Aggiungi un posto a tavola

DRRIIINNNNNNN

(il campanello squilla a lungo, allegramente, come le campane il giorno di festa)

LAPINSÙ:
Benvenuti, ragazzi!!! Ma che belli che siete… avete pure portato i fiori! Non ce n’era bisogno!!!! Mi fa piacere però: colori e profumi allietano la tavola!!! Prego, entrate, fate come se foste a casa vostra.

(Lapinsù si scosta dall’ingresso e lascia entrare i suoi amici)

LAPINSÙ:
Ma ci siete proprio tutti!! Che bello!!!! Kasa, lo sapevo che tu non saresti mancato!!! Con molti di voi ci conosciamo da tempo: wwayne, quando si tratta di passare una serata allegra so sempre di poter contare su di te! E poi celia (che non ho mai capito poi se il tuo nick è un vezzeggiativo o fa proprio riferimento al sostantivo…), pizzadog (sempre in gran forma!!!), sherazade, il barman (che a fine serata può darci la scusa per spostarci al suo locale…). Altri invece sono new-entry, ma è sempre un piacere conoscere persone nuove: Silvia innanzittutto perchè è un po’ grazie a lei se ci troviamo tutti qui, e poi newwhitebear, martina, scribacchino (gran nickname se mi è permesso dirlo), liza, raffa, Kikkakonekka (scusami se mi sono impappinato con la pronuncia…) e tanti altri che non vi conosco ma siete i benvenuti!

(Lapinsù allarga le braccia, come se volesse stringerli tutti a sè. Sorride: è felice)

Posate pure le giacche e le borse lì sul divano… non badate a quelle cianfrusaglie, sono i giocattoli di mia figlia… dovete sapere che lei è una gran disordinata proprio come… la madre eheheheheh. Ma mi raccomando, non dite mai che ve l’ho detto, altrimenti sono rovinato!!!!
Ora accomodatevi pure, venite. Le sedie dovrebbero bastare, altrimenti prendo qualche sgabello su in soffitta. Scegliete pure il posto che preferite, non c’è problema. Solo una cortesia, per favore: lasciate libero il posto a capotavola, chè quello più vicino al bagno. L’ho riservato per Kasabake: è il più vecchio della comitiva…

(ridono tutti, soprattutto Kasabake)

LAPINSÙ:
Avervi miei ospiti è un onore immenso che colma il mio cuore di felicità e gratitudine per aver scelto di condividere il vostro tempo con me. Dal mio canto, cercherò di ricambiare la vostra gentilezza condividendo il mio cibo con voi.

(Lap accenna un lieve inchino nel quale gratitudine e rispetto si fondono mirabilmente)

LAPINSÙ:
Ho esitato fino all’ultimo prima di invitarvi per timore di essere invadente o, peggio ancora, di deludere le vostre aspettative. Tuttavia, quando KASABAKE ha proposto il giochino culinario\letterario del menù con la cena preferita non ho potuto resistere perchè… perché… perché mangiare è un po’ l’amore: bisogna essere almeno in due!

(i commensali accennano un sorriso, mentre Lap si accorge che ha ancora indosso il grembiule usato per cucinare, tutto macchiato e spiegazzato. Lo toglie con un filo di imbarazzo prima di riprendere a parlare)

LAPINSÙ:
Se è vero che “mangiare” è un po’ come “amare”, è ancor più vero che “cucinare” è un po’ come “scrivere”: preparariamo qualcosa sperando che piaccia a qualcun altro, organizziamo un viaggio per mostrare a chi amiamo i posti, ovvero i sapori, che ci piacciono. È un azzardo, ovviamente, perché i gusti son singolari per definizione, tuttavia è una scommessa che, se vinta, può creare legami indissolubili.
Pertanto stasera vi ho voluto tutti qui per questo viaggio breve e spero piacevole, composto di solo quattro portate che rispondono a due semplici requisiti: i piatti che preferisco tra quelli che so cucinare!!!!!

(sorrisi preoccupati serpeggiano tra i commensali)

LAPINSÙ:
Ad esempio, se avessi dovuto fare scelte assolute, il primo sarebbe stato sicuramente gli gnocchi con il ragù di papera, ma dal momento che non so preparare né gli uni né l’altro, la scelta del primo sarà molto diversa…
Ma ora bando alle ciance e armatevi di forchette: è il momento di mangiare!!!!!!!

ANTIPASTO

Scegliere l’antipasto è stato forse il momento più difficile di tutto il percorso perché appartengo alla ristretta categoria di persone che preferisce andare subito “al dunque” senza indulgere in noiosi preliminari. Va da sé che non sono un grande estimatore degli antipasti, né di tutte quelle occasioni mondane costruite intorno alle preparazioni gastronomiche che anticipano il pranzo o la cena. È per questo che prediligo pietanze semplici ma saporite, che sappiano stuzzicare senza affascinare, qualcosa di non troppo appariscente che faccia prendere confidenza con il terreno, come una sorta di riscaldamento prima della gara vera e propria.

Ed è per questo che la mia scelta è ricaduta su dei semplicissimi crostini di pane con crema di legumi (lenticchie, fagioli e ceci).

Adoro impastare il pane (in ogni sua foggia), le pizze, le focacce e in generale tutte le mescolanze di acqua e farina. Trovo catartico dosare gli ingredienti finchè l’impasto non resta più attaccato tra le dita e raggiunge quella consistenza appiccicosa ma non troppo che permette di girarlo, piegarlo, rigirarlo,rimbalzarlo, pirlarlo, rotearlo e perfino lanciarlo, reggendolo solo con le punte delle dita. Da anni faccio il pane tutte le settimane e sono convinto che questa pratica mi abbia risparmiato non poche sedute psichiatriche… e posso solo sperare che dove finisce la mia catarsi, inizi il vostro piacere! Nell’impasto di oggi c’è anche un 20% di farina integrale (avevo finito quella di tipo 1) che però dà un tocco più colorato e saporito.

