Welcome to the Rileys

Il sangue scivola e le gocce vermiglie, timide, solcano la pelle come intimorite dalla luce e si lasciano dietro una scia sottile che calamita il mio sguardo con forza potente, obbligando gli occhi a scrutare il reticolo opalescente che frammenta il mio corpo in un mosaico nel quale si nasconde la ferita che mi fa sanguinare. Non provo dolore, non più: ho imparato a convivere con la sofferenza fino a considerarla una parte essenziale dell’esistenza, come l’aria che respiro o il terreno sotto i piedi.

Non c’è luce senza oscurità.

Il mio sangue zampilla poi scende copioso imbrattando le braccia, le gambe, le mani. Lo sento colare perfino sul collo e rigarmi la schiena facendomi il solletico. I muscoli si contraggono diventando sempre più rigidi ma io non emetto un lamento perchè so (spero) che ognuna di quelle gocce in cui si mescola sangue sudore e disperazione serva a distillare il senso di vuoto che mi attanaglia da quando io abbia memoria, probabilmente da sempre. Ma un destino inesorabile mi rende prigioniero di me stesso e senza possibilità di scappare dalle mie sciagure: come un Cristo incapace di risorgere cado in ginocchio, piegato dal peso di un’esistenza resa insostenibile dall’assenza di un senso.

Ora sono vuoto, del tutto dissanguato. Cerco uno specchio e mi trovo a fissare un fantasma cremisi che non solo ha perso la strada e privo di energie è costretto a vagare, ma ha smarrito pure la consapevolezza di essere ancora vivo.

Forse sono morto, deve essere per forza così. Forse sto per congiungermi con mia figlia ma non trovo quel sollievo che ho sempre immaginato di trovare col sonno eterno. Sono sempre inquieto e spaventato e tutto mi sembra intollerabile, la vita come la morte.

Troverò mai pace?

Mi sento condannato a vagare in un limbo di mestizia dove il freddo e la solitudine si rincorrono giocando a rimpiattino con le mie emozioni.

Solo quando il terrore di essere intrappolato per sempre in un gorgo tenebroso dove la sofferenza assume i contorni netti di una corda stretta intorno al collo, è allora che mi sveglio.

Sono sudato, ma la mia pelle è fredda. La sveglia ticchetta sul comodino ma mi sembra distante milioni di chilometri. Scosto il lenzuolo fradicio e schizzo in piedi come una molla: corro in bagno e accendo la luce per specchiarmi. Non c’è sangue sul mio volto anche se tutti i miei sensi mi dicono l’esatto contrario. Mi passo le mani sulle guance rese ispide dalla barba e con un po’ d’acqua fresca tento di trovare qualche sollievo. Guardo i miei occhi scuri e infossati di chi ha dormito un sonno turbolento e un sorriso triste mi piega le labbra.

Sono io, dunque. Sempre io.

E’ stato solo un sogno, forse un incubo.

Da bambino mia madre mi ammoniva sempre perchè non vedessi i film dell’orrore o quelli coi mostri, altrimenti poi di notte ero tormentato da incubi terribili e sognavo radici che mi avvolgevano dai piedi fino a soffocarmi oppure animali terrificanti che sorgevano dal pavimento della mia cameretta per sbranarmi sadicamente. Ora che sono un uomo, invece, so benissimo che dovrei evitare i film dove muoiono i figli perchè tendo a fare mio quel lutto vivere il dolore con partecipazione sincera finchè l’empatia non mi travolge tormentandomi con incubi orribili.

Ma a Welcome to the Rileys non ho saputo resistere.

Non so se la colpa sia mia oppure di un sontuoso James Gandolfini, però la visione di questo film mi ha spaccato il cuore e lo rivedrei ancora, e ancora, e ancora. Perchè la redenzione non è un tesoro che si trova dentro una buca ma un viaggio nel il quale bisogna trovare il coraggio di mettere in discussione tutto, perfino se stessi.

Voto: 8

19 pensieri su “Welcome to the Rileys

  1. Questa volta voglio essere il primo a congratularmi con te per il tuo post, perché la gioia di leggere questo tuo modo così letterario, con stai trasformando da tempo il concetto stesso di critica e recensione cinematografica, è davvero una boccata d’ossigeno rivitalizzante, in un web che pur inseguendo la novità a tutti i costi, da tempo ormai puzza solo di stantio.

    C’è persino nei tuoi post un potente umanesimo da battaglia, un sentimento di rivolta non revanscistico, con cui metti uomo e sentimenti in primo piano, dribblando qualsiasi tendenza modaiola ed ogni vigliacca genuflessione nei confronti delle mille stupide polemicucce da pre-Oscar che invece attanagliano lo spazio dei rotocalchi di internet, come fanno i giornali sportivi nei periodi lontani dal vero campionato.

    Sul film che dire, se non quanto da te lasciato trapelare ovvero un sentimento di angosciante oppressione e dolorosa testimonianza di incomunicabilità generazionale, espressa da un davvero sontuoso Gandolfini (eccezionale in quell’ultimo, ahimé, periodo di crepuscolo, dove ogni possibile divismo aveva abdicato nei confronti di una virilità umiliata, come nel miglior Eastwood e che per me ha trovato il suo apice nel ruolo da non protagonista che ebbe in Killing Them Softly) e da una ancora più brava Kristen Stewart, che come ben sai è una delle mie muse.

    Ho apprezzato moltissimo questo film, ma applaudo ancora più al tuo post.

    Un abbraccio, amico mio.

