Nessun album profuma di anni ’90 come Monster dei REM. Almeno per me.
Scarto Nevermind dei Nirvana, passo oltre OK Computer dei Radiohead, butto nel cesso tutti i dischi dei Take That e delle Spice Girls, tralascio Nord Sud Ovest Est degli 883 e addirittura ignoro gli album che Springsteen pubblicò in quella decade. Prendo Monster e senza esitare lo metto sul piatto.
Perchè ogni volta che lo ascolto i miei sensi si risvegliano e tremano e vibrano sempre più frenetici finchè un formicolio non si condensa nell’olfatto e, violentemente, vengo travolto dagli odori degli anni 90. Gli odori dei MIEI anni 90: gli anni della mia adolescenza.
Il profumo del primo bacio, la fragranza del primo dopobarba, l’aroma della prima sigaretta. E poi ancora: l’odore dell’inchiostro delle penne Staedtler che usavo per i compiti, l’aria greve e irrespirabile dell’autobus su cui salivo per andare a scuola, la dolce fragranza del profumo che usava la compagna di classe davanti a me. E come dimenticare il profumo delle pagine dei vecchi libri che prendevo in biblioteca, l’odore degli aghi di pino del campetto dove giocavo con i miei amici, il sapore amaro della prima birra, l’aria insalubre delle discoteche, il profumo del plaid con cui mi accoccolavo sul divano per guardare le mie serie preferite a quei tempi: Beverly Hills 90210 e I ragazzi del muretto.
Come possa la musica stuzzicare più l’olfatto che l’udito è per me un mistero insondabile che però accetto, anzi accolgo e talvolta finanche ricerco, perchè ogni volta che ascolto Monster e vengo travolto da questa valanga sensoriale il sorriso ha il sopravvento sulla malinconia, lasciandomi piacevolmente stordito.
Ricordo che Monster ce l’avevo in cassetta (ve le ricordate le audiocassette?) e lo ascoltai per la prima volta in un piovoso pomeriggio di fine agosto, quando l’aria si satura così tanto di umidità che speri con tutto il tuo cuore non esca il sole altrimenti l’afa potrebbe farti secco. Avevo approfittato del brutto tempo per rimettere mano alle traduzioni di greco e latino in vista della ripresa della scuola (mi pare di averlo già scritto da qualche parte che ero un secchione…). Presi il libro con le versioni (si intitolava Pedetemptim), recuperai vocabolario, carta e penna (ovviamente Staedtler) e cominciai a tradurre. Contrariamente al solito accesi lo stereo e misi nel vano la cassetta di Monster duplicata da un amico il giorno prima.
I compiti durarono poco perchè ancora prima che finisse la prima canzone io avevo preso a mordicchiare la penna e a trastullarmi con l’uggioso paesaggio oltre la finestra, come in una sorta di training autogeno col quale cercassi di mettere al minimo tutti i sensi tranne l’udito così da poter gustare più pienamente la musica.
C’è tanta chitarra elettrica in Monster, di quella vecchia maniera però, semplice e diretta, non roba campionata o troppo estrema dei virtuosi dello strumento. C’è anche tanta armonia: le canzoni non sembrano staccate bensì un unico flusso di note che scivolano dentro al cuore in una cascata di freschezza. E poi c’è la voce di Michael Stipe, un caleidoscopio musicale che va dalla nota più dolce a quella più dura in meno di un secondo: un vero artista del canto. Monster parla una lingua strana, un linguaggio primordiale che non ha bisogno di parole segni o spiegazioni, è una metafora della comunicazione tradotta in musica e senza conoscere un titolo nè comprendere il testo delle canzoni riesce ancora oggi – vent’anni dopo – a far luce su meandri del mio cuore che nemmeno sapevo di avere portando infine allo scoperto emozioni che nemmeno sapevo esistessero.
