presunte meraviglie che degradano a banali facezie: nessuna poesia e nessun entusiasmo, ma solo una becera esaltazione della surrealtà. Dopo 96 interminabili minuti l’unica domanda che mi è salita alle labbra con la stessa acidità di un conato di vomito è stata: ma che caspita voleva dire il regista con questo rosario di stronzate?

E pensare che la contemporanea partecipazione di Hugh Jackman (attore che gradisco assai) e Darren Aronofsky (regista raffinato e talentuoso) unite alla celestiale presenza della Rachel mi avevano addirittura fatto presagire il filmone… Mai previsione fu più sbagliata, perchè L’albero della vita – The Fountain è solo una grandissima rottura di scatole.

Voto: 5*
(*) come sapete, la presenza di Rachel Weisz accresce il voto di 1 punto

 

 L'albero della vita - The Fountain - Hugh Jackman

23 pensieri su “L’albero della vita – The Fountain

  1. Sai che avevo intenzione di vederlo? Più che altro per Aronofsky, anche se mi pare avessi bocciato anche Noah quindi opterò per il no 🙂
    Strano come un regista possa alternare film meravigliosi come The Wrestler a boiate del genere…

    1. Credo che in mezzo al malatissimo Pi greco – Il teorema del delirio, a The Wrestler, al capolavoro Cigno Nero e a Requiem for a dream (dicono sia bello, ma non l’ho visto) ci possa stare un brutto film, o comunque uno non riuscito.

    2. Per fare chiarezza, io di Aronofsky ho visto:
      – The Wrestler, suo miglior film secondo me
      – Cigno Nero e Pi Grego: entrambi carini ma non mi hanno entusiasmato
      – Noah: brutto
      – The Fountain: pessimo

      C’è da dire che dopo che la Weisz ‘ha lasciato non si è più ripigliato ehehehehehe

  2. Fortunatamente non avevo alcuna intenzione di vedere questo film e la tua recensione è una conferma. Grazie per esserti sacrificato per noi vedendolo e mettendoci in guardia 😉

    1. devo iniziarmi a farmi pagare per tutti questi sacrifici… ultimamente mi capitano tra le mani così tanti film orribili….ah se avessi il tempo per recensirli tuttti eheheheh

      1. Non c’entra con questa recensione, ma comunque ti avviso qui: ho recensito il “tuo” gone girl… non mi insultare in 5 lingue diverse ma non ho espresso un giudizio molto positivo… Perdonami ahahahah

  3. E dire che io l’avevo trovato…………………………………………….inspiegabile. Davvero. Non ci ho capito un tubo. Tra il presente, il passato, il futuro (?) alla fine non ne ho comunque cavato fuori un senso che sia uno. E dire che c’era Hugh… Neanche lui ha avuto senso pensa un po’! 😛
    Mchan

    1. Secondo me INSPIEGABILE è un aggettivo inappropriato, perchè implica l’incapacità dello spettatore di capire il film. Mentre qui, per me, non c’è veramente niente da capire perchè è il film che non sa dove andare a parare e spera di cavarsela con qualche non sense.

      1. Ma, secondo me, un senso doveva averlo, almeno nella mente del regista e/o sceneggiatore, solo che non sono riusciti a spiegarlo. Perché, altrimenti, che senso (di nuovo) girare un film???
        Mchan

      2. eh si, quello per forza, ma se non sai spiegare quel che vuol dire è come se non hai detto niente e, conseguentemente, come se non avessi avuto niente da dire…
        (scusa il sillogismo forzato eh)

  4. Ho provato ad affrontarne la visione tempo fa: purtroppo mi ero dovuto arrendere. L’Aronofsky che mi piace è quello umano e semplice di The Wrestler,

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