La disastrosa sconfitta del Milan col Torino ha il suono sgradevole del cesso quando si tira l’acqua. Per non parlare della puzza.
Ieri sera quello scarico ha inghiottito in un sol colpo le speranze e le illusioni coltivate lungo questi mesi, dal ritorno di Maldini fino all’esplosione di Piatek. C’avevamo creduto un po’ tutti quando, tra gennaio e febbraio, la squadra non prendeva mai gol e il pistolero là davanti impallinava gli avversari ad ogni partita. C’avevamo creduto anche di più quando avevamo scavalcato l’Inter trovandoci per la prima volta dopo anni perfino al terzo posto in classifica. C’avevamo creduto anche quando la classifica aveva preso una brutta piega dopo la sconfitta nel derby, perchè il moto d’orgoglio con la Lazio ci aveva regalato non solo i tre punti, ma anche la speranza di poter difendere il quarto posto con le unghie e con i denti.
Ma da ieri sera non ci crede più nessuno, non solo perchè siamo scivolati addirittura al settimo posto, ma soprattutto perchè è ormai chiaro come la squadra si sia sciolta progressivamente fino a restare soltanto un grumo di rara sconclusionatezza. Sono due mesi ormai che il Milan gioca male e i risultati negativi delle ultime partite sono la logica conseguenza: il fatto che perfino Pellegatti non più tardi di una settimana fa si proclamava preoccupato, dà la misura di quanto grave fosse la situazione già allora.
Inutile perdere tempo a trovare un colpevole, perchè le responsabilità sono di tutti. Di Gattuso, che paga limiti tecnici ed inesperienza; dei giocatori, che dimostrano ancora una volta di essere incredibilmente sopravvalutati; della dirigenza che nel momento caldo della stagione non ha saputo fare muro intorno alla squadra evitando che il sicuro cambio di allenatore a giugno diventasse un alibi per tutti. Ma la colpa è anche dell’ambiente, di tutti quei tifosi (me compreso) che dopo aver mangiato merda per anni, nemmeno ricordano più che esiste dell’altro e così si esaltano per Suso, si strappano i reggiseni per Calhanoglu, schizzano in piedi per Cutrone o Kessiè e si spellano le mani per applaudire l’ennesimo passaggio indietro di Rodriguez. Questa gente non sarebbe stata panchinara solo nel Milan di Ancelotti, ma perfino in quello di Zaccheroni. E questo chiude ogni possibile discussione.
La cosa che mi fa più tristezza è che ieri sera non abbiamo buttato nel cesso solo questa stagione, ma anche la prossima. Perchè senza la qualificazione in champions non ci saranno fondi sufficienti per rinforzare la rosa e, cosa forse ancor più grave, sarà dura convincere un allenatore di spessore a venire a Milanello.
Ieri sera non è stata scaricata nel cesso solo un campionato, ma anche molti di quelli che verranno.
Scusate lo sfogo, ma oggi mi sento così pessimista che Schopenhauer me fa ‘na pippa.
Ti ho letto, amico mio, ti ho letto anche in questo post, cercando di seguirti in territori non ostili, ma senza dubbio per me assai desolanti e più mi addentravo in essi, più mi sentivo fallace e limitato, con quel senso di impotenza che persino il character di Guglielmo da Baskerville provò di fronte alla sua comunque ignoranza di una parte delle cose del mondo…
Sono altresì felice che questo tuo blog continui ad avere anche un’anima calcistica, come fu ai suoi albori, com’è giusto per chi così lo conobbe e si iscrisse… Per questo motivo, aspetto in futuro un post anche musicale, magari sul nuovo album del boss…
P.S. Quando è stato usato direttamente o indirettamente il rock di Springsteen al cinema? In che film di cui hai memoria, anche solo con effetto diegetico, come una canzone alla radio in qualche scena?
Caro Kasa, mai avrei creduto che tu potessi leggere questo post così sfacciatamente calcistico, nonché intriso di melensa malinconia da tifoso scottato, che nella scala delle esperienze pietose è senz’altro al vertice.
Effettivamente non scrivevo di Milan da tempo, da oltre 2 anni per essere precisi: una enormità. non c’è un motivo preciso per questo silenzio calcistico, di sicuro non imputabile al cattivo rendimento della squadra dato che ho indefessamente raccontato le sventure rossonere anche quando le cose andavano perfino peggio di adesso. Semplicemente è cambiato il mio blog, che nel tempo ha preso un taglio più narrativo ed emotivo che non attuale. Comunque la rabbia e la delusione di ieri erano e sono così forti che dovevo metterle per iscritto al fine di elaborarle bene…
Passo però al PS del tu commento, che mi stimola pensieri immensamente più piacevoli.
Ti confermo che un mio post sul prossimo album di Springsteen ci sarà senz’altro ma non potrà essere una recensione in senso stretto, giacchè non ne sarei capace (come non ne sono per i film). Comunque si, ne parlerò!!!!!!
La domanda che mi poni, per altro, ha stimolato le mie sinapsi come non mai. Innanzitutto ti segnalo una pagina FB dedicata a un libro scritto proprio sul tema: “Like a visione: Bruce Springsteen e il cinema”.
Inizio ora un pippone mostruoso che sei liberissimo di ignorare.
Tutta la filmografia di Springsteen ha un legame strettissimo col cinema e lui stesso non l’ha mai negato. Born to run (la canzone) faceva l’eco a Steve McQueen, ad esempio, mentre alcune canzoni prendevano proprio il titolo da un famoso film (Badlands, il film con Robert Mitchum, ad esempio). La sua canzone più famosa in assoluto, Born in the USA, fu scritta da Bruce dopo aver letto una sceneggiatura che Paul Schrader gli aveva dato per scrivere la colonna sonora.
https://www.rollingstone.it/opinioni/opinioni-musica/come-bruce-springsteen-ha-scritto-born-in-the-u-s-a/451305/
C’è poi Streets of Philadelphia, scritta per il suo amico Demme per il bellissimo film con Tom Hanks. Springsteen ha scritto altre volte per il cinema e qui trovi l’elenco completo dei pezzi https://it.wikipedia.org/wiki/Discografia_di_Bruce_Springsteen#Brani_presenti_in_colonne_sonore
Forse non saprei, ma Bruce ha anche almeno un paio di ruoli come attore. Il primo è un cameo dove interpreta se stesso nel film di Frears Alta fedeltà (compare in sogno al protagonista, John Cusack). Poi ha avuto un ruolo nell’ultimo episodio di Lillyhammer, l’evitabilissima serie tv con protagonista il suo amico di sempre nonché chitarrista storico della E Street Band (Steve Van Zandt, forse a te più noto come SILVIO DANTE ne I SOPRANO) , dove interpreta un becchino italo-americano
https://pinkcadillacmusic.wordpress.com/2014/12/06/lilyhammer-dal-23-dicembre-su-sky-atlantic/
Sempre come attore (e anche come regista) Bruce ha realizzato un cortometraggio che è anche video musicale della sua HUNTER OF INVISIBLE GAME.
Infine c’è un film molto bello, LUPO SOLITARIO, che è ispirato liberamente ad un suo brano (HIGHWAY PATROLMAN). Questo film diretto da Sean Penn è tra l’altro molto particolare, perché ha un cast mostruoso: Viggo Mortensen, David Morse, la Arquette, Charles Bronson, Dennis Hopper, un giovanissimo Benicio del Toro e Valeria Golino.
Entrando poi nello specifico e dovendo fare affidamento esclusivo alla mia memoria, le canzoni di Bruce sono state usate in molte pellicole, come tappeto sonoro.
– COPLAND: due poliziotti alla radio ascoltano Drive all night; quando Sly ci prova con la bonazza di turno (e gli va male) il suo stereo suona Stolen car (che poi fu usata in maniera inappropriata, giacchè la canzone è dolce però parla di una storia d’amore finita male)
– VENUTO AL MONDO: in una delle scene iniziali c’è I WANNA MARRY YOU
– CHICAGO FIRE: il primo episodio della prima stagione si conclude con la sua bellissima BLOOD BROTHERS
– REIGN OVER ME: in una delle scene migliori del film, si vede Adam Sandler suonare alla batteria il pezzo OUT IN THE STREET che poi si sovrappone e prende il sopravvento sugli altri suoni. C’era anche un’altra canzone ma non ricordo quale.