E’ una magia, forse addirittura una stregoneria, perchè gran parte della grandiosità di Monster sa trascendere le note e le melodie, gli acuti come gli assoli strumentali, radicando le proprie solide fondamenta altrove, più precisamente nel me stesso che lo ascoltava in quel piovoso pomeriggio d’agosto.
Perchè sedici anni si hanno solo una volta nella vita.
E sedicianni è un momento favoloso dell’esistenza perchè non sei più bambino, con tutti i limiti che comporta l’infanzia, ma neppure un uomo, con tutte le responsabilità connesse all’età adulta. Sedicianni è come un limbo nel quale spazio e tempo sono sospesi, ci sei solo tu e la brama di scoprire te stesso e il mondo intorno; non ci sono paure, al più solo insicurezze, e il futuro assomiglia tanto ad albero da cui puoi cogliere tutti i frutti che vuoi. Perchè a sedici anni ti senti onnipotente e ogni suono, ogni odore, ogni sapore, ogni colore celano ancora un’epifania di novità che li rende terribilmente affascinanti.
Mentre ascoltavo Monster dei REM i miei sedici anni prendevano sostanza prima e poi forma. Ed io, beatamente, mi cullavo in questa trasformazione con la voce di Michael Stipe a farmi compagnia, un po’ come il Bambino delle Stelle nasceva sulle note di Così parlo Zarathustra. Senza saperlo iniziavo ad essere un uomo: il percorso sarebbe stato tortuoso, le insidie molte e gli scivoloni ancora di più. Non è stato facile arrivare fino in fondo però, osservando ora l’immacolato entusiasmo con cui accolsi quella metamorfosi, mi rendo conto che ne è valsa la pena.
Per me: anni novanta in musicassetta LIGABUE e il ripasso dei classici con Dark Side of The Moon.
Per il resto la data che non scorderò mai (per le percezioni sensoriali che hai ben esposto) 5 Aprile 1994:
E lascio a te il compito….
Era un anonimo martedi e se ricordi così bene giorno-mese-anno le opzioni son poche:
– primo bacio
– prima esperienza sessuale
– prima sbornia
Oppure, vista la tua passione per Ligabue (il primo liga piaceva pure a me, ma dopo Buon compleanno Elvis… puah) potrebbe essere il primo suo concerto cui hai assistito
Ero a Praga ….
Giunse la Notizia della morte di Kurt Cobain.
Rimasi davvero colpito, ma ancor più mi rimase addosso la delusione di un amore finito.
Cazzo,Kurt…
A mia discolpa debbo però dire che se mi citi Liga è difficile poi pensare pure ai Nirvana…
Sono abbastanza eclettico in campo musicale …
il che è sicuramente un bene!!!!!
invidio sempre chi varia molto i propri ascolti
Io acolto molti gruppi\cantanti ma comunque tutti appartenente al filone rock classico, pur con le sue ramificazioni.
Per dirti io vado da Mozart, agli Slayer, passando per i Pink Floyd e i Guns….
Moooolto Eclettico!
ed io che pensavo di essere figo perchè spaziavo dagl Eagles agli U2…
chapeau!
I king crimson, Jethro tull, gentle Giant?
Ah
Dimenticavo : MONSTER!
Grande Album!
Hallo! Come al solito: bellissime parole!
Io all’epoca ero ancora una bimba per cui i Rem li associo di più alla canzone colonna sonora della love story tra Brenda&Dylan di Beverly Hills 90210 (mi pare fosse Losing my religion) e l’unica altra canzone che conosco (sempre grazie ad un telefilm, Party of five) è Everybody hurts. Quindi per me sono di un malinconico che più malinconico non ce né.
I miei anni 90 sono sicuramente gli 883 (sia il tuo citato Nord Sud Ovest Est ma soprattutto Hanno ucciso l’uomo ragno) oppure Zucchero.
Mchan
Party Of Five in realtà aveva tantissime musiche dei REM. Io lo guardavo solo per quello e perchè c’era Neve Campbell (all’epoca uno schianto).