Le creme di legumi (o marmellate, o vellutate, chiamatele come vi pare) rispondono invece a una necessità alimentare diversa, ovvero quella di reperire il giusto apporto proteico senza esagerare con la carne. Facendo esperimenti per convincere mia figlia a mangiare i legumi (l’unico che mangia senza problemi è la cicerchia) ho scoperto queste creme che sono ottime come piatto unico ma sono ancor più sfiziose se spalmate con un filo d’olio sopra un crostino appena sfornato.

Quindi prendete e mangiate!!!! Spero proprio che gradirete!

Ah, dimenticavo: il vino.

Faccio una premessa che vale per gli antipasti ed anche per le portate successive: di vino non capisco niente, sono un totale e completo ignorante. Pertanto gli abbinamenti che vi proporrò sono fatti senza cognizione di causa, basati soltanto sui mio gusto personale (e quindi sicuramente fallace).

Per gli antipasti vi propongo una bottiglia che ho scoperto recentemente ma che mi ha lasciato folgorato: Lacrima di Morro d’Alba brut rosé. La “Lacrima” è un vino rosso dell’entroterra anconetano molto fruttato, quasi dolce. Si abbina a fatica con piatti di carne tuttavia non è assolutamente un vino da dessert. È buono, ma non ho mai capito a quale piatto potessi associarlo finchè non ne ho scoperto questa versione spumantizzata ed extra dry: folgorato. Probabilmente il mio vino preferito in assoluto.

PRIMO PIATTO

Non potendo scegliere il primo piatto preferito in assoluto per la mia incapacità di prepararlo, ho ripiegato sulla mia seconda scelta perché questa, per fortuna, so cucinarla: strangozzi al ragù di salsiccia e verdure!

Siccome mi piace essere sincero fino in fondo, ammetto che ho provato a fare le tagliatelle (chè con questo ragù sarebbe stato il top…) tuttavia quando mi son dovuto rassegnare al fatto che col mattarello non sono ancora abbastanza bravo e per fare le tagliatelle giustamente sottili avrei dovuto ricorrere alla macchinetta a manovella, a quel punto ho alzato le braccia in un moto di onestà verso tutti voi e ho ripiegato (si fa per dire) sugli strangozzi. Per chi non lo sapesso, gli strangozzi (o stringozzi, dipende da quale città li produce) sono una pasta umbra molto simile agli spaghetti, ma più duri e corposi, l’ideale per un sugo ricco e saporito come quello che ho preparato. Il ragù di salsicce e verdure, infatti, è figlio della tradizione popolare e contadina che non si spreca niente, ed è quindi basato sul recupero di tutte le verdure rimaste nel frigo unite a un po’ di salsiccia (perchè anche il gusto vuole la sua parte…). In questo caso ho usato un trito di porri, zucchine, carote ed asparagi, cui ho unito le salsicce e poi lasciato cuocere per un paio d’ore a fuoco basso con uno spruzzo di vino bianco e un pizzico di sale e pepe. Se volete potete aggiungere un po’ di parmigiano ma ve lo sconsiglio perché rischiereste di “coprire” gli aromi delle verdure.

Non è facile abbinare un vino con questa portata perché potrebbe andar bene sia un rosso (c’è la salsiccia) che un bianco (ci sono verdure in abbondanza). Tuttavia, visto che sono io a dover scegliere, opto per un Rosso Piceno molto corposo, il Brecciarolo.

SECONDO PIATTO

Da circa un anno ho scoperto le virtù dello “slow-cooking” e da allora ne sono un fervente sostenitore. La dilatazione dei tempi di cottura (tripli o quadrupli rispetto alle normali cotture sui fornelli o al forno) non solo rende possibile la preparazione di piatti altrimenti troppo “complicati” (perché il margine di errore in fase di cottura si assottiglia enormemente) ma soprattutto permette di rivalutare alcune tipologie di piatti altrimenti poco considerati.
Ad esempio, i legumi di cui sopra, se cucinati con una pentola slow-cooker, guadagnano molti punti in termini di sapore e consistenza redendoli appetitosi anche per chi solitamente non è un amante di questo tipo di alimenti.
Ovviamente lo slow-cooking è un metodo di cottura volto a massimizzare la bontà delle carni: dal momento che la temperatura non supera mai i 70°, la carne resta tenerissima, permettendo di apprezzare anche tagli solitamente poco appetitosi.
Oggi ho voluto proporvi lo stinco di maiale con contorno di patate e carote.

Magari mi criticherete perché non è giusto di sale… magari storcerete il naso perché perché le patate sono un po’ troppo cotte, tuttavia la tenerezza mantenuta da questa portata non potrete negarla neppure sotto tortura: ripensate a tutte le altre volte che avete mangiato lo stinco e poi ditemi se questo non è 10 volte più gustoso!

Non ho particolari dubbi su quale vino abbinare a questa portata: il Nero d’Avola. Come avete intuito prediligo i vini rossi e il gusto forte ma controllato del vino siciliano è in assoluto uno dei miei preferiti. Alzate i calici, quindi, e bevete! Ma con moderazione perché questo vino spinge di brutto!!!!

DOLCE

Nonostante non sia un grande estimatore di dolci (d’altronde sono uno dei pochi esseri umani cui non piace né il cioccolato né la nutella…) adoro prepararli, possibilmente insieme a mia figlia.
Per questa occasione ho voluto stuzzicare il vostro palato con sua maestà la Zuppa Inglese.

Si tratta di un preparato semplice (pan di spagna + crema pasticcera) tuttavia la sua semplicità è a mio avviso il maggior punto di forza di un piatto che adoro fin da quand’ero bambino e che, nonostante i lustri, continua a conquistarmi ogni volta che lo assaggio.
Non ci crederete ma perfino il pan di spagna l’ho fatto con la slow-cooker… mentre per la crema mi sono avvalso dell’aiutante (mia figlia). Spero non disprezzerete l’assenza di cacao in superficie: come vi dicevo non amo il cioccolato e tutte le sue varianti.
Se voleste abbinare qualcosa da bere a questo dolce potreste scegliere un qualunque spumante dolce in circolazione, dalla bottiglia di Martini reperibile in ogni supermercato al più ricercato cuvée introvabile perfino nelle enoteche di lusso. Tuttavia, visto che stavolta decido io, vi propongo una bottiglia di Malvasia (possibilmente frizzante) servito né troppo freddo ma non troppo (ho tolto la bottiglia dal frigo una mezz’ora prima di stapparla).