– LA 25° ORA: The Fuse, brano inserito nel disco dedicato all’11 settembre (The Rising)
– ADAM SANDLER: è un grande fan di Springsteen e in molti suoi film ci sono riferimenti al Boss o brevi pezzi delle sue canzoni
– WONDER: nel gradevole film diretto da Stephen Chbosky c’è la versione completa di SANTA CLAUS IS COMING TO TOWN cantata proprio da Springsteen in un suo vecchio concerto del 1980. Devi infatti sapere che questa canzone è immancabile nei suoi concerti a ridosso del periodo natalizio tanto che c’è perfino un video ufficiale:
Tra l’altro i suoi concerti sono ricchissimi di cover. Le mie preferite sono TRAPPED (che parla di discriminazione razziale) e WAR (un inno contro la guerra).
Ora ho finito, lo giuro 😀
Nella scena del primo Mary Poppins (quello bello bello, con la sublime Julie Andrews) in cui il vecchio zio riesce a librarsi in aria ogni volta che diceva o ascoltava una facezia, ad un certo egli diventa di colpo triste ed immalinconito, in modo irrecuperabile, tanto da ridiscendere dal soffitto a terra e questo accade perché ha sentito i due bambini affermare che per loro si era fatta l’ora di tornare a casa e questa era senza dubbio la cosa più triste che avesse mai sentito!…
Così è successo a me, quando ho letto la tua frase «Ora ho finito, lo giuro»
Ho letto quello che tu hai chiamato “pippone” in realtà con la gioia nel cuore, felicemente travolto da una vera girandola di immagini filmiche e ricordi visivi che si andavano via via associando e legando l’uno all’altro mentre leggevo le tue citazioni ed alla fine il mio maggiore rimpianto è stato quello di non averti convinto a realizzare un articolo completo, che già solo come l’hai scritto tu in modo sbrigativo nel testo della tua risposta sarebbe stato una bomba, con un adeguato corredo di foto, di filmati e di file musicali, tutti incastonati dentro al testo… Che meraviglia!
Speriamo che tu decida un giorno di fare un pezzo così, in cui si respiri musica e cinema, come è accaduto a me mentre ti leggevo…
Bastardo…
In realtà l’idea di scrivere un post nel quale intrecciare il cinema e il Boss mi frulla in testa da anni. In fondo sono le mie passioni personali più grandi tanto che la quasi totalità dei miei post è imperniata su di loro, quindi perché non cercare di fonderle?
Tempo fa avevo pensato di spiegare ogni canzone di Springsteen (si, proprio ognuna, sono oltre 400) con un film che ne ricordasse l’ambientazione, le emozioni o perfino la trama. Ci sono infatti dei film che sembrano stati scritti e realizzati pensando a una canzone del Boss. Così su due piedi mi viene in mente un film che recensii anni fa, THE DROP, con Tom Hardy e Gandolfini, che sembra la trasposizione cinematografica di una delle canzoni di Springsteen che preferisco in assoluta (la metto nella top 5) anche se non è molto famosa: DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN.
Ma forse il caso più eclatante in cui un film sembra ispirato da una canzone del Boss è Rambo Vs Born in the USA. Se fossi un lettore disattento, cosa che non sei, obietteresti subito ma come è possibile? Rambo è del 1982 mentre Springsteen pubblicò BITUSA nel 1984!. In realtà la canzone simbolo del Boss fu scritta e incisa per la prima volta (in versione acustica) tra il 1981 e il 1982, fu scartata per Nebraska (l’album acustico che Bruce pubblicò proprio quell’anno) e poi inserita nell’album omonimo nella versione che tutti conoscono. È come se Springsteen e Ted Kotcheff abbiano finito per raccontare una storia simile (il disagio profondo di un reduce del Vietnam che non riesce a trovare un suo posto nel mondo quando la guerra è finita) senza mai nemmeno vedersi o parlare. A meno che (il che non è da escludere) Springsteen non abbia letto il romanzo First Blodd di Morrell cui i film è ispirato (sembra però improbabile visto che è acclarato il fatto che Springsteen abbia scritto BITUSA a seguito della sceneggiatura che gli passò Schroeder (te ne parlavo ieri). Insomma, qui stiamo nel campo della piena speculazione fine a se stessa, terreno principe dell’arte ermenautica e so che solo tu potrai capire l’inutilità essenziale di questa digressione.
Tra l’altro, l’estetica di Rambo è strettamente apparentata con quella di BITUSA, infatti entrambe le produzioni artistiche – sia la filmica che la musicale – scelgono di raccontare il disagio dei reduci usando forme roboanti (esplosioni, urla, bicipiti e sangue in bella mostra) che spesso hanno finito per offuscare il significato profondo dell’opera a vantaggio della sua forma accattivante per la vista e orecchiabile per l’udito.
Scusa se continuo a speculare ma non riesco a trattenermi…
Rambo non è Nato il 4 luglio, sia chiaro, però la base è la stessa. Ecco, ti trovo una canzone anche per Nato il 4 luglio, una delle più struggenti sul tema. Quando il ragazzotto tornato dalla guerra chiede alla sua mamma di non spegnere la luce (perché ha paura del buio) mi si accappona sempre la pelle:
Faccio un importante volo pindarico perché ieri mi sono dimenticato di raccontarti una chicca assoluta, che credo proprio tu non possa sapere. Hai presente questa scena? Una delle più belle di Scorsese in assoluto?
Ebbene lo stesso De Niro ha rivelato che per girare quella scena si è ispirato a un concerto del Boss. Poche sera prima infatti aveva assistito ad uno show di Springsteen il quale intervalla spesso le sue canzoni con lunghi monologhi e all’epoca (parliamo di metà anni 70, quando ancora era poco famoso) interagiva molto con loro. E nel mezzo di questo intermezzo prese a dire “you are talking to me?”
Serve a niente tutto ciò? Assolutamente no!
Però è importante proprio per questo….
PS: mi hai messo la pulce nell’orecchio… su questo post cinema\springsteen mi sa che devo lavorarci… ti terrò aggiornato!!!!
Altra tua risposta ed altra gustosa maratona nella memoria cinematografica: già ero convinto prima del perfetto connubio tra Cinema e Sprinsteen, figurarsi ora che mi hai raccontato un cinefact di cui ero all’oscuro ovvero di come un concerto del Boss è stato in qualche modo la scintilla che ha spinto Scorsese e De Niro a creare la bellissima scena davanti allo specchio di Taxi Driver (ed ancora una volta ritorna il nostro Paul Schrader, autore sia del soggetto che della scenggiatura del capolavoro di Scorsese), con quel minaccioso you are talking to me? diventato praticamente un tormentone e persino un simbolo dello stesso De Niro ed anche un esempio citatissimo del metodo Stanislavskij nella recitazione…
Ai tempi dell’università, amavo parlare di cinema con un mio collega di studio, che dopo la laurea fece una rapida carriera nel giornalismo televisivo, grazie anche alla frequentazione della sede newyorkese della Rai International, negli storici uffici al 32 della 6th Avenue, a Manhattan: quando anni dopo, al suo rientro in Italia, lo rividi a Trento (sua città natale e di residenza anche attuale), dove io stavo lavorando per la Regione, riscoprimmo il nostro comune amore per il cinema, ma in lui qualcosa era cambiato, non solo perché l’adulto aveva sostituito il ragazzo, ma perché nel suo animo si era incastonata una visione del mondo e della vita che lo aveva reso più completo e più profondo e che non lo abbandonò mai più; quando gli chiesi quale esperienza e conoscenza si era portato dietro dagli USA, lui mi rispose senza titubare «l’amore per Born to Run e per Born in The USA, i più grandi dischi del più grande rocker di tutti i tempi! La musica ed i testi di quegli album ma anche di tutto ciò che sta in mezzo ad essi, sono l’essenza degli Stati Uniti d’America, del suo popolo meticcio e lavoratore, dei suoi eroi che disprezzano i politici corrotti e che sacrificherebbero la loro vita per i loro amici e concittadini…» Poi, mettendomi una mano sulla spalla, come fa chi sta per darti una granmde lezione aggiunse e concluse «Springsteen è tutto ciò che rende quella strana accozzaglia di calvinismo e capitalismo deteriore, di razzismo e solidarietà, di imperialismo e spiritualità, la più grande democrazia del mondo!»