Se ti piacciono le canzoni malinconiche dei REM ti buotto là qualche titolo in 5 minuti: fammi sapere!
A me piaceva il suo ragazzo (nella serie), poi marito mi pare, Jason Landon. Ed il nome: Neve. Ma che fine ha fatto??? E’ un sacco di tempo che non la sento nominare. Invece tutti gli altri, più o meno, li ho rivisti in giro.
Mchan
In effetti dei 4 fratelli (non conto il neonato) lei è paradossalmente quella vista di meno benchè nella serie fosse una con grande visibilità:
– il maggiore è Jack di Lost
– l’altro – Andrew Scott – ha fatto un sacco di robe, pure Everwood
– Lacey Chabert si è fatta una certa carriera, anche se in film di non primissimo livello (mi pare fosse anche in Mean Girls)
Anche tra gli altri personaggi importanti ci sono stati attori di livello: Jennifer Love Hewitt e Rhona Mitra, tra l’altro entrambe fidanzate proprio di Scott (che fortunello 😀 )
Sì, infatti. Lei me la ricordo solamente in un paio di film, ma subitissimo la fine della serie od addirittura in contemporanea. Ho visto addirittura Landon in più lavori di lei (minori, ma pur sempre svariati lavori). Quelli che hanno avuto più fortuna sono stati il fratello maggiore, Matthew Fox con Lost e Jennifer Love Hewitt che all’epoca era una sex symbol. Il neonato non ricordo nemmeno come si chiami poverino 😛
Mchan
Cavolo Monster, eppure è un album che ho “capito” dopo altri. Quello degli R.E.M. che mi ha fatto svoltare è stato Out of time. Rimane quello a cui sono più legato.
Gran pezzo, una lettura veramente piacevole 😉
curi
Ciao Curi,
devo darti assolutamente ragione: Monster non è il disco più bello dei REM, probabilmente non sta nemmeno sul podio.
Gli sono superiori Out Of Time, Automatic for The People, Document e forse pure Green e New Adventures in Hi-Fi.
Però questo album per me è speciale: non è bello, è mio e significa troppo per me 🙂
Assolutamente, io sono legato a canzoni che obiettivamente non sono belle per cui ti posso capire eccome 🙂
Che poi c’è anche il processo inverso: canzoni bellissime che però detestiamo perchè ci ricordano qualcosa di triste.
Ad esempio, ci sono un paio di canzoni dei Radiohead – Paranoid android e High and Dry – che adorerei pure, ma mi ricordano una grossa delusione (avvenuta proprio nel periodo in cui scoprii Monster) e per qeusto non le ascolto mai. Anzi: evito proprio di ascoltare i Radiohead perchè sennò mi fanno sempre imparanoiare 🙂
Anche io soffro di questo sintomo, ma siccome spesso mi aiuta a scrivere… soffro piangendo con un occhio 🙂
beato te… ad avercela io questa virtù 🙂
sono sicuro che non durerà per sempre, già sento che sto/sta cambiando 😉
Il cambiamente non è mai, di per se stesso, negativo. Al più è solo inevitabile: però noi possiamo “indirizzarlo”. Non molto, ma anche poco può fare la differenza 😉
Mi avevano appena buttato fuori dal pub dove stavo ordinando l’ultimo bicchiere, quando il barman mi ha negato l’ordinazione dicendo “per te siamo chiusi, stiamo aspettando il centesimo cliente e non sei tu”, cazzo!
Barcollando per l’ebbrezza dei tanti commenti trangugiati a collo (neck style!), mi sono rimesso in tasca l’ultimo (appena scritto e non inviato) e mi sono messo alla ricerca di un altro locale, ma ero quasi certo che non avrei trovato nulla per me.
Poi, in fondo alla strada, vedo un insegna luminosa che mi strizza l’occhio, di quelle belle al neon, ma non in stile Las Vegas, con una donnina vestita da cowgirl, no, più urbana e anche in qualche misura più “indie”.