Se avete ancora un po’ di spazio vado a preparare il caffè e a prendere l’ammazzacaffè (ho appena fatto un caffè-sport da leccarsi i baffi…)

Alla prossima, ragazzi: quando volete sarò sempre lieto di cucinare per voi!!!!!

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66 pensieri su “Aggiungi un posto a tavola

  1. No vabbè.. meravigliosa idea, meraviglioso post, mi sono commossa e non so come arrivare a fine giornata, mangiando in mensa a scuola 🤐🤐🤐
    Dopo leggo meglio. E mi esercito promesso, almeno una portata debbo imparare a cucinarla. Magari il vino 🤪

      1. Ahahah io sono nuova a questi eventi virtual gastronomici, ma li trovo fantastici. Farei proprio un appuntamento condiviso, con commenti in diretta. Complimenti mi piace 🥰

  2. Hallo! Bentornato! È un bel po’ che non ti leggo… 😟
    Le tagliatelle al ragù di papera… Cosa mi hai fatto ricordare! Da piccola erano il mio piatto preferito alle sagre nei dintorni del paese dove passavo le vacanze estive. Però ad un certo punto non lo hanno più fatto, mah…
    Riguardo alla cottura lenta invece io sono l’opposto. Non mi piace perdere troppo tempo ai fornelli, o nelle preparazioni dei piatti, anche se mi piace molto cucinare.
    Buon pranzo! 😊
    Mchan

    1. Ciao Mchan!!!!!
      Il ragù di papera è il massimo… se mai capiti tra Marche e Umbria ci sono decine di ristoranti che lo fanno, sempre molto buono 😉

      Per quanto riguarda la slow-cooking, invece, devi sapere che se hai o vuoi dedicare poco tempo alla cucina, è proprio quello che fa per te.
      Dal momento che i tempi di cottura variano (a seconda degli alimenti) da 5/6 ore fino anche a 12 (come nel caso dello stinco), è l’ideale per chi non ha tempo o voglia di star dietro ai fornelli: al mettino prima di uscire metti in pentola quel che vuoi cucinare, e la sera quando torni te lo trovi pronto e caldo!!!!! Tutto questo senza contare i vantaggi in termini di gusto, che ti assicuro sono eccezionali.
      Ovviamente è una tipologia di cottura che si presta principalmente alla preparazione di “secondi”, quindi carne o pesce, oppure di zuppe.
      Ammetto anche che son di parte, ormai ci son rimasto sotto: non rimetto la mia slow-cooker in dispensa da non so quanti mesi perchè in pratica la uso tutti i giorni 🙂
      Buon pranzo anche a te!!!

  3. Ciao! Che piacere ritrovarti ❤
    Spero tutto bene – ma con una tavola così, comunque ci consoliamo…
    … gradirò servirmi una doppia razione di antipasto, squisito, ma pure di dolce se possibile, e declinare – ma apprezzandole molto – le portate a base di carne.
    Se poi riesci, magari gli strangozzi con sole verdure o anche un filo d'olio e sale me li faccio più che volentieri!
    (Sono ormai vegetariana da un paio di mesi, senza fissazioni ma con convinzione).

    Chissà se riuscirò (senza il tuo medesimo impegno tuttavia, si intende) a replicare il meme: sarebbe carino, in questi tempi faticosi!

    1. Ciao Celia!!!!!
      E’ sempre un piacere sentire anche te!
      Non sapevo della svolta vegetariana ma non c’è problema: sappi che è giù pronto un menù apposta per te: tengo sempre un po’ di pesto in frigo, quindi un bel piatto di trofie al pesto non te lo leva nessuna. Per il secondo potrei optare per delle uova strapazzate o del formaggio stagionate (se ti piace) oppure posso scongelare un po’ di polpette ai ceci (in casa ne andiamo pazzi) però poi devi portare un po’ di pazienza finchè non saranno pronte!!!!!

      ad maiora!!!!!!

  4. Ma che bella questa idea! Gli strangozzi, o strozzapreti (come si chiamano dalle mie parti, non sono poi così facili da fare, e sono speciali con salsiccia, sangiovese e panna, metterò la ricetta anche nel blog. Ma per la zuppa inglese hai messo una foto con i savoiardi, buona anche così, ma hai ragione con il pan di spagna è meglio 😉
    Ottimi anche i vini scelti, hai sbagliato solo in una cosa….Kasa non è il più vecchio 😉

    1. Ciao Silvia!!!!!
      Ammetto di avere un problema con la panna da cucina: non la digerisco… Però ricordo che molti anni fa, quando mangiai per la prima volta gli strangozzi, li gustai proprio con il sugo da te menzionato. Squisiti!

      PS: hai ragione sul refuso della foto, ma ne cercavo una senza cacao e di meglio non ho trovato…

      PPS: l’età delle signore non si chiede e non si deve sapere, quindi per me il più vecchio della combriccola resta Kasabake 😉

      1. io uso solo panna senza lattosio, come per tutti i latticini, e sono molto più digeribili 😉
        La foto era solo un pretesto per scherzarci su.
        Per l’età, uomo o donna ognuno ha la sua e che si dica o che non si dica sempre quella rimane.
        io sono del 1959 e domani è l’ultimo giorno di lavoro perché, finalmente, andrò in pensione, quindi li festeggio questi 62 anni!!!! 😛

        1. ma complimenti Silvia!!!
          Augurissimi per la pensione!!! Si apre una nuova fase della tua vita che ti auguro essere ricca di piacevoli novità!!!!