Da quella volta io vissi con la convinzione che tutto quello che il mio amico (oggi valente anchorman televisivo in rete nazionale) mi avesse detto fosse una verità sacrosanta, ma i miei gusti di allora erano lontani anni luce dal rock e così tenni per me solo quella certezza, senza approfindire l’ascolto di quelle canzoni; ad anni di distanza, tu, una delle personalità del web che maggiormente stimo e che ho il piacere ed onore di definire amico, te ne venisti fuori manifestando non un semplice apprezzamento ma una vera adorazione per Bruce Springsteen e quando ieri hai tratteggiato i confini evidenti di una strada lucciccante, fatta di canzoni e citazioni, di concerti ed aneddoti, di film leggendari e di influenze reciproche tra la musica del Boss e la settima arte, ho capito che era lo stesso fato a richiedere ad alta voce che tu scrivessi qualcosa al riguardo, ma qualcosa d’importante e che inevitabilmente non si sarebbe potuto esaurire nelle scarne poche centinaia di battute di un tuo articolo medio, no, il fato richiedeva il sacrificio del tuo capretto migliore, del tuo sforzo più importante, di un lavoro di ricerca su video e fonti e forse, chissà, persino di un tuo blog creato appositamente.
Pensa, che c’è stato ieri sera persino un lunghissimo momento in cui avevo pensato di scrivere io stesso al tuo post un mega post diviso in puntate, in cui fingevo di venire nelle Marche con una troupe televisiva per intervistarti, in quanto esperto e figura di riferimento: avevo addirittura cominciato a scrivere un testo quasi romanzesco (con quel taglio contaminato dalla fiction dei moderni documentari televisivi), in cui raccontavo il mio avvicinarmi alla tua residenza, il nostro salutarci e quindi una sorta di lunga camminata dialogante lungo un camminamento in campagna, nella quale, a guisa di peripatetici amici ed esperti, mentre un operatore di ripresa ci seguiva filmando tutto, io ti facevo domande sul rapporto tra Springsteen ed il Cinema e tu mi rispondevi con le parole che hai davvero usato nel tuo commento, mentre raccontavi dell’episodio del tentativo disperato del rocker di evitare la leva e poi partivano dei contributi video del memorabile film Big Wednesday di John Milius con la scena in cui gli amici surfisti cercano di imbrogliare i medi ci esaminatori dell’ufficio leva… Poi il documentario proseguiva con l’esame parallelo di film usciti ad Hollywood in concomitanza all’uscita dei tre album di fine decennio ’70 ovvero Born to Run, Darkness on the Edge of Town e The River, per poi introdurre il decennio reaganiano di Nebraska e Born in the U.S.A….
Ovviamente la cosa non avverrà mai nel modo più categorico ed assoluto (ho gettato persino la bozza di ciò che avevo scritto per non pensarci più), ma te l’ho voluto raccontare solo per farti capire quanto sarebbe bello se tu potessi davvero dedicare un po’ del tuo tempo ad un progetto completamente diverso, in cui viaggiassero in parallelo le canzoni e la vita di Bruce Springsteen, il Cinema e la Tv nordamericane ed anche la Politica Estera ed Interna degli USA…
Potrebbe essere qualcosa di assolutamente diverso anche per la tua vita, perché in fondo siamo quello che scriviamo ed amiamo.
Buona serata, fratello.
Dover crescere senza padre è stata un’esperienza edificante nella mia vita, e uso il termine edificante nell’accezione più letterale possibile, ovvero nel senso che mi ha reso quel che sono oggi. Non ho rimpianti, non più ormai, perché la vita è questo e ho imparato ad accettare tutto ciò che non posso cambiare.
Tuttavia l’assenza di una figura paterna è stata un vuoto costante nella mia vita, che ho cercato di riempire a modo mio. Ad esempio, la tenacia con cui iniziai a tifare Milan fin da piccolo e che mi porto dietro ancor oggi, alla fine della fiera è solo un modo per restare accanto a mio padre che era un tifoso così innamorato dei colori rossoneri da dare al figlio il nome del suo idolo assoluto, Gianni Rivera.
Anni fa, sul filone di questa riflessione, mi resi conto di una cosa che probabilmente in psicologia ha qualche nome tecnico che però io ignoro: nel corso degli anni ho cercato di costruire artificiosamente una mia personale figura paterna, una sorta di Frankenstein narrativo, nel quale confluivano i tratti dei personaggi in cui mi imbattevo leggendo un libro o guardando un film. Ci sono opere basilari in questa costruzione, come ERA MIO PADRE oppure JOHN Q. E in questo percorso edificante non solo ha avuto un ruolo centrale la musica di Bruce Springsteen, ma anche il modo in cui egli ha sempre affrontato il proprio mestiere di cantastorie (perché alla fine questo è il Boss) e il modo in cui ha impedito che la fama e il successo stravolgessero la sua personalità. I versi delle sue canzoni mi hanno aiutato a crescere ispirandomi ora la fiducia, ora l’allegria, ora lo schiaffo che ci desta dal torpore. Spesso, nel corso degli anni, mi sono ritrovato a pensare che sarebbe stato bello avere lui come padre e se oggi, alla soglia dei 40 anni, ancora amo così tanto la sua musica credo sia anche per questo, perché lui senza saperlo e senza volerlo è stata la figura che più di ogni altra si è sostituita a mio padre quando ne avevo bisogno.
Lo so che può sembrare una pazzia, ma per me è una realtà assoluta, innegabile.
E non riesco a considerare una coincidenza il fatto che grazie a te mi ritrovo a parlare di Springsteen (il mio padre surrogato) in un post dedicato al Milan (la sola passione che ho potuto condividere con mio padre).
Lo trovo… come dire… romantico! Ecco il termine giusto. C’è un po’ di Serendipità in tutto questo, non trovi?
Questo sfogo\confessione non deve però indurti a credere che non abbia letto con passione e apprezzamento il tuo commento (non sai cosa darei per leggere la bozza che hai cancellato…). Da tempo mi frulla in testa un progetto letterario collegato alla musica di Springsteen e, nonostante sia di fatto inconciliabile con il binomio Springsteen\Cinema, gli è strettamente imparentato. Credo quindi che resteranno due progetti paralleli che però potranno alimentarsi a vicenda. E quanto tutte le caselline saranno a loro posto, sarò lieto di aggiornarti perché queste idee che mi tormentano da tempo sono state innaffiate anche (soprattutto) da te.
Voglio però concludere questo commento ritornando in topic, che poi topic non sarebbe proprio perché stiamo parlando di cinema e rock in un post dedicato alle disavventure sportive di una squadra di calcio: considera una licenza ermenautica.
Scorrendo la pagina IMDB dedicata al Boss, ho scoperto che le sue canzoni (o cantate da lui o da altri) compaiono in centinaia di film e scorrendo i titoli mi sono imbattuto in questo film, Ricki and the Flash, opera ultima di Demme, che non ho visto ma che è stato molto discusso nella comunità springsteeniana per via di una scena nella quale sua maestà Meryl Streep. Si tratta della scena finale, nella quale Meryl Streep (che nel film interpreta una rocker fallita) suona una canzone di Springsteen al matrimonio del figlio. Il brano in questione è “My love will not let you down” e la messa in scena operata da Jonathan Demme è molto simile a quella del video in assoluto meglio riuscito di Springsteen, quello di Glory Days: in ambo i casi viene fuori in maniera prepotente e disincantata la caratteristica principale della musica del Boss, ovvero l’essere travolgente e coinvolgente quando ascoltata dal vivo.
Ti lascio con questi due video e ti auguro buona serata!!!!
Edificante come partecipe della costruzione di tutto ciò che rende tale un uomo adulto: questa espansione della freccia semantica di un aggettivo altrimenti bigotto è forse uno dei migliori e più luminosi esempi della tua mente e del tuo modo di vedere (intelligere e quindi analizzarne le strutture) il mondo…
Il tuo commento è assolutamente superbo e dovresti conservarlo per anndrà dentro al fantomatico post, quello che ora non scriverai ma che da qualche parte già esiste , per lo meno nel multiverso in cui viviamo noi ermenàuti: Sprimgsteene che diviene per te persino una figura quasi paterna per lo meno in base all’assioma emotivo per cui è nostro genitore non chi ci mette al mondo ma chi ci cresce. Bellissimo. Un commento che è una prosa magnfica, così come continua ad alimentarsi sempre di più il fuoco ardente del rapporto tra Cinema e Springsteen… E no, anch’io concordo che non sia una coincidenza il fatto che tutto questo stia avvendendo sotto ad un post dedicato da te all’altra tua passione ovvero il Milan, così come non può essere una coincidenza che mio padre Nereo Cherin, nato a Pola da padre triestino, Giacomo Cherin (che lavorava come ufficiale per l’esercuto austriaco allora occupante quelle terre) e madre friuliana, Anna Rocco e subito da piccolo trasferitosi a Trieste a casa dei parenti, nel rione di San Giacomo, dove ha vissuto anche un suo cugino di secondo grado che da grande diventerà forse il più famoso allenatore del Milan, triestino e Rocco anche lui… Perché, come è risaputo in ambito scientifico che il tempo sia strettamente influenzato dalla massa e la massa dalla forza di gravità, così nell’universo ermenàutico le coincidenze avvengono su un piano empatico e da lì creano le aderenze alle cose del mondo reale…
Ad maiora, fratello (perché in una parte del multiverso lo siamo anche a livello di sangue, ne sono certo).