Così mi avvicino e scopro che lo stesso padrone, del locale da cui ero appena uscito, ne aveva appena aperto un altro ed io non me ne ero nemmeno accorto!
Un locale dove si suonava della musica, oltretutto: proprio quello che ci voleva per me.
La nostalgia prese rapidamente il sopravvento, poiché l’atmosfera ricreata dentro era quella del ricordo e della sinestesia olfattiva e gustativa, quella che scatta nelle proprie sinapsi al suono di certi refrain ed in questo locale la colonna sonora era affidata niente meno che ai REM anni ’90 di “Monster”, un album dolente, pieno di chitarre acustiche e più rock dei precedenti, dedicato a due miti della musica e del cinema defunti in quel periodo: il giovanissimo attore River Phoenix (indimenticato Mike Waters di “My Own Private Idaho” di Van Sant ed anche il giovane Indiana Jones del terzo capitolo) ed il leader dei Nirvana Kurt Cobain, diventato santo del grunge e dell’alternative rock a clamor di popolo, dopo un processo di beatificazione oltre modo veloce.
La differenza di età tra me ed il padrone del locale, nostro ospite ed anfitrione, non poteva ovviamente farmi sentire come mie le sue sensazioni ed i suoi ricordi, pur tuttavia ne compresi subito il senso, specie in quella descrizione elegiaca che fece dell’essere sedicenne, uno status mentale più che un’età, una vita in potenza che si stava realizzando, un distillato di educazione sentimentale che mi giunse, quello si, forte nelle narici, come l’odore corporeo dei primi profumi e della pelle della ragazza che abbiamo stretto a noi in uno di quei lenti che ci permettevano di toccare con mano il sogno di giovani innamorati, come la Sophie Marceau de “La Boum (Il tempo delle mele), altra icona, ma questa volta anni ’80, un bel decennio prima.
A quell’età anch’io usavo le audiocassette ed erano lo strumento con cui m’interfacciavo ai grandi della musica e che usavo per comunicare il mio stato d’animo ad amici, per lo più maschietti, ma anche fortunatamente a qualche ragazzina mia coetanea ed anzi, in particolare, ad una molto più grande di me, che adoravo come una dea e che ogni giorno incontravo in corriera, quando dal paese natio mi spostavo alla città vicina, per recarmi al Liceo dove studiavo.
Una cassetta, compilation di gruppi pop inglesi, fu il primo regalo a lei e tutto questo mi è semplicemente, in un istante, sgorgato fuori grazie all’amico Lapinsù, al suo pezzo che ovviamente è solo in parte musicale, come “Apocalypse Now” è solo in parte un film di guerra e “Miller’s Crossing (Crocevia della morte)” è solo come scusa un film di gangster.
Questo “Monster” non è infatti per me l’album dei REM, ma il titolo di una piccola ode all’adolescenza, ritmata dalla musica che è sul piatto in quel momento nella nostra testa, perché lo scopo di questa musica non è farci riflettere su “King Of Comedy” o su “Tongue” ma sull’essere stati sedicenni e sull’essere andati avanti, chi con più rimpianti, chi con meno, ma di certo il nostro non un “look back in anger”, per restare in tema musicale e letterario, ma un dolce sovrappensiero.
Ti voglio bene Lapinsù, mannaggia a te!
Che maleducato quel tizio che ha buttato fuori dal locale… 😛
Se lo vedo gliene dico 4!!!!!
Però, dai, in fondo non ti è andata male in quest’altro locale: ti sei sorseggiato un bel whiskey d’annata, di quelli che schiudono i pensieri e li fanno sprofondare nei ricordi. Spero almeno che fossero ricordi piacevoli.
La nostalgia ha per noi un’accezione negativa, sembra quasi una malattia: nostalgia, oftalmia, sciatalgia… ma non capisco il perchè.