    1. Al di là del piacere estetico e della gratificazione che traggo dalla visione dei film, il cinema è per me essenzialmente una scusa grazie alla quale da un lato trovo il coraggio di affrontare temi e sentimenti anche eterogenei, mentre dall’altro lato trovo la forza di vincere la mia innata pigrizia che, mescolandosi ad ansia da prestazione, sterilizza invariabilmente le mie velleità scrittorie.

      Film toccanti come questo sono quindi un duplice toccasana, perchè rischiarano il cuore e la mente e il piacere di condividere con te e chiunque altro legga il post questa sensazione così strana, in cui un dolore rassegnato cerca una via di espiazione e redenzione fallendo e allo stesso tempo riuscendo nell’impresa.

      Gandolfini era veramente un attore monumentale la cui grandissima virtù è stata a mio modo di vedere di regalare volto e sguardo alle debolezze umane, quelle del boss dei Soprano come quelle di questo padre che cerca la figlia deceduta nei posti e nei luoghi più assurdi.
      Piccola chiosa anche sulla Stewart: da quando Twilight le ha regalato la fama, non ha praticamente mai sbagliato un film, rivelando talento e saggezza nella scelta dei copioni.

      Chiudo ringraziandoti per le belle parole che come sempre spendi per me. Non sono e mai potrò essere un critico cinematografico (neppure lo vorrei, a esser sincero…), tuttavia mi piace immortalare le emozioni scatenate da un film o anche da una semplice scena al suo interno. Constatare che questa narrazione inusuale riscontri qualche apprezzamente è estremamente gratificante!!!!!

      Ricambio l’abbraccio!!!!!

  2. ….lasciamo perdere ho avuto le lacrime agli occhi x giorni e un senso di pesantezza piombica al cuore che non ti dico…ma che film…

  3. Caro Lap, adesso mi credi?
    Te lo sta dicendo anche il tuo amico Kasabake, sei talmente bravo che il tuo stile sta diventando sempre più letterario più che da recensionista 🙂
    Allora, quando ci regalerai un libro?

  4. SPOILER WARNING
    Anche a me di recente è capitato di vedere un film fino alla fine, pur intuendo fin dall’inizio che sarebbe stata un’esperienza dolorosa. Il film in questione è “Libere disobbedienti innamorate”.
    Il bello è che la storia non lasciava presagire in nessun modo che ci sarebbe stato un finale amaro: era qualcosa che mi sentivo nelle viscere.
    Di norma in questi casi mollo il film senza alcun rimpianto, ma in quel caso decisi di proseguire: sia perché il film era fatto benissimo, sia perché le 3 protagoniste erano una più adorabile dell’altra, e quindi mi sono affezionato a ciascuna di loro fin dai primissimi minuti.
    E qua arriviamo ad un altro punto fondamentale: l’importanza dei personaggi. Per tenere lo spettatore incollato allo schermo non basta una storia coinvolgente: bisogna anche fare in modo che si crei un legame emotivo tra lui e i personaggi. Ce ne dev’essere almeno uno che gli ispiri simpatia, foss’anche la nonna del protagonista (come accadeva con la Sora Lella nei film di Verdone). Nel caso di “Libere disobbedienti innamorate” di personaggi simpatici ce n’erano ben 3, e quindi non è stato difficile decidere di stare al loro fianco per tutta la durata del film. Ci sarei rimasto anche se fosse durato il triplo.
    Noto dalla colonnina qui a destra che hai seguito un mio consiglio cinematografico risalente addirittura al 2017: The Promise. Inserirò anche questo titolo tra i migliori film del decennio, e ti dirò che l’avrei perfino messo sul podio, se non si fosse rovinato con un finale (anche in questo caso) inutilmente amaro. Ma prima di allora mi aveva fatto passare oltre 2 ore di puro incanto, con tante scene una più bella dell’altra, e quindi lo ricordo ugualmente con molto piacere.
    Tra l’altro anche in quel caso mi sono affezionato moltissimo ad un personaggio in particolare: l’amico del protagonista. Arriva a farsi uccidere pur di non abbandonare il suo amico nel momento del bisogno, e quindi incarna in modo profondo uno dei valori per me più importanti in assoluto, l’amicizia appunto. La scena della sua fucilazione è una delle più commoventi che io abbia mai visto, ed è solo una delle tante che rendono The Promise un film semplicemente meraviglioso.

    1. The promise è un film meraviglioso. Non ha raggiunto i galloni di Filmone solo per il finale amaro e per alcuni passaggi decisamente noiosi (anche se ne riconosco l’essenzialità).
      La scena dove lui trova la fossa comune coi familiari mi ha letteralmente sconvolto: questa storia è di una brutalità incredibile e saperla vera non fa che renderla ancora più dura da digerire.

      L’altro film che hai citato (libere disobbiedenti e innamorate) non l’ho mai sentito nominare prima d’oggi. Corro subito a vedere di che roba si tratta!!!
      Grazie per la dritta!!!!

      1. Ti voglio raccontare un’altra storia incredibile ma vera.
        Nell’Agosto del 1942 la Svizzera decise di smettere di accogliere gli ebrei che scappavano lì dalla Germania per non finire nei campi di concentramento.
        Un politico locale, Paul Grüninger, governava un cantone proprio al confine della Germania: lui decise coraggiosamente di ignorare l’ordine, e continuare imperterrito ad accogliere gli ebrei.
        Inoltre, per assicurarsi che non venissero rimandati in Germania, falsificava sistematicamente i loro documenti: dato che l’ordine di non accoglierli più era arrivato nell’Agosto del 1942, sui loro fogli lui retrodatava il giorno del loro ingresso in Svizzera a prima di quell’ordine, e così loro risultavano immigrati regolari anziché clandestini da