P.S. Il film di Jonathan Demme lo conoscevo benissimo, ma non ricordavo assolutamente che la canzone fosse di Springsteen… E’ stato gradevolissimo rivedere quella scena…
Permettimi una precisazione rigaurdo Nereo Rocco.
Ha sicuramente un posto nell’Empireo Rossonero, nonostante siano ormai passati 40 anni dal suo ultimo trionfo in rossonero e il suo nome resterà per sempre legato allo scudetto delle stella (il decimo) e alla prima Coppa dei Campioni vinta dal Milan (prima squadra italiana a riuscire nell’impresa) nel lontano 1963 e sollevata al cielo da quel Cesare Maldini il cui figlio Paolo avrebbe poi vestito la casacca rossonera per un quarto di secolo vincendo tutto quello che c’era da vincere e riscrivendo di fatto la storia di questo sport.
Tuttaiva, nonostante la sua figura sia così centrale nella storia del Milan e conservi un romanticismo ineguagliato, allenatori più moderni come Arrigo Sacchi o Fabio Capello o Carlo Ancelotti hanno senz’altro un posto leggermente più al centor del cuore del tifoso rossonero.
Ma forse parlo così solo perchè questi sono gli allenatori della mia generazione e magari se mio padre fosso vissuto più a lungo mi avrebbe ammonito ricordandomi che Rocco era il migliore…
Relatività, in fondo.
Ora però mi sorge una curiosità legata al tuo cognome. Non c’entra niente ma è tanto che volevo chiedertelo e mi son sempre dimanticato, quindi sfrutto l’occasione: l’accento va sulla “i” (come accade per i cognomi veneti che finiscono in “in”) oppure va sulla “e”?
Assolutamente sulla “i”, Cherìn, poi nelle Marche mi chiamavano tutti Chèrin oppure Cherìni… Solo il prof di ginnastica delle medie mi chiamava con pronuncia francese “scerèn” ma non era a caso professore di ginnastica…
fiù… che sospiro di sollievo…
ho sempre pensato al tuo cognome con l’accento sulla “i” e doverlo ripensare diversamente avrebbe complicato qualcuna delle mie già complicate sinapsi.
Meglio così!!!!
So che sto andando così OT da fare un giro e sbucare in un altro post e forse addirittura in un altro blog, ma stai leggendo come gli sceneggiatori ed i due registi di Endgame stanno praticamente rintuzzando ad ogni osservazione critica sui fantomatici buchi di trama? Praticamente con Endgame si sono creati il terreno per il futuro narrativo di tutto il MCU… Furbi, molto furbi
Ti confesso che non ho letto praticamente niente di tutto ciò, lo trovo stucchevole come quelli che si scandalizzano per il bicchiere di plastica sulla puntata di GoT…
Poi sai è sempre il dubbio che sia venuto prima l’uovo o la gallina? Quindi certi aspetti della trama poco chiari sono proprio stati fatti male e quindi li giustificano a posteriori in qualche modo, oppure se effettivamente soo elementi messi lì per avviare l’imminente fase 4.
In generale penso che viviamo un’era sociale particolare, dove ci si strappa le vesti sulle trame e i tecnicismi dir prodotti cinematografici che non alcun alcun fine artistico vero e proprio perchè hanno due soli obiettivi dichiarati: divertire il pubblico usando meccanismi infantili e trarne il maggior profitto possibile.
Quando invento delle favole per mia figlia e involontariamente credo degli intrecci poco chiari o contenenti un errore di fondo, mia figlia se ne sbatte altamente, perchè a lei interessa solo divertirsi per la storia. Ed io faccio uguale con i cinecomic che hanno questo taglio. Facesse una cazzata del genere Nolan con il suo Batman allora il discorso sarebbe diverso, perchè si tratta di tutt’altro genere di film.
E qui chiudo il pippone non richiesto.
Anzi no.
Perchè c’è una postilla che a questo punto è doveroso mettere alla tua attenzione.
Ti dissi che amo raccontare storielle a mia figlia e mi affido spesso alle mie letture. Ad esempio le ho già raccontato, edulcorando qua e là, alcune storie di Sherlock Holmes (la lega dei capelli rossi, i sei napoleoni, gli omini danzanti). Poi l’ho anche introdotta nel mondo dei supereroi.
La protagonista è sempre la supercugina che deve combattere contro una pletora di cattivi sempre diversi (grembiulino, zainetto, pulmino, altalenha, etc) che hanno il solo obiettivo di impedire ai bambini di giocare o andare a scuola. Tutti sono coordinati da Lena Luthor, che è la supercattiva. Ogni tanto fanno le comparsate altri supereroi: flash, superman, spiderman (mi prendo la licenza poetica di mescolare Marvel e DC), etc.
Sono storie tutte con identico canovaccio ma personaggi diversi e la cosa impressionante è che lei se li ricorda TUTTI. Ogni tanto mi dice “Babbo mi racconti la storia dove supergirl sconfigge pincopalla?” solo che io non la ricordo più, invento di nuovo e lei si arrabbia perchè la storia è leggermente diversa…
Ecco, vedere il modo disincantato e poco serioso con cui mia figlia assorbe le storielle sui supereroi è illuminante: credo che tutti dovremmo vedere i cinecomic con questo piglio.
Ora il pippone è veramente concluso.
salut!
La tua precisazione sul valore indiscutibilmente più alto dal punto di vista tecnico sportivo dei moderni allenatori di calcio ed in particolare di quelli come Sacchi, che hanno onorato la squadra del Milan con sistemi di gioco che a suo tempo furono definiti a dir poco rivoluzionari, è ovviamente giustissima ed impossibile da non condividere, anche da me che di calcio non so nulla e ciò che dico al proposito è soltanto il riferire per sentito dire, tranne per la figura di Rocco il cui valore nella mia famiglia è stato sempre veicolato più come un fatto simbolico che non veritiero.
Su tutto il resto del tuo commento (come ben sai, tra l’altro, tra gli ermenàuti “pippone” ha valenza simpaticamente positiva, perché, con la lunghezza della propria esposizione e soprattutto con la varietà delle pietanze servite nel pippone, si sta onorando l’interlocutore, avendo per lui imbandito una tavola degna di un re della conversazione), mi tolgo il cappello per la meravigliosa creazione da parte tua di uno storytelling familiare splendido (mi sono lasciato cullare dalla mescolanza di temi e personaggi, storpiati ad usum Delphini) e su questo mi permetto di chiosare…
Gli autori Marvel Studios (quindi parliamo proprio dei vero artefici di tutte le pellicole succedutesi al primo Iron Man, fino ad Endgame) stanno in realtà, semplificando molto, facendo a livello di storytelling esattamente ciò che fai tu con tua figlia, con l’unica vera grossa differenza che il marketing ha costruito attorno alla favola modificata (sappiamo che non c’è mai stato un vero dictat di aderenza ai fumetti originali, né alla loro continuiy) l’illusione di realtà…
Ciò che voglio dire è che la cosa che rende belle le tue favole è probabilmente l’assenza di una logica narrativa sequenziale, ma tutto il tuo narrare è concentrato su ottenere un effetto quasi ipnotico sulla tua prole, una fascinazione immediata, di cui spesso nemmeno ricordi i dettagli, a differenza della tradizione favolistica popolare italiana o sassone che invece usava la fiaba come strumento educativo o di repressione degli impulsi…
Quanto ti sto dicendo ora non è assolutamente casuale, poiché questo modo di procedere (ovvero quello della affabulazione istantanea e contingente) è fondamentalmente uno dei due possibili modi di fare storytelling ed al momento è il più usato nel genere supereroistico…
Il successo di pubblico a dir poco straordinario e di gradimento non solo costante, ma persino crescente nella maggioranza degli spettatori di un film come Endgame, non sta infatti, come pensano invece la minoranza nerd, nella costruzione di una storia incredibile sensata, quanto nella fascinazione e nella stupefazione portate dall’uso di tutti i personaggi mescolati e presenti contemporaneamente sul palco, come gli acrobati di un circo che, al termine dell’ultimo numero dello spettacolo, vanno tutti assieme a raccogliere gli applausi…
Mutatis mutandis, le tue favole sono una forma domestica del MCU o degli Elseworlds dell’Arrowverse.