Ricordare “i bei tempi andati” con la consapevolezza che non possono più tornare non è per forza di cosa una brutta cosa: pensa se “i bei tempi” non ci fossero mai stati o se, un giorno, scoprissimo che quelli che avevamo sempre considerato “bei tempi” in realtà erano solo delle illusioni nella nostra testa, un film che ci eravamo fatti per vivere meglio?
Saper apprezzare il passato senza farsi sopraffare dal rimpianto: questo per me è la nostalgia, ovvero un sentimento che mai deve disegnare un sorriso triste o malniconico, bensì solo consapevole.
Parole sacrosante, amico lapinsù ed è per questo che ero felicissimo di aver cambiato locale ieri, perché, come hai giustamente chiosato, ho potuto bere uno di quei liquori da meditazione, che ti fanno riassaporare ricordi bellissimi…
Ho particolarmente gradito la tua digressione sulla nostalgia, status dell’animo legato a fil doppio al concetto stesso di memoria…
“Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?”
Per altro, non abbiamo inventato io e te questa sensazione e governarla, per molti, sarebbe davvero arduo, perché il nocchiero dei nostri sentimenti in genere rifugge dalla razionalità, pur tuttavia chi è in genere solare di carattere, vive anche la nostalgia in modo diverso.
A suo tempo, quando facevo il liceo, scrissi a mio padre una poesia sulla nostalgia, ricreando a parole immagini della sua città natale di Zara, quand’era ancora italiana e successivamente distrutta dia bombardamenti inglesi: nel leggerla mio padre pianse (no, non era così brutta…) e quindi mi guardò sorridendo, perché era contento di aver pianto e di aver ricordato cose che non torneranno mai più ma che era felice di aver vissuto.
Il tuo è un animo da scrittore, che tu lo voglia o no, che rimanga un sogno in un cassetto o che produca una svolta, non conta per ché è tanto è comunque così e questo influenza ogni cosa che scrivi.
Sulla nostalgia ho voluto citare il Leopardi perché marchigiano, perché di attualità (grazie al film di Martone, che fa rima con “mattone” non casualmente) e perché mi sono rotto gli zebedei di citare le les Petites Madeleines di Proust sin dai tempi dell’università…
Ho sempre trovato bizzarro che le Marche abbiano dato i natali a quello che, probabilmente, è l’animo intellettuale più sensibile dell’era moderna.
La mia (la nostra) non è patria di artisti: la mentalità contadina abbinata al pragmatismo operaio e intrisa dell’humus catto-clericale. Le Marche non sono il posto ideale per sognare, per filosofeggiare, per emozionare.
Le stranezze dell’esistenza sono anche queste.
Sulla nostalgia, ovviamente sottoscrivo quanto dici: io non sono mai riuscito a considerarla negativa, credo che non sia solo un fatto di indole, probabilmente è genetica. C’è chi nasce biondo e soffre di nostalgia e c’è chi perde i capelli e gioisce di nostalgia. Vacci un po’ tua capire qualcosa.
Forse sarà per quel pragmatismo di cui sopra, che condiziona me e, seppur da lontano, influenza ancora pure te.
Bellissime parole, Lapi, davvero ed affascinanti considerazioni sulla regione quadripartita che ci ha dato i natali…
Stai mantenendo ad un livello gradevolmente alto questo post…
Sei tu che citi Leopardi ad innalzare, kasa… io son buono solo a sparar fregnacce, ridere, osannare tette e culi e, ogni tanto, tra tante fesserie, buttar là qualche seme intelligente 🙂
Guarda che anche Lupo è dalla mia questa volta… ti stiamo circondando…
Farò la fine di James Caan, lo so.
Ma invece di Kathy Bates, tu e lupo sarete i miei carcerieri ed aguzzini e mi torturete per costringermi a scrivere.