          PS: la panna senza lattosio è come la birra analcolica o il tè deteinato… se devo affogare preferisco affogare nell’acqua alta:D 😀 quindi ogni tanto mi mangio senza vergogna la panna consapevole della colica che ne verrà e, parimenti, infischiandomene 😀 😀 😀

          1. no no, non sono assolutamente d’accordo, sono buoni come, se non di più con quelli normali, poi chiaramente dipende da quali prendi, se vai in sottomarche a poco prezzo sicuramente fanno schifo, ma anche con il lattosio non cambia niente 😛

          2. Non ho dubbi sulla veridicità di quanto dici ma su certe cose ho un po’ il pregiudizio… che ci posso fare…
            Comunque prima o poi la proverò, se non altro per togliermi il dubbio 🙂

          3. Prova, poi mi fai sapere, grazie per gli auguri, dopo qualche giorno di relax assoluto, ho già in programma tante cose da fare che prima non aveva mai tempo per farle e che mi piacciono molto 😉

  5. Amico Lap ma cosa mi combini!!!
    Mi hai fatto salire un’acquolina che non riuscirò più a levarmi per almeno altri due giorni quando avrò il mio sgarro e potrò mangiare del cibo “vero” XD
    Come ben sai (o forse non sai) seguo un piano alimentare sportivo e certe prelibatezze me le posso permettere solo una volta a settimana (si, lo so, è una vita triste, ma questa mi sono scelto 🙂 ).
    In realtà da qualche anno ho smollato un po’ e mi concedo qualche peccaminuccio in più (eccheccazzo) e una serata così tra buoni amici, buon vino e buon cibo non me lo leverebbe nessuno!
    Che poi sono anche uno di bocca buona, nel senso che sono pocchissimi i cibi che non mangio per gusto (anzi, quasi nessuno) e un menù del genere mi fa gola solo a guardarlo.
    Purtroppo non sono altrettanto bravo a cucinare quindi un giochino del genere non potrei farlo, con mia somma vergogna: la cucina peruviana è una delle più gustose al mondo e ci sono dei piatti che sarei ben lieto di offrire ad amici e commensali. Chissà magari un giorno mi verrà il pallino e mi ci dedichero (intanto sto cominciando a mettere mano ai dolci, che la mia signora è una appassionata per non dire dittatrice della pasticceria e ogni tanto mi insegna qualche trucco).
    Chiudo spezzando una lancia a favore dell'”integrale”: non so se sia abitudine o altro ma i vari fainacei integrali come pane o pasta trovo che abbiano una loro dignità e possano essere molto gustosi (se di qualità ovviamente). Quindi quei crostini parzialmente integrali potrebbero essere quasi una chicca.

    1. Amico mio se c’è una cosa che non ho mai fatto in vita mia e mai potrei fare è quella di sottostare a un rigido regime alimentare.
      Quindi riesci a guadagnare la mia più totale disistima per la dieta sportiva che ti sei scelto e, al contempo, il mio più sentito applauso non solo perchè riesci a seguirla da molto tempo ma anche perchè ammetti di non avere i paraocchi e di saper capire che in certe occasioni ci si può lasciare andare.

      Ti confesso pure che sono un grande estimatore della cucina latino americana. Quando andai in messico restai estasiato dalle prelibatezze locali: in quei giorni penso di aver mangiato talmente tante enchiladas che ci si poteva sfamare un quartiere di Citta del Messico. Per non parlare dei piatti di carne, molto più speziati e dai tagli assai diversi da quelli cui siamo abituati qua in europa. Ho fame al sol ricordo…
      Mi piace anche la cucina brasiliana, scoperta di recente grazie a un ristorantino qui nel ritorale veramente molto interessante.
      Ignoro invece del tutto la cucina peruviana, quindi vedi di darti una mossa a imparare a cucinare chè aspetto il tuo invito 😀 😀 😀 😀

  6. grazie per avermi citato. Il mio pranzo è molto modesto rispetto al tuo ricco e ben assortito.
    Stinco di maiale? Servono i crauti dolci, come lo fanno i tedeschi o meglio i sudtirolesi.
    Per la zuppa inglese? Mah! Pan di Spagna imbevuta con alkermes – non diluito con starti alternati di di crema gialla e crema al cacao – immagino la faccia ma il cioccolato no! Quello ci vuole sempre. La nutella può aspettare ma quello fondente minimo 70% serve- Per chi è di Ferrara il pan di Spagna va sostituito con la brazadela – la ciambella, quella col buco 😀 – Qualcuno la chiama anche bensone ma non è la stessa cosa. Èuna ricetta un po’ alcolica 😀 ma serve.

    1. Ciao newwhitebear e benvenuto nel blog 🙂

      Rilevo molta preparazione sui dolci: buono a sapersi… magari la prossima volta che strappo qualche consiglio.

      Hai anche citato i crauti, un ortaggio invero sottovalutato. Ultimamente vado matto per quelli rossi stufati in padella con mezzo bicchiere di vino rosso: un contorno semplice, eppure dal sapore insolito!!! Te lo consiglio 😉

      1. Quelli rossi li metto insieme all’insalata. I crauti sono di due tipi: dolci e cidi. Io preferisco quelli dolci, anche in AltoAdige preferiscono quelli acidi come tutti germanofoni.
        Preparato sui dolci? Direi di no. Io faccio il ragazzo di bottega a mia moglie 😀

        1. Bravo hai capito tutto.
          Fare il garzone alla propria moglie è il metodo migliore per invecchiare bene. Anzi, no: è proprio l’unico modo esistente per invecchiare, perchè altrimenti si finisce stecchiti prima.
          E parlo con cognizione di causa, sia chiaro 😀 😀 😀