Anche tutto questo discutere sulla trama è cosa che proviene da una minoranza del pubblico, molto agguerrita e soprattutto molto influente, come la community nerd di reddit e tutte le spiegazioni che gli autori Marvel stanno fornendo ricordano le risposte che i genitori danno ai figli piccoli quando questi fanno domande del tipo “perché non ho un fratellino?” oppure “dove è andata la nonna una volta morta?”
Se a questo punto tiri le somme del mio ragionamento, ottieni anche il livello intellettuale medio di chi discute con foga di certe cose…
Potrei trascorrere una serata intera parlando di Arrigo Sacchi e del suo modo di intendere il calcio, forse addirittura un weekend lungo, dal giovedi sera fino alla domenica pomeriggio. Inizierei raccontandoti di quando sfruttava le trasferte dell’azienda calzaturiera di famiglia per andare a vedere le parte dell’Ajax di Crujff negli anni 70, fino a quando torturava i giocatori del Milan in ritiro sfruttando l’insonnia da ansia prepartita per rivedere gli schemi di gioco disegnandoli sulle porte delle camere d’albergo.
Arrigo Sacchi sta al calcio come Lars Von Trier sta al cinema: è un genio la cui misantropia gli ha alienato plausi e consensi sia tra gli addetti ai lavori che tra gli appassionati. Come tutti i geni, il grande Arrigo è totalmente privo di senso della realtà e questo gli ha impedito di avere una carriera lunga (come allenatore è durato poco più di 5 anni che nel settore è un’inezia) ma ciò non può offuscare la genialità del suo lavoro: tutt’ora la quasi totalità dei principi di gioco del calcio esistenti sono figli della rivoluzione che lui portò alla fine degli anni 80.
La figura di Rocco, tuttavia, ha un fascino romantico difficilmente eguagliabile: su questo concorderebbe qualunque tifoso rossonero, anche il più bimbominkia rintracciabile!!!!
Ti confesso senza pudore che parlare di calcio con te, che di calcio non capisci assolutamente un’acca, è una delle cose più ermenaute che abbia mai fatto in vita mia: non posso quindi che ringraziarti.
Squarciando il discorso in essere e tornando a nel topic dell’offtopic dell’offtopic, ossia lo storytelling del Marvel Cinematic Universe che prepontemente è entrato nella nostra discussione, non posso che ringraziarti per la perfetta sintesi con cui hai raccolto le emozioni intellettuali destata dalla visione degli ultimi show Disney del MCX e dalla loro valenza simbolica più che artistica.
Ci troviamo senz’altro di fronte a una narrazione infantile che va a semplificare un universo altrimenti complicato e, in questo percorso, innerva personaggi ed eventi con situazioni imprevedibili che vanno a modificare in maniera sistematica il significato ultimo della produzione artistica in essere.
Essere il Kevin Feige di casa mia, seppur in maniera bislacca, è gratificante, lo confesso. Sono infatti reduce da una maratona cantastorie nella quale “paninotto” infarciva di kryptonite marrone tutti gli spuntini di Capital City, relegando supergirl chiusa in bagno a fare le pernacchie e costringendola a invocare l’aiuto di 2 supereroi amici: Flash ha dovuto generare un tornado per far andar via la puzza delle pernacchie, mentre Spiderman ha dovuto usare la sua ragnatela per bloccare le mani di “paninotto” ed evitare che spargesse altra kryptonite marrone sulla città.
Da anni credo che l’universo dei supereroi abbia surrogato i miti degli Dei e degli Eroi ellenici con cui io e te siamo cresciuti. Ne sono talmente convinto che se avessi abbastanza competenza per farlo, scriverei una monografia al riguardo. Le ere passano, ma il bisogno umano di raffigurarsi in qualcosa di più grande e compiuto resta: ieri era il monte Olimpo con le sue nuvole, oggi è un grattacielo abitato da misantropi ipertecnologici dotati (talvolta) di superpoteri. La differenza non è poi così marcata…
Sto per riprendere in mano il mio blog appena abbozzato sull’ermenàutica, sfrondandolo di alcune parti troppo legate al gioco e trasfromarlo in una sorta di agorà più adulta dove davvero dissertare fino alla morte, semplicemente di tutto!
L’idea è quella di rendere l’ermenàutica davvero reale e parlarne con altri che non siamo solo noi due: in pratica le farò perdere l’innocenza e la getterò nel mondo adulto, ma sono certo che la nostra filosofia di vita (come un’epistemologia applicata alla cosmogonia, dove il riflettere da parte nostra e degli adepti sulle cose le rende reali e significanti, laddove altrimenti sarebbero solo sovrastrutture di significato estranee alle nostre anime).
Mentre leggevo la tua chiusura di commento, con il villain Paninotto che infarciva di kryptonite gli spuntini di Capital City, non potevo fare a meno di pensare che tale plot, da te studiato affinché fosse fruito da un solo specifico utente, non era molto diverso da quello studiato da Marc Guggenheim per gli Elseworlds dell’Arrowverse…
Post Scriptum (ovvero Come Tornare di colpo In Topic)…
Non ho mai parlato tanto di calcio in vita mia come questi giorni con te e concludo con un’ultima nota davvero delirante da profondo ignorante quale sono: seguendo le news calcistiche solo guardando i goal presentati dal Tg di Sky ogni mattina sottoforma di Highlights spettacolari ed ogni tanto guardandomi gli speciali di Federico Buffa (solo perché sono belli a prescindere), mi sono emozionato vedendo i goal delle squadre inglesi! Quasi mi vergogno a dirlo, ma mi sembrava il calcio che vdevo da bambino ovvero quello che non mi annoiava…
Post Scriptum 2 (ovvero Come uscire dal Topic alla velocità della luce)…
Il mondo (ed io) ha bisogno di una Sesta Stagione di Luther, purchè non sia come la Terza (la peggiore se si tiene conto dello standard altissimo della fiction, il che la rende comunque molto bella se confrontata con altri crime o police drama) e se dio vuole fantastica come la Quarta e la Quinta (questa poi un picco incredibile di bellezza che non pensavo fosse possibile dopo tutto questo tempo… Tra l’altro lo sai che la mia preferita è la Seconda?
In verità Elseworld lo devo ancora vedere. Sono fermo agli episodi 2 di tutte e 4 le serie del berlantiverse. Le leggende confermano, per ora, di essere lo show più brillante e riuscito del gruppo, per niente fiaccato dagli anni e dai continui cambi di cast (del gruppo iniziale sono rimasti solo “Sua Chiappitudine” Caity Lotz, Brandon Routh e il tizio che fa Rory).
Per quanto invece riguarda il blog sull’ermenautica, sono proprio curiosissimo di vedere come evolverà e ancor di più se potrà crescere e coinvolgere nuovi utenti.
Come ti dicevo, da qualche tempo sto recuperando la raccolta di racconti edita da Ted Chiang sotto il titolo “Storie della tua vita”. Come ti dicevo, ho preso la malsana abitudine di leggere due romanzi in parallelo (uno sul kindle e uno sul telefono) ed essendo questo specifico libro relegato alla lettura telefonica (cui riservo meno ritagli di tempo) , la sua lettura procedere un po’ a rilento. Dopo aver subito recuperato il racconto cui si ispira Arrival e che dà il titolo all’opera ho iniziato a recuperare gli altri. Quello che si intitola CAPIRE è senz’altro il migliore letto finora mentre Settantadue lettere (che sto leggendo proprio in questi giorni) è addirittura più ermenautico di Storie della tua vita, che avevo ingenuamente pensato fosse il racconto più ermenautico mai realizzabile. In generale, l’opera di Chiang è finora illuminante, una delle letture più interessanti fatte negli ultimi perché riesce nel miracolo narrativo di fondere fantascienza, scienza, filosofia, linguistica e teologia in un crogiolo profumatissimo e piacevolissimo. Se e quando sarà, meriterà una sezione apposita nel blog ermenautico!!!
Passo infine ai post scriptum
Il calcio inglese è il più bello da vedere, c’è poco da fare. Le cornici di pubblico sono meravigliose e il modo con cui le squadre affrontano le partite è quello più spettacolare. Raramente ottengono successi perché il calcio inglese vive un continuo parossismo infantile ricco di ingenuità, tuttavia quando riescono mettono in spettacoli fuori dal comune, come quelli apparecchiati negli ultimi 2 giorni da Liverpool e Tottenham.