Eh, eh, eh… tra l’altro, non so tu, ma pur nella grandezza degli interpreti, io ho personalmente sempre pensato che il libro avesse una marcia in più rispetto al film, proprio per la capacità di King di scrivere con due registri differenti la storia nella storia, il thriller psicologico venato di horror ed il drammone sentimentale… un gran romanzo ed un bel film…
Per me è l’unico film tratto da un libro migliore dell’opera originale. E batte di un soffio un altro libro-film (guarda caso sempre di King): Le ali della libertà.
Ovviamente il mio giudizio si limita a quei film-libri che conosco da ambo le sponde.
E ovviamente il mio giudizio esclude i film che hanno stravolto molto la storia (altrimenti vincerebbe Shining senza tanti fronzoli).
Se mi permetti una digressione, ti voglio fare una domanda: oggi King è considerato uno scrittore poco nobile, uno di quelli che vende i romanzi nei supermercati, che scrive tanto al chilo, che le storie son tutte dell’orrore o di fantasia (malata). Onestamente dissento. Io a King gli darei il Nobel, non scherzo. E la mia domanda è questa: secondo te come verrà visto King tra 40 anni? O 60? O 100? Io credo (voglio sperare) che sarà riabilitato e che godrà di quel consenso che ora i “salotti buoni” della lettura gli negano.
Voglio dire: se è stato rivalutato Tolkien – che poi ha scritto solo un libro memorabile, e comunque massimamente perfettebile – perché mai non può essere rivalutato il Re?
Azz… In teoria ti avrei risposto, ma il problema eè che ho scritto un commento lunghissimo e non se postarlo… temo che snaturerebbe il concetto stesso di commento…
Tra l’altro l’ho scritto di getto e qulche errore di battitura word me lo ha corretto, ma per il resto è quasi uno stream of consciousness… mi sa che passo, ciao amico!
allora sistemalo, limalo e postalo come post tuo 🙂
o almeno mandalo in pvt, son troppo curioso di leggerlo !!!
Pvt cioè mail?
oh yes, se proprio non vuoi pubblicarlo….
Si, mi sembrava sgarbato prendere così tanto spazio. Fatta la mail.
Giusto per non lasciare in sospeso i milioni di lettori che han passato la notte insonne a chiedersi cosa mai avesse scritto Kasabake:
mi sbagliavo alla grande nelle mie elubrazioni su King, è bravo ma non è un artista. Me l’ha spiegato Kasabake e m’ha convinto pienamente 🙂
“Ecce homo!”
Quello che è giusto che il mondo sappia di che tempra è fatto il nostro romantico e sanguigno sognatore, questo scrittore riluttante e potente blogger: un uomo, prima che un collega ed amico, Lapinsù, che ha le palle per uscire dall’ombra e svelare a tutti ciò che gli avevo scritto in modo riservato.
Laddove io, da pavido borghese, mi ero nascosto dai commenti, temendo l’imbarazzo dell’amico per le mie critiche, egli si alzava e con un sorriso sfrontato ha chiamato a gran voce l’oste per un giro di pinte alla mia salute, ringraziandomi, persino, per avergli fatto le pulci.
Non son degno…
Avere ragione è difficile, ma avere torto lo è anche di più.
Ma, come sai, a me le cose difficili piacciono da matti 🙂
Sei un vero signore ed io sono orgoglioso di potermi definire tuo amico
Porco boia. scrivi proprio bene
Penso che tu volessi scrivere a Lapinsù, giusto? Perché il tuo apprezzamento è finito come risposta al mio commento e sono certo di non meritare le tue belle parole, per cui ho voluto avvisarti!
Erano per te invece. Ahah. Sei veramente bravo
Ooops! Che figuraccia… scusa, non era falsa modestia la mia.. è che questo spazio commenti è pieno di osservazioni amicali sulla bellezza del post dal punto di vista oratorio e quindi ho pensato, da presuntuoso ed egocentrico, che anche tu, come capita spesso a me, avessi sbagliato a cliccare lo spazio risposta… tipico dei miopi pensare di non essere visti e dei ladri pensare che tutti rubino…
Quindi? Quindi grazie mille!!