  7. Non ho mai smesso di sperare in un tuo ritorno. E ho sempre saputo che, se tu avessi deciso di fare questo passo, saresti stato inondato di affetto (e quindi di commenti) il giorno stesso della pubblicazione del post. Di conseguenza è stata una piacevolissima sorpresa scoprire che avevi accantonato la tua pessima idea di ritirarti da WordPress, mentre invece non mi sorprende affatto che questo post abbia raccolto oltre 20 commenti nel giro di poche ore.
    Passando al suo contenuto, anch’io anni fa ho pubblicato il mio menu ideale in un mio vecchio post (https://wwayne.wordpress.com/2015/12/27/indovina-chi-viene-a-cena/). E anch’io come te sono un ignorante totale in fatto di vino: ad esempio, il mio vino preferito (il Moscato d’Asti) andrebbe abbinato solo ed esclusivamente ai dolci, ma io lo bevo anche con il pollo arrosto.
    Riguardo al metodo slow – cooking, concordo con te quando scrivi che migliora moltissimo il sapore della carne. E’ importante usarlo in particolare quando si cucina un piatto a base di manzo, come il ragù o il gulasch: infatti ci vogliono ore ed ore di cottura per far ammorbidire quel tipo di carne, e se la togli dal fuoco troppo presto rischi seriamente di servire in tavola un piatto impossibile da masticare.
    Colgo l’occasione per aggiornarti su un libro e un film che mi sono capitati sotto gli occhi di recente.
    Il libro è un romanzo che ho comprato a Udine: avevo bisogno di qualcosa da leggere nel lungo viaggio di ritorno verso casa, e quando ho visto in una libreria “Il dio della colpa” di Michael Connelly ho capito di avere davanti il libro giusto. Avevo giurato a me stesso di non leggere più nulla di questo scrittore perché mi stava creando dipendenza, ma dopo un anno intero di astinenza ci sono ricaduto clamorosamente. Ne è valsa la pena però: “Il dio della colpa” è un romanzo davvero magnifico, uno dei più belli che lui abbia mai scritto. E ne ho letti 30 su 35, quindi parlo con cognizione di causa.
    Il film è “Come ti ammazzo il bodyguard 2”. Premesso che dopo aver visto quella merdaccia fetida di “Cry macho” anche “Occhio alla perestrojka” mi sarebbe sembrato un capolavoro, ritengo questo sequel addirittura migliore del primo capitolo. Le ragioni del mio gradimento sono essenzialmente 2:
    – Il regista è uno sporcaccione che si sofferma più e più volte sulle tettone di Salma Hayek, con un’insistenza che non si vedeva dai tempi dei film con Shannon Whirry;
    – Ci sono almeno 2 scene d’azione davvero spettacolari, che non ti anticipo per non rovinarti il piacere della visione.

    1. Ciao wwayne!!!
      Innanzitutto ti ringrazio per aver tenuto in vita il mio blog con i tuoi guest post!!!!! E poi ti voglio rassicurare: non ho mai avuto idea di abbandonare del tutto il blog, anche se è evidente una notevole latitanza da inizio anno. Mentre prima mi sforzavo di produrre post con una cadenza almeno mensile (spesso anche più fitta), oggi vivo questo passatempo in maniera più distaccata e quindi mi diletto a pubblicare solo quando ne ho veramente voglia, come in questo caso!!!!

      Ma passiamo al dunque.
      Hai citato il Moscato ma devo confessarti che è un vino che proprio non mi piace. Non riuscirei mai a berlo come fai tu col pollo, ma neppure coi dolci. De gustibus, ovviamente. Riguardo invece il Gulasc ungherese è un piatto che ancora non ho mai fatto ma siccome mi piace da matti, l’idea di realizzarlo direttamente mi intriga da matti. Ho già programmato di cucinarlo questo inverno (lo trovo ideale per una fredda serata di novembre o dicembre): sarai il primo che aggiornerò sull’esperimento!!!!

      Riguardo invece le tue ultime letture e visioni.
      Mi spiace che Cry Macho sia una sòla, ma ne parlano tutti male. Ogni tanto anche il buon vecchio Clint fa cilecca e comunque a lui perdoniamo tutto. Riguardo invece la MOGLIE DEL BODYGUARD, già mi era piaciuto da matti il primo, se mi parli bene anche del secondo (che pensavo fosse solo l’ennesimo sequel spremibotteghino) allora inizio già a fregarmi le mani. D’altronde questo film si innesta perfettamente in uno dei generi che io e te amiamo di più, il buddy movie in cui commedia e azione si mescolano sapientemente. Il genere è tornato di moda ultimamente e nessuno mi leva dalla testa che il merito di questa riscoperta sia tutto dovuto a SHANE BLACK (che per altro è uno dei capostipiti del buddy movie avendo firmato tutti gil ARMA LETALE) e al suo THE NICE GUYS uscito qualche anno fa. Buon per noi.

      Io invece ho visto due film per i quali avevo enormi aspettative.
      THE FATHER, col premio Oscar a Hopkins, mi ha pianemente soddisfatto. E’ un’opera impegnativa, che potrebbe scadere nel cinema più intellettuale e noioso del mondo, ma che invece sa mantenere uno spartito semplice nel quale la melodia è del tutto sussidiaria alla prove degli attori, tutti (dal primo all’ultimo) in stato letterale di grazia.
      REMINESCENCE invece è stata una mezza delusione. Il cast è di primordine ma a stuzzicarmi era la figura dell’autric e regista: LISA JOY. Si tratta delal moglie di Christopher Nolan, il fratello sceneggiatore del famoso regista, che non solo ha collaborato a molti dei film del cognato, ma ha anche firmato insieme al marito una delle migliori serie TV degli ultimi anni: WESTWORLD. Anche questa volta ha cercato di mescolare generi diversi: se con il fortunato telefilm aveva unito WESTERN allo SCI-FI, qui ha provato a unire il NOIR sempre allo SCI-FI. Non manca niente: la femme fatale, le atmosfere cupe, l’indagine dei bassifondi, i colpi di scena. Tuttavia il film è privo di ritmo e di energia, protegge stancamente rischiando troppo spesso di scivolare nel melodramma. Un’occasione persa.