Riguardo invece Luther, la mia serie preferita resta la prima, comunque si tratta di una preferenza stiracchiata perché tutte le stagioni hanno una qualità molto alta senza picchi o cadute particolari. Non credo sia ancora stata messa in produzione la sesta stagione, anche perché la carriera di Elba mi sembra molto ben lanciata e farà fatica a incastrare nuovi episodi di Luther (un po’ come accade a Cumberbatch con Sherlock) comunque la porta è stata lasciata aperta (il finale della quinta funziona sia come finale di serie sia come cliffangher per una nuova stagione) ed è legittimo coltivare la speranza.
Permettimi qui di parlare un secondo di Idris Elba, attore veramente magnifico. Passa con disinvoltura da pellicole complicate come Beasts of No Nation a ruoli di puro intrattenimento come il villain del prossimo Hobbs & Shaw e perfino a romanticoni sentimentaloni sdolcinatissimi come The Mountain Between Us. Attore completissimo che da anni è in lizza per diventare il primo Bond nero ma temo ormai non se ne possa far più niente visto che ha già 46 anni e difficilmente verrà scritturato per questo ruolo dove però avrei gradito molto vederlo.
Bellissimo film Lupo solitario!!!
Io sono juventina Ma perché Torinese e certamente da un punto di vista esterno alle dinamiche interne non mi è piaciuto il comportamento della direzione nei confronti del povero Allegri.
Mio figlio è un gran goduria per la sua Lazio…
shera
Mamma juventina, figlio laziale, ci manca solo un nipote romano 😀 😀 😀
Effettivamente Allegri è stato silurato con troppa facilità e ho il sospetto (speranza 😀 ) che lo rimpiangerete!!!!!
Anche quellooo 😂 figlio di mio fratello.
ps. bellissimo il nuovo Almodovar e molto bravo Banderas, L’uomo che sussurrava alle galline!
mi sono giunte più voci sulla bontà dell’ultimo Almodovar. Aspetterò con pazienza l’home video (bazzico poco il cinema e le rare occasioni le lascio per film veramente particolari 😉 )
La morte era annunciata da tempo. Quello che sorprende un tifoso come il sottoscritto, è che la palese deficienza tecnica, caratteriale di tutta la squadra così palesemente prevedibile non sia stata nemmeno lontanamente concepita da chi ha le redini societarie mesi e mesi fa.
Bastava osservare quanto accadeva a ottobre 2017 per accorgersi dell’assembramento di giocatorini senza capo ne coda con un calciomercato folle. Ora, se per un qualsiasi tifoso da divano basta visionare un video su youtube per pensare che gente come Chalanoglu, Rodriguez, Castillejo, Borini, Kessie, Laxalt (faccio un mix degli acquisti degli ultimi 2 mercati) siano giocatori dalle grandi qualità, per chi sborsa soldi e fa investimenti di un certo rilievo è inammissibile prendere così tante cantonate. Una squadra che gioca senza centrocampo (senza nessuno che sappia passare il pallone per più di due metri) da più di un lustro, una lacuna inconcepibile per qualsiasi compagine calcistica ma, evidentemente, ritenuta tutt’altro che fondamentale dalle diverse gestioni che si sono susseguite negli ultimi anni. Stendo un velo pietoso su una difesa che arranca da anni. E’ paradossale che proprio il Milan, la squadra dove hanno militato i più forti difensori di sempre (Baresi, Maldini, Nesta) non riesca ad avere un reparto decente. E ieri abbiamo visto le perle che ci regala la retroguardia rossonera. Non parliamo poi del capitolo allenatori. Evidentemente il Milan è diventato una scuola sotto tale profilo, una Coverciano 2, dove gente che ha poca esperienza (o nulla) viene a scaldare la panca per poi andare in difficoltà dopo qualche mese. Con l’eccezione di qualche piccolo spiraglio (Mihajlovic e il primo anno di Montella), il Milan non ha avuto una conduzione tecnica adeguata. Proprio in virtù delle debolezze di una rosa assemblata male, serviva un allenatore che facesse rendere la squadra al 101 percento e non vecchie glorie che vivono nei fasti del passato.
Sotto la gestione Gattuso ho visto, da quando seguo il calcio, il peggior Milan sotto il profilo del gioco, dell’atteggiamento, del carattere con figure barbine che non voglio nemmeno annoverare.
Forse è il contrappasso per aver potuto godere di vittorie e imprese negli ultimi 30 anni, chissà.
Spero che un giorno, ancora lontano, il Milan possa ritornare a giocare a calcio e non a tirare calci ad un pallone.
Hai indubbiamente ragione sul fatto che molti giocatori sono mediocri e che il calciomercato dei cinesi ci ha fatto sprecare una marea di soldi. È altrettanto vero che il progetto tecnico di quest’anno è un ibrido tra Mirabelli e Leonardo, il che comporta sempre obbrobri. A parziale giustificazione dell’attuale dirigenza posso solo dire che essendosi insediatasi solo 2 settimane prima della fine del mercato estivo non ha potuto gestire la rosa come avrebbe potuto e dovuto per migliorarla e gli accorgimenti di gennaio, ancorchè ottimi, non sono stati sufficienti.
Credo però che le squadre con cui ci siamo giocati il quarto posto, non abbiano chissà quali giocatori migliori dei nostri e se non più tardi di 2 mesi fa eravamo addirittura terzi, un qualche valore ce l’hanno sia i giocatori che il tecnico.
Per cui la prima cosa da capire è cosa ha determinato il crollo avvenuto a partire dal derby.
A mio parere il motivo è solo uno: perso il derby Gattuso ha avuto l’infelice idea di far trapelare il fatto che se ne sarebbe andato a giugno, tutto è andato a rotoli anche e soprattutto perché la società non ha saputo fare quadrato per schermare la squadra e portarla in sicurezza verso un quarto posto che allora sembrava ancora pienamente alla nostra portata.
Concludo poi con una provocazione: da ormai un lustro tutti i giocatori che vengono al Milan diventano scarsi e peggiorano notevolmente il loro rendimento. Leo & Paolo devono trovare prima di subito una soluzione a questo problema perché è evidente il fatto che il nostro spogliatoio non sia più un posto di lavoro fecondo e se non risolviamo il problema potremo anche compare Messi e Aguero ma trovarci comunque a commentare l’ennesima stagione di merda (come capitava sempre all’Inter di Moratti, regina del mercato e puntualmente senza trofei).
Grazie ancora per il commento: in queste ore di sofferenza è piacevole trovare qualche compagno di tifo con cui consolarsi in maniera con considerazioni così intelligenti come le tue
Come ammesso dallo stesso Gattuso, al Milan si è spenta la luce dopo la sconfitta nel derby. La provocazione di Acerbi ha fatto scattare nei giocatori un moto d’orgoglio e li ha portati a vincere lo scontro diretto con la Lazio, ma dopo quella notte da leoni il Milan è tornato ad essere una squadra mentalmente fragilissima, incapace di portare a casa i 3 punti anche contro un Parma già salvo.
Nonostante tutte le sue pecche e i suoi passi falsi, una vittoria contro il Torino (avversario più che abbordabile) avrebbe garantito al Milan almeno un’altra settimana al quarto posto. Purtroppo però invece di una vittoria è arrivata una sconfitta, e a quel punto non c’è stato più niente da fare.
Questo non significa che la stagione è da buttare: infatti in quest’annata (e anche in quella precedente) sono state poste delle basi importanti per il futuro. Innanzitutto c’è una spina dorsale di tutto rispetto: Romagnoli in difesa, Biglia a centrocampo e Piatek in attacco. Inoltre, Biglia è supportato da 2 ottimi giocatori che corrono per lui (Bakayoko e Kessié, con quest’ultimo che fa anche un po’ di gioco), e Piatek può contare sui rifornimenti costanti di Suso e Calhanoglu.
Il problema più grosso è quello indicato anche da amulius, ovvero la difesa: insieme a Romagnoli giocano Conti, Musacchio e Rodriguez, ovvero il nulla cosmico. Vanno assolutamente rimpiazzati con 3 giocatori di ben altro livello: non dovrebbe essere un problema trovarli, dato che i difensori sono notoriamente i calciatori meno cari sul mercato.
Proprio riguardo ai nuovi acquisti, sono meno pessimista rispetto a te: la mancata Champions’ non implica che il Milan non potrà fare mercato, ma che dovrà farlo in modo diverso. Invece di andare a comprare dei campioni già affermati, dovrà scommettere su dei giocatori in rampa di lancio e sperare che non peggiorino in maglia rossonera (come avvenuto con Kessié e Piatek).