Davvero!
Mi sto rendendo conto che scrivere qualcosa facendosi trascinare dalla nostalgia produce sempre dei risultati straordinari, capaci di coinvolgere ciascun lettore. Perché ognuno, partendo da ciò che legge, lascia che i ricordi e la nostalgia, appunto, scaldino il proprio cuore. Tra qualche anno l’articolo che hai scritto avrà un senso totalmente diverso per me, ne sono sicuro. Ed è questo che lo rende meraviglioso. Complimenti!
Ah, dannata gioventù…. 😀
Ti dico una cosa, però: La nostalgia non è una cosa brutta, o almeno dobbiamo imparare a non considerarla tale. Leggi la mia risposta al commento di Kasabake: tutto ti sarà più chiaro 😉
Infatti l’ho scritto nel commento: la nostalgia scalda il cuore. Questo perché ti permette di ricordare momenti del passato, ma sopratutto di comprendere quanto sei cambiato e quanta strada hai percorso.
Wow….bellissimo lap, a quando il TUO libro??
lupo, non ti ci mettere pure tu, che sennò poi va a finire che ci credo veramente a sta cosa e poi faccio un capitombolo che la metà basta 😀
Te non puoi tirare fuori gli anni ’90 così a tradimento che poi una vecchia ciabatta si commuove e si sente vecchia tutta d’un botto!
A proposito… https://cineclan.wordpress.com/2015/10/20/at-night-i-can-feel-that-poison-runnin-round-my-veins-ovvero-show-me-a-hero-e-il-sogno-americano/
Se sei cresciuta negli anni 90 NON PUOI essere vecchia, perchè altrimenti significa che son vecchio pure io…
Dissento pure sul ciabatta, primo perchè non mi pare tu lo sia secondo perchè, anche fosse, ci sono certe ciabatte che pagano da bere anche alle scarpe firmate 😉
Se poi ti vuoi commuovere, fai pure, io sono l’ultimo che può rimproverarti per questo: https://lapinsu.wordpress.com/2015/10/07/i-film-che-mi-hanno-fatto-piangere/
Che faccio mi commuovo subito o prima prendo il caffè e parliamo dei REM!?
I REM x me sono quelli di Out of time. . 1991 … La copertina gialla. Rem scritto in nero. Losing my religion sembra quasi banale ricordarla!
Ma io vivevonel mood di The Boss e in questo ero parecchio suggestionata.
Anni ricchissimi: Alive dei Pearl , u2, i Nirvana e la prox fine di Kurt.
Ero sempre innamorata e sempre c era una canzone!
Teneri ricordi vissuti “au but de souffle”!
Sheracpnuninchinosi
Tu sei una da loosingmyreligion, invece io sono sempre stato più uno da everybodyhurts o al massimo drive (entrambe su Automatic for the people).
Comunque nei dischi che pubblicavano in quegli anni, come peschi peschi bene.
Ah, ma quindi ti piace (va) pure Springsteen??? Cioè, stai parlando con il Ponteficie degli Springsteeniani (mi hanno eletto per acclamazione all’ultima conclave).
Ultimamente qui su WP, ovunque mi giri trovo springsteeniani. CHE BELLO!!!!!!!
Io sono Spring…. da subito e con Segel mi sono resa conto che più di così non avrei potuto.adorarlo genialità e ricerca.
sherabiebtot
Ecco, invece a me Seger è rimasto un po’ sullo stomaco. Non tanto il disco, che è un riuscitissimo divertissement, quanto il tour: voglio dire, Bruce senza gli E-Streetters è come il pane senza mortadella… Lo vidi a Perugia ma quel concerto mi lasciò un retrogusto amaro. Per fortuna poi è tornato più e più volte con gli amici fidati e mi sono potuto rifare per benino la bocca 🙂
Stesso pensiero na Segel è stato un grande tributo ed ci è riuscito egregiamente. kisses
Un album che inizia con What’s the frequency Kennet non può che essere un grande album. E insieme a Strange currencies vale il prezzo.