      1. Adoro il noir.
        Adoro Angela Sarafyan.
        Adoro i film che non si limitano a raccontare una storia di fantascienza, ma hanno anche l’ambizione di creare un intero universo, che non assomiglia a nessun altro già visto in precedenza.
        Per tutti questi motivi mi sono fiondato a vedere Frammenti dal passato – Reminiscence appena è uscito al cinema, e sono contentissimo di aver speso 8,50 euro di biglietto per vederlo. Comunque la tua posizione è quella prevalente, dato che questo film è stato un superflop: pensa che ha incassato solo un terzo del suo budget (18 milioni contro 54 di spesa). E non c’entra nulla la pandemia, perché Free Guy è uscito nello stesso periodo ed è stato un successone.
        Riguardo al gulasch, farlo è davvero semplicissimo, soprattutto se usi una polverina già pronta. Io compro regolarmente su Amazon quella della Bauer: se la aggiungi all’acqua e all’olio e la lasci cuocere a lungo si forma una salsa densissima, la consistenza ideale per questo tipo di piatto. E ovviamente anche il sapore è molto buono.
        Capisco benissimo la tua difficoltà a partorire un post al mese, perché ho il tuo stesso problema. Questo mese ad esempio ho avuto una fortuna sfacciata che il 15 Settembre sia uscito il libro “La mia meta” di Roberta Damiano, perché così ho potuto leggerlo e recensirlo nel giro di pochi giorni: se non fosse stato per questa botta di culo, non avrei avuto la più pallida idea di cosa parlare nel mio post mensile.
        Per Ottobre invece la mia idea sarebbe di parlare del sequel di Venom, ma sono un po’ indeciso, perché il post che ho dedicato al primo film (https://wwayne.wordpress.com/2018/10/06/venom/) è il meno visualizzato tra tutti quelli che ho pubblicato negli ultimi anni. Evidentemente i miei lettori si aspettano che parli di film un po’ più sofisticati di quello. Vedrò cosa fare.
        Adesso che sei tornato in pista, mi farebbe piacere che tu tirassi fuori dalla naftalina una recensione che mi avevi annunciato ma non hai mai pubblicato, quella di “Nella tana dei lupi”: un film così tamarro commentato da una penna ironica come la tua sarebbe una combinazione micidiale! 🙂

        1. Ignoravo che avessi visto REMINSCENCE ma non mi stupisce che ti sia piaciuto: mentre lo guardavo mi ripetevo che si trattava del classico film che piace a Wayne e pochi altri. Al momento di valutarlo su IMDB ero indeciso tra il 5 e il 6, poi ho optato per la sufficienza per due motivi. Innanzitutto perchè lo sforzo produttivo è stato enorme e in seconda battuta perchè il personaggio della Femme Fatale è veramente sublime e il fascino di Rebecca Ferguson veramente magnetico: una bomba sexy senza pari.

          Ti devo anche ringrazia per un motivo: non ricordavo minimamente di aver preparato (sarebbe meglio dire, abbozzato) una recensione de LA TANA DEI LUPI… ed effettivametne il file c’è nelle mie bozze… l’ultima modifica risale addirittura a 3 anni fa… ora me lo rileggo e chissà, magari lo pubblico pure 🙂

          1. Rispetto ad Angela Sarafyan Rebecca Ferguson ha molti più minuti a disposizione, e come dici tu interpreta un personaggio molto più sexy. Eppure mentre ero al cinema non avevo occhi che per la Sarafyan, e mi scioglievo sulla poltrona ogni volta che il suo viso veniva proiettato a tutto schermo. Penso che pochissimi spettatori vadano a vedere un film al cinema apposta per lei (forse non arriviamo a 50 in tutto il mondo), ma io sono fierissimo di far parte di questo minuscolo fan club.
            Riguardo a “Nella tana dei lupi”, mi fa molto piacere di aver contribuito a tirar fuori dal dimenticatoio il tuo post, e spero di poterlo leggere presto. Nel frattempo vado a prepararmi la cena: prima mangio gli arancini, poi mi guardo per la prima volta “Basilicata coast to coast”! 🙂

  8. Il vero enorme problema è che io sono a dieta quasi ferrea.
    No ragu di salsiccia, no carni rosse (stinco di maiale), no alcool no dolci.
    Brutto affare.

    Posso sempre derogare per un giorno, no?

    1. Ciao kikka e benvenuta.
      Però, scusami se te lo dico… ma questa non è vita!!! soprattutto il NO ALCOL. Per favore, torna nella retta via e concediti un giorno di sgarro!!!!

      1. Non posso davvero… alcuni problemi mi sconsigliano vivamente di bere.
        A parte che a me piace solo la birra, potrei bere quella “zero” ma ovviamente non è la stessa cosa.

        PS maschietto. Sono maschietto.
        😀

        1. le desinenze in A obnubilano il cervello… perdonami per la confusione di genere e quindi ti do nuovamente il benvenutO nel blog 🙂

          PS: eoni fa assaggiai una birra 0, se la dovessi valutare come birra era una schifezza, ma se la dovessi valutare come surrogato della cedrata allora era ottima, quindi l’importante è guardarla dalla giusta prospettiva 🙂