Non so se Maldini e Leonardo sono i dirigenti più adatti per quest’operazione di scouting, ma una cosa la so per certo: ieri dovevano andarci loro in conferenza stampa, anziché mandare al macello un giovanotto come Cutrone. Come ha scritto qualcuno su Twitter, dopo la sconfitta con l’Ajax Andrea Agnelli è andato lui a metterci la faccia con i giornalisti, non ha mandato Kean. La proprietà dovrà prendere in considerazione anche quest’episodio quando rifletterà su una loro eventuale conferma.
Concludo con una nota lieta. Come sai, posso metterci anche molto tempo, ma i tuoi consigli cinematografici li seguo sempre: di conseguenza non mi sono mai scordato del post in cui raccomandavi caldamente American Ultra (https://lapinsu.wordpress.com/2017/01/10/i-film-piu-belli-del-2016/), e dopo oltre 2 anni l’ho finalmente visto. CAZZO CHE FILM GIGANTESCO. Ritmi perfetti (non c’è un solo momento morto o inutile), colpi di scena da urlo, adrenalina a mille dal primo all’ultimo minuto. E poi, la proposta di matrimonio davanti ai poliziotti con le pistole puntate è stato un colpo di genio assurdo, una delle scene più fighe e più comiche che abbia mai visto! 🙂
Stavolta non sono molto d’accordo, wayne.
Certamente non tutto è da buttare e alcuni dei giocatori visti quest’anno vanno confermati perché lasciano intuire margini di miglioramento importanti, tuttavia sono abbastanza convinto che il reparto più debole del Milan non sia la difesa bensì il centrocampo.
Probabilmente non vedi giocare Biglia da tempo perché ti assicuro che è ormai l’ombra di se stesso. Già l’anno scorso aveva faticato senza mai raggiungere gli standard di rendimento della Lazio e quest’anno dopo il brutto infortunio ha fatto sistematicamente pena. Alla soglia dei 33 anni mi sembra un giocatore sostanzialmente finito e sui cui sarebbe comunque folle costruire il reparto.
Per quanto riguarda Bakayoko è un ottimo interditore, tuttavia ha bisogno di avere al fianco un giocatore in grado di impostare il gioco al posto suo (un Pjanic per intenderci) che però noi non abbiamo salvo convertire Calhanoglu in quel ruolo. Tuttavia il turco è un giocatore molto discontinuo, fisicamente poco prestante e per di più umorale (se sbaglia il primo passaggio, farà cagare per tutta la partita). Tra tutti gli acquisti di Mirabelli è forse quello che più mi ha deluso. Resta Kessiè, che reputo il nostro miglior centrocampista, che però è un incursore e non un costruttore di gioco e comunque anche lui paga la giovane età, l’inesperienza e un’eccessiva animosità che lo porta spesso a scegliere la giocata meno efficacie. Suso, d’altro canto, si sta rivelando una vera delusione: ha grandi doti ma fine a se stesse e anche lui, come il turco, gioca bene non più di 10 partite all’anno. Il solo Paquetà sembra essere giocatore completo e di livello, tuttavia è ancora acerbo, oltre che di difficile collocazione tattica (secondo me è una mezza punta, ma quest’anno no ha mai giocato in quel ruolo).
Storicamente le squadre forti sono quelle che hanno un forte centrocampo. Se penso al Milan di Ancelotti, seppe supplire all’addio di Shevchenko vincendo di nuovo la champions perché a centrocampo c’erano campioni come Pirlo Seedorf o Kakà, che presero in mano la squadra e garantirono quei gol che prima Sheva faceva da solo. La tua stessa Fiorentina ha vissuto l’ultima stagione d’oro (quando sfioraste la champions con Montella) proprio quando aveva due palleggiatori di classe sopraffina come Pizarro e Valero a far girare la squadra.
Se quindi Leonardo e Maldini hanno due soldi da spendere devono farlo a centrocampo per trovare il regista vero, che al Milan manca da anni, ovvero dall’addio frettoloso di Pirlo.
In difesa a mio parere si può restare anche così, considerato che l’anno prossimo dovrebbe tornare al 100% Caldare e di riflesso tornare in panchina Musacchio, giocatore che mi ricorda molto Mexes (per 85 minuti è impeccabile, ma poi ci sono quei 5 minuti in cui fa la cazzata che sistematicamente costa il gol). Non sarebbe male anche trovare un terzino sinistro decente perché al momento i due che abbiamo andrebbero fusi insieme per tirarne fuori uno decente (Rodriguez ha buona tecnica ma è lento e gioca da fermo, mentre Laxalt è molto veloce e dinamico ma quando ha il pallone tra i piedi non sa mai cosa farne).
Comunque sia, indipentemente da quelle che saranno le scelte sul mercato, la società e i dirigenti devono cambiare marcia.
Come spiegavo anche sopra a Amulius, da ormai un lustro tutti i giocatori che vengono al Milan peggiorano il proprio rendimento. Tutti, nessuno escluso. Sembra quasi che siamo diventati l’inter di moratti che ogni estate comprava campioni che poi facevano cagare, salvo poi tornare campioni quando andavano via dall’inter (ogni riferimento a Pirlo e Seedorf è puramente voluto). Pertanto i nostri direttori dovranno lavorare molto sull’ambiente e far si che a Milanello si riprenda a respirare “aria buona”.
D’altro canto mi duole ammettere che non hanno gestito molto bene questa fase critica.
Innanzitutto non hanno saputo far quadrato intorno alla squadra quando Gattuso ha fatto capire che a fine anno se ne sarebbe andato. I giocatori si sono senti messi in discussione e senza il parafulmine del tecnico hanno clamorosamente sbracato. È in quel momento, nella settimana post derby, che il Milan ha perso la possibilità di andare in champions e la sconfitta di Torino è stato il tonfo finale di una lunga caduta libera cui né Leonardo né Maldini hanno saputo o voluto porre fine. Sembra quasi che stiano cercando di liberarsi di Gattuso infischiandosene della mancata qualificazione in champions e infatti la gestione del post Torino-Milan è stata allucinante. Prima hanno disertato la conferenza stampa mandando allo sbaraglio un ragazzino che non sapeva cosa dire e un allenatore che sembrava implorare qualcuno di esonerarlo. Poi hanno dato vita a un summit fiume durato tutta la giornata di ieri confermando il tecnico ma dando però l’impressione che la conferma sia dovuta soltanto alla mancanza di alternative perché nessuno si è dimostrato disponibile a sedersi sulla panchina rossonera per sole 4 partite.
La cosa paradossale e che più mi fa arrabbiare è che abbiamo un calendario favorevolissimo, con tutte squadre non solo inferiori a noi ma che per di più hanno già raggiunto il rispettivo obiettivo e quindi giocano solo per onor di firma. Se fossimo in palla e motivata, la possibilità di fare 12 punti è più che concreta e, calendario alla mano, 12 punti ci garantirebbero quasi certamente il quarto posto perché Roma e Atalanta affronteranno avversari molto più temibili dei nostri. Tuttavia la mia è una pura illusione, perché allo stato attuale – con questa rosa imbambolata e un allenatore in confusione totale – fare 12 punti è semplicemente impossibile e sarebbe già tanto se ne portassimo a casa 4. È per questo che ieri Gattuso (e mi piange il cuore dirlo, sia chiaro) andava esonerato per dare una scossa all’ambiente.
Staremo a vedere, ma la situazione è tutt’altro che rosea e le speranze di qualificarci sono veramente ridotte al lumicino.
Passando ad argomenti più ameni, sono felice ma non stupito del tuo massimo gradimento per American Ultra, un film veramente delizioso e ingiustamente sottovalutato sia dalla critica che dal pubblico. Dopo il compiacimento per la bontà del mio consiglio, devo però ricambiare il ringraziamento perché proprio 2 giorni fa ho visto un film di cui mi parlasti poche settimane fa, FUOCO ASSASSINO di Ron Howard. Che dire, è proprio un bel film, con una tensione drammatica fuori dal comune. La bravura di Howard è poi amplificata dal fatto che uno dei due protagonisti (Baldwin) è un incapace totale e solo la sua ottima mano unita alla prova solidissima di Kurt Russel hanno reso possibile la buona riuscita del film. Il colpo di scena finale poi è bellissimo e, unito al ruolo comprimario ma essenziale di De Niro, rende l’opera veramente memorabile!!! Grazie per la dritta!!!!
Scorrendo i tuoi ultimi voti su imdb ho notato che di recente hai visto anche un film che ti avevo consigliato via Whatsapp, Mio cugino Vincenzo. Gli hai dato addirittura 8, ed è un voto a mio giudizio meritatissimo: a distanza di mesi continuo a ridere fino alle lacrime se penso alle sue scene più divertenti, e questo è un traguardo che soltanto i migliori film comici riescono a tagliare.