Detto che son tutte canzoni della miseria, la mia preferita del disco è senz’ombra di dubbio BANG AND BLAME.
La adoro.
Wow, Moster è stato un disco super dei R.E.M. della cui discografia mi sento di scartare pochissimi titoli. Io, che ho qualche annetto meno di te, ricordo ancora i miei zii che si fracassavano le orecchie tutto il giorno con Out of Time nel 1991. E io che sapevo una cippa di inglese mi ero imparato Losing my Religion a memoria riproducendo in pratica il suono delle parole originali. Da lì in poi ho salutato con ipergioia ogni nuova uscita di Stipe & soci.
Outo of time è sicuramente il loro disco più famoso, anche se ti confesso io non lo metterei tra i loro più belli. Di sicuro ho amato di più Monster, di sicuro ho adorato New Adeventures in Hi-Fi, di sicuro considero Automatic for the People non solo il loro disco migliore, ma uno dei più belli in assoluto nella storia della Musica.
La sfortuna di losing my religion, paradossalmente, è quella di essere troppo bella, così bella da diventare inflazionata. Ricordo che quand’ero ragazzo ed andavo in discoteca il dj ne metteva sempre sul piatto una versione tutta campionata e tiratissima che la voce manco sembrava quella di Stipe…
Li ho visti anche dal vivo, nell’ultimo tour che fecero prima di sciogliersi, nel 2008.
Rimasti piacevolmente colpito: non mi avevano mai dato l’idea di essere una band da live-show per via dei loro suoni così eleganti e sofisticati, e invece mi stesero con un concerto tiratissimo e strepitoso.
Stipe poi, incredibile ma vero, è un vero e proprio animale da palcoscenico: saltava cantava correva. Non so cosa si fosse pippato prima di cominciare, ma una volta vorrei provare pure io la stessa cosa 😀
Out of Time lo considero un super disco soprattutto a livello emotivo perchè l’ho sentito talmente tanto che mi è entrato dentro. Ma ti confermo che anch’io ritengo Automatic for the People forse il loro lavoro migliore!
Sai che ti dico? Nel frattempo che finisco di scaricare il nuovo di Springsteen (Chapter and Verse), mi recupero tutti e due questi dischi dei REM. Parto con Out of time e chiudo con Automatic 🙂
saranno delle gran belle giornate…
ho iniziato con Murmur i “miei” REM e da allora non li ho più abbandonati. Insieme a Document e Green rappresenta una generazione intera, e si che gli anni ’80 di musica se ne intendono 😉 . Ma i REM sono stati un pugno allo stomaco, un’alba veramente nuova. Qualcosa di prorompente che è durato per tanti anni, al di là di alcuni album dal tratto diciamo più commerciale, l’intera storiografia musicale dei REM è assolutamente da annoverare come una delle più graffianti e struggenti rappresentazioni sonore. Per quanto mi riguarda rimangono senza ombra di dubbio la mia colonna sonora. Pensa che ho ancora, conservate gelosamente alcune musicassette.
Io li scoprii più tardi (alle prime loro uscite discografiche portavo ancora il pannolino ehhehehe) però , tolto Springsteen, è il gruppo musicale che più amo e che ascolto più volentieri.
Anche il modo in cui hanno chiuso, senza clamore, quasi in punta di piedi, testimonia la lora innaturale eleganza.
Avrebbero potuto continuare per anni scimmittiando se stessi e la propria musica per far soldi, e invece hanno fatto un passo indietro.
Però, ti confesso, mi mancano: la voce di Stipe (superba), le armonie di Buck, che meraviglie.