  9. Commento 1

    Ero rimasto fuori della casa di Lapinsu per non so quanto tempo, in attesa di presentarmi ed unirmi all’allegra combriccola di invitati alla tavola del nostro amico e collega blogger. Usando la mano sinistra mi ero stretto nervosamente il braccio destro ancora una volta, per cercare in qualche modo di sollecitare il mio tentacolo a ritrasformarsi in arto umano, ma questo si rifiutava cocciutamente e continuava a penzolare viscido fuori dalla manica: non potevo mostrarmi nella mia vera forma ai miei amici, non ancora almeno. Finalmente, come era già accaduto alle mie squame dorsali, anche le gambe e le braccia avevano ripreso la loro forma umana e dopo un ultimo sguardo di controllo allo specchio olografico che portavo sempre con me, ero entrato in casa. «Ciao a tutti! Vi sono mancato?» Avevo chiesto ad alta voce, rivolgendomi a tutto il gruppo con un gran sorriso. «Come un attacco di emorroidi! Ciao amico mio…» Mi aveva risposto Lapinsu, venendomi incontro ed abbracciandomi. Mi ero guardato attorno felice, osservando tutti quei volti sorridenti, sinceramente contenti di essere lì ed alcuni di essi era la prima volta che li vedevo dal vivo: era un’occasione stupenda, che andava assolutamente preservata e così, estraendo dalla tasca il mio trasmettitore, avevo fatto partire la registrazione di quel pezzo di realtà. «Strangozzi? Cosa sono, per gli anelli di Saturno! Sembra il nome di una tortura medievale, di quelle che usavano… Come si chiamava quel tribunale speciale che ti condannava a morte se non adoravi il loro Dio? Tribunale della sharia o tribunale islamico?» Così aveva bofonchiato l’architetto della struttura spaziale Peter, uscendo dall’ombra del proiettore, mentre sullo sfondo, come un vecchio film, proseguiva la proiezione di quel pezzo di spazio-tempo che stavo registrando. «Sono come gli strozzapreti e sono una delizia assoluta, davvero impagabile, ma tu non puoi capire, visto che non sei mai voluto scendere tra i comuni mortali di quel pianet… Aristocratico snob del piffero…» Risposi scocciato. «E comunque quello islamico è un tribunale successivo nel tempo, perché le torture medievali erano quelle della Santa Inquisizione, che era invece un tribunale cristiano di qualche secolo prima…» «Cristiano, musulmano… Si, vabbé, sempre religioni monoteiste insomma… Durarono fino a quando, non ricordo?» «Mamma mia, Peter, ma non c’era il corso di Storia obbligatoria quando hai preso il patentino di Registratore di Eventi? Lo sai che tutto si dissolse dopo la Grande Fusione Mondiale nell’unico Credo Galattico, a seguito delle Rivolte del Furore Cieco… Ma parliamo di migliaia di anni dopo gli eventi di questa cena…» Un brivido mi scorse lungo la spina elicoidale che fungeva da raccordo di tutte le mie terminazioni sensoriali: quanto tempo era trascorso da quella cena, quasi diecimila anni eppure ancora la ricordavo. Allungai una mano verso il flusso di immagini e feci come per afferrare un bicchiere di vetro con dentro la Malvasia: quanti ricordi… Ora, nei pressi di Macerata. Silvia: «Gianni, cioè, Lapinsu, cosa è stato? Avrei giurato di aver visto una mano uscire da dietro la tenda…»

    1. Le piccole ruote di 40p (pronunciato all’inglese, “fortyp”) si incagliano nella sabbia. Il robottino calcola prontamente la quantità di energia aggiuntiva da distribuire sulle ruote e la rilascia mentre i chip al suo interno sibilano impercettibilmente. 40p si libera e avanza di qualche centimetro, poi si ferma. Si volta. L’occhio meccanico sonda il terreno, l’infrarossi scandaglia il sottosuolo e una lucina verde prende vita centinaia di migliaia di chilometri più lontano.

      Un beep sveglia l’astronauta che subito apre gli occhi e sgancia la cinta che lo tiene ancorato alla sedia. Si avvicina al monitor, scorre rapidamente i comandi e si collega all’occhio meccanico del robottino di esplorazione inviato sulla Terra. Appena intuisce che 40p ha trovato qualcosa non riesce a trattenere un urlo di gioia. Ha dovuto far leva su tutto il suo carisma (e oliare anche qualche ingranaggio in maniera poco onesta, ma questo non gli piace ammetterlo) perchè la missione di ARCHEOLOGIA PREISTORICA DELLA VITA SULLA TERRA fosse finanziata. Sono passati centinaia di migliaia di anni da quando gli uomini hanno abbandonato il pianeta Terra e ormai non importa più a nessuno cosa si facesse in quell’era lontana e primitiva. Ma non a lui, che arso da una curiosità quasi morbosa, ha sempre desiderato sapere come vivesse l’HOMO SAPIENS finchè era rimasto nella Terra, ovvero prima che i disastri climatici lo costringessero a migrare verso altre costellazioni trasformandolo quindi in HOMO SIDERIS, uomo delle stelle.

      L’astronauta collega un biochip al lobo temporale, così da poter comandare con impulsi nervosi e cerebrali il robottino 40p, quindi fissa il monitor per orchestrare l’operazione di recupero.

      Ormai nella Terra gli oceani hanno invaso ogni angolo del pianeta e solo il 5% della superficie emerge dall’acqua. Esiste un solo continente, un piccolo spicchio di terra, una nuova ma minuscola Pangea che però è completamente desertica. L’astronauta utilizza una piccola paletta meccanica situata sulla schiena di 40p e inizia a scavare con movimenti circolari. Gli sembra quasi di sentire i granelli di sabbia morbidi e bollenti scivolargli tra le dita ed ha un sussolto quando negli altoparlanti dell’astronave rimbalza un rumore sordo e metallico, prodotto centinaia di miglia più in basso dalla paletta di 40p che ha urtato una superficie metallica.

      Nel giro di pochi minuti centinia di robottini del tutto identici a 40p raggiungono il punto X. Impiegano meno di un’ora per liberare l’oggetto nascosto nella sabbia: sembra una capsula, forse un missile. L’astronauta, che ha mantenuto il controllo di 40p, utilizza una lama in adamantio per incidere l’involucro metallico e scoperchiarlo e ciò che vede lo lascia esterrefatto: i resti di un essere vivente morto millenni prima.

      Lo scanner di bordo conferma la sua prima impressione: è lo scheletro di un Polipiano, razza aliena estinta da molto tempo. Quando l’Homo Sapiens era fuggito dalla terra, aveva infatti scoperto l’esistenza di molte razze aliene che “spiavano” il genere umano. Con metodo e pazienza, l’Homo Sapiens aveva mosso guerra a tutte queste razze aliene e le aveva sterminate una dopo l’altra, implacabilmente. Scheletri come quello riflesso nel monitor erano esposti in molti musei paleontologici della Nuova Terra.

      L’astronauta comanda a 40p di spostare i resti e frugare nella capsula-bara. Per prima cosa nota un nome, Peter, ma non ci bada più di tanto perchè è subito attratto da una presa CFT, un vecchio tipo di attacco che nei tempi primitivi veniva usato per la trasmissione dei dati. Roba obsoleta: solo 64 terabyte al secondo…

      L’astronauta recupera in pochi istanti i dati salvati nel piccolo hard-disc della capsula e subito li studia con interesse. Se fosse fortunato potrebbe aver trovato la testimonianza di qualche provvedimento governativo prima della Grande Migrazione, o magari una delle tante opere letterarie andate perdute durante l’innalzamento della maree. Forse potrebbero esserci delle fonti video di come era la Terra prima del disastro climatico.

      Carico di speranza osserva i dati sul bioschermo manuale ma resta subito spiazzato da alcune parole incomprensibile: MALVASIA, STRANGOZZI, BRECCIAROLO.

      Ma che roba è mai questa? bofonchia spazientito?

        1. Con kasa di questi giochini ne abbiam fatti a centinaia… c’ero un tempo che pubblicavo post solo per potermi divertire con lui sui commenti…
          Scrivere è come mangiare: da soli è piacevole ma insieme è più bello 🙂

          1. Il sito dell’ Inps dove che potrò godermi la meritata pensione nel 2048… Praticamente quando sono ambientati i film di fantascienza più futuribili 🤣

          2. ammazza, beh il lato positivo è che vuol dire che sei giovane 😉
            Però il fatto di scrivere lo puoi sempre fare e più spesso, visto che hai ammesso che è una cosa che ti fa stare bene 😉

          3. La saggezza semplice delle tue parole tramortisce. Hai proprio ragione, non posso aggiungere altro.
            Farò tesoro del tuo consiglio, promesso 🙂

      1. Sublime, semplicemente sublime.
        Mi sto spellando le mani per applaudirti e tu non puoi sentirmi…
        Ma quanto è bello che hai di fatto commentato il mio commento-racconto con un altro racconto che parte dal mio e si lancia a centinaia di migliaia di anni nel futuro è tutto mantenendo intatta sia l’ironia come anche il sapore della nostalgia…
        Un esercizio meraviglioso, che scalda il cuore e ridà fiducia nell’unanimità!
        A breve dovrò chiamarti “maestro”.

        1. Ripeto a te quel che hod etto a Silvia poche righe più sotto:
          scrivere è piacevole, ma farlo insieme è più bello 🙂

          Avevo dimenticato la scarica di adrenalina che mi danno i nostri “commentarii” ed è bellissimo cazzo!!!!!!

  10. Commento 2

    Un post delizioso, strepitoso, scritto magnificamente e con un ritmo leggiadro come io non sarei mai stato capace di scrivere e non lo dico per falsa modestia, assolutamente no, ma proprio perché è vero: scrivere così è una tua dote speciale, un tuo modo tutto particolare in cui sei maestro ma di cui, onestamente , fai davvero un uso molto parco, perché di rado (troppo) ti si legge con simile impegno e partecipazione!

    Avrei da scrivere tantissimo sulle singole portate, ma non so se avrò il tempo, per cui vado al sodo: tutto molto goloso e assolutamente non ovvio (sei un gourmet, altro che e sei maturato moltissimo anche in cucina!): non c’è portata che non farei diventare mia, subito, all’sitante e penso anche che influenzerà qualcosa delle mie preparazioni future (ho già inoltrato il tuo menù, con annesso canovaccio in salsa comedy a mia moglie che è la vera chef della famiglia)!!!

  11. Quando si entra in blog come questi, si sospira: “finalmente”, proprio in tempo per leggere un testo diverso dalle solite consuetudini, perché si “gusta” fino in fondo. Tra l’altro, poi, nei commenti, inizia un altro post. Un po’ come “un piatto tira l’altro” per intenderci. Comunque grazie per l’invito (!) e per la splendida cena, e soprattutto, complimenti per gli splendidi abbinamenti, degni di un sommelier di prim’ordine, che ho apprezzato con sorpresa, anzi, siccome il primo: il “Lacrima di Morro d’Alba brut rosé”, non lo conoscevo, andrò subito in qualche enoteca per recuperarlo, mi ha incuriosito. Se poi finito tutto volete venite nel mio locale per finire la serata, non c’è problema, chiudo le porte, alzo il volume della musica e fino all’alba possiamo sbronzarci fino allo sfinimento. Anzi, mi hai fatto venire in mente quando da adolescente e dopo una sabato sera da sballo, si finiva sempre in un bar dove c’era un bartender favoloso, perché se non bevevi alcolici ti cacciava fuori; nel senso che le birre dovevano essere rigorosamente “medie”, i whiskey “doppi”, le Tequile “pure”, e via di questo passo. A un certo punto, arrivata l’ora di chiusura, abbassava la saracinesca e chi rimaneva dentro: cazzi suoi, perché fino alle sei di mattina doveva continuare a bere e usciva praticamente a quattro zampe, se ci riusciva. Io non sono così cattivo, ma la bellezza della compagnia consiste proprio nel passare una serata con tutte le goliardie del caso, perché ridere fa bene al cuore e al cervello (beh… diciamo che poi il bere bilancia il tutto 🙂 ) e la vita ha bisogno di questi momenti. Grazie ancora 😉
    P.S. per l’ammazza caffè, se permetti, consiglio alla femminucce un “Noble Riesling Select” della casa “Urlar” (Nuova Zelanda): un vino bio derivato da delle uve lasciate passire sulla pianta fino alla crescita di muffe nobili, che in fase di spremitura, conferiscono poi un gusto particolarissimo, delicato e adatto proprio per un finale sorprendente. Mentre per i maschietti qualcosa di forte: un “Royal Blend Cognac Noir Prestige” della famiglia Tesseron, uno dei migliori distillati francesi, proprio per finire in maniera splendida questa tua iniziativa che ci ha resi felici.
    Secondo P.S. (anche un bel grappino va sempre bene). Ciao e buona continuazione…

    1. Mi soffermo sul tuo PS perchè ‘sta storia delle uve ammuffite (il fatto che siano muffe nobili sposta 0 nella mente dell’ignorane come me) mi ha letteralmente intrigato.
      Da un lato sono inorridito poi però, d’altro canto, ho pensato che pure il gorgonzola è ammuffito e me lo mangio più che volentieri… quindi perchè non provare?
      Ammetto che anche il cognac della famiglia Tesseron mi intriga molto, ma anche qui sono un ignorante neofita, dato che bevo rarissimamente il cognac.
      Con le grappe vado un po’ meglio, nel senso che le conosco e mi piacciono (soprattutto le barricate). Evito però di tenerne in casa, che l’occasione poi fa l’uomo ladro 😀

      Ci vediamo nel tuo bar, allora, tutti insieme appassionatamente. Tanto paga Kasabake 😀

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