Adesso ti mancano solo Sindrome cinese e Billy Bathgate, e poi avrai visto tutti e 4 i migliori film del mio 2019. Il primo l’ho rivisto proprio la settimana scorsa con mio padre: i film con gli eroi che si battono per la verità e la giustizia sono i suoi preferiti in assoluto, quindi ero certo che sarebbe piaciuto moltissimo anche lui, e così è stato.
Riguardo al tuo Milan, a questo punto dovete augurarvi di restare fuori anche dall’Europa League (e non è così impossibile): avete già sperimentato nelle ultime 2 stagioni quante energie vengano sprecate in quelle inutili partite del Giovedì, che tra l’altro quest’anno vi sono costate molto anche in termini di infortuni. Se ti ricordi, anche i vostri cugini nerazzurri persero per sempre la loro stella Milito proprio perché si ruppe il crociato in un’inutilissima gara di Europa League contro il Cluj. Insomma, quella competizione è il male assoluto, e voi milanisti dovrete evitarla come la peste: so che sembra paradossale, ma nelle ultime 4 partite dovrai fare il tifo per l’avversario! 🙂
Effettivamente, vista la precarietà della nostra condizione, potrebbe essere preferibile no qualificarsi nemmeno alla coppa eufa. Per fortuna manca poco alla fine di questo strazio e sapremo presto come andrà a finire!!!
Riguardo TUO CUGINO VINCENZO è proprio un filmone, una perla di rara bellezza, poco da dire.
Tra l’altro la motivazione che mi ha spinto a vederlo è stata duplice: da un lato un tuo consiglio, dall’altro il cast veramente ben miscelato. Joe Pesci è un attore fenomenale, uno dei pochi eccezionalmente bravo sia in ruoli drammatici che in ruoli più comici come questo. Quando poi scimmiotta l’italoamericano è semplicemente inarrivabile. Poi c’è Marisa Tomei, all’epoca di una bellezza disarmante. E infine Ralph Macchio, attore modestissimo (e difatti qui ha un ruolo marginale e sta quasi sempre zitto) cui però sono legatissimo perchè il suo primo Karate-Kid è uno dei film che più ho visto e amato durante la mia infanzia.
Billy Bathgate l’ho recuperato e presto lo vedrò, così come Lo straniero senza nome, altro film che mi cosigliasti tempo fa. Ti farò sapere senz’altro!!!!!!
P.S.: Per quanto blasfemo, questo tweet mi ha fatto molto ridere:
Da interista posso dirti, senza nessuna remora, che attualmente il calcio italiano è veramente qualcosa di pietoso; basta vedere la mitizzata Juventus che, nonostante CR7, si fa eliminare ai quarti da una squadra di ragazzini, per evidenziare tutti i limiti del nostro sistema sportivo. Inutile nasconderci: non si “corre”, si cammina (!) L’esempio più lampante è quello che succede in Inghilterra, dove le partite sono infuocate dall’inizio alla fine, probabilmente con meno tatticismi, ma almeno ci si diverte, e l’esempio più lampante è la partita di Champion tra Manchester City e Tottenham, dove il bel gioco (tutto di prima) mi ha fatto veramente entusiasmare. Tra l’altro i nostri allenatori, mi danno l’impressione di non capire mai il gioco in corsa, nel senso che la lettura di una partita quando si è in difficoltà, viene fatta sempre in ritardo, con le conseguenze che sappiamo. Continuando per questa strada nessuno verrà più ad investire da noi, proprio perché siamo rimasti con una mentalità da medioevo, e finché i nostri atleti rimarranno dei ruffiani sopravvalutati che vogliono allenarsi solo quattro ore al giorno, anche le nazioni africane (senza offesa) ci supereranno. L’età dell’oro è finita, e noi continuiamo ad incazzarci…. Se una città come Milano, non riesce a ritrovare il blasone che ha sempre avito, allora, siamo messi proprio male…
Hai colto nel segno, Barman, e il tuo commento è veramente condivisibile (a differenza della tua fede calcistica 😀 😀 😀 😀 ).
Inutile girarci intorno, il calcio italiano non si rinnova da vent’anni, a nessun livello. Il che determina l’impoverimento tecnico perchè i vivai non sfornano più campioni e le società non hanno più i soldi per comprarli all’estero. Ma l’impoverimento è anche tattico, perchè ormai gli allenatori italiani o si limitano a scimmiottare il tika taka di Guardiola o si rifugiano nel calcio tattico e difensivo che però ormai a livello internazione non paga più. Per non parlare dello spettacolo, totalmente assente, poichè se in campo non ci sono campioni e gli allenatori cercano solo di non prederle, le partite non possono che risultare noiose. Lo erano ache vent’anno fa, sia chiaro, ma almeno all’epoca ogni squadra italiana (anche le più scarse) avevano giocatori di classe per il quale valeva la pena pagare il biglietto o perdere un’ora alla TV.
L’eclissi delle milanesi, poi, ha ingigantito il problema perchè non c’è più un congruo numero di squadre di alto livello e la juve può fare il cavolo che gli pare, drenando tutte le risorse economiche e tecniche della serie A, autoinvestendosi di uno ius primae noctis sulle poche cose buone che il nostro sistema calcio riesce ancora a produrre.
Ti confesso che sono molto pessimista perchè da un lato il calcio italiano non attrae investitori e nei rari casi in cui ci sono (come il vostro) il FPF impedisce investimenti costringendo le squadre a una crescita talmente lenta da essere quasi impercettibile (al ritmo attuale, impiegherete almeno 10 anni per arrivare al livello della Juve, mentre noi il doppio del tempo).
Mi sa che mi toccherò continuare a consolarmi con il cinema 😦
ed io con la musica… a ognuno la sua fede 🙂 😀
” il calcio italiano non si rinnova da vent’anni, a nessun livello.”
a dirla tutta c’è chi ci sta provando, basti guardare Toro e Atalanta, due “squadrette” che rischiano di andare Champions, i bergamaschi ci andranno di sicuro. Il tutto senza miliardi a palate né “prime donne” da social e marketing.
Capisco la tua amarezza ma il calcio è ciclico, con Berlusconi avete vinto tutto e dato lezioni di calcio per anni, a differenza della juve che macina scudetti ma in europa perde pezzi e onore. Fossi gobbo, tutti questi scudetti di fila e neanche una coppa mi mortificherebbero.
Purtroppo il trend è tragico, Agnelli e altri potenti voglio un campionato europeo per èlite calcistica, cioè per riccazzi, cosa che ucciderebbe questo appassionante sport.
Il discorso è complesso e strutturato.
Se penso all’orticello del mio Milan, ovviamente a prevalere è l’amarezza perchè dopo esser cresciuto per anni con una squadra vincente e una società esempio di organizzazione che tutti copiavano, ora siamo diventati una barzelletta ed è difficile da digerire.
Ogni tentativo di risalire la china si è dimostrata un fallimento e questo acuisce il dispiacere.
E’ vero quel che dici su Atalanta e Torino, tuttavia gli exploit di queste squadre sono figli della deriva delle milanesi e del Milan in particolare.
Poi, storicamente, il nostro calcio ha saputo esprimersi ad altri livelli sono quando ha avuto molte squadre forti (come negli anni 90) mentre c’è una situazione egemone come questa, la nazionale stenta e le altre squadre faticano.
Non so cosa succederà nei prossimi anni a livello di campionati e calendari: superlega, superchampions, boh.
Se da un lato sono aperto a nuove formule e incuriosito perchè non si può pensare di cristalizzare qualcosa in eterno, dall’altro lato voglio sperare che i “potenti” (odio usare questa parola) sappiano tutelare le radici di questo sport senza mortificare quindi tutte le realtà di provincia che lo rendono così meraviglioso.
Voglio essere fiducioso, almeno su questo!!!!
la penso come te, forse per questioni di età ho perso fiducia e ottimismo, i ricchi non fanno mai niente senza un tornaconto, nemmeno le opere di bene. Il progetto di un super campionato europeo è più che una ipotesi, pare, credo addirittura parta tra due anni.
L’idea in sè non mi spiace, come ti dicevo, a patto che ci siano tutele per i campionati nazionali affinchè questi non siano svuotati di valore e pubblico. Sarà difficile, un po’ come volere la botte piena e la moglie ubriaca, ma è pur sempre fattibile.
Incrociamo le dita.
staremo a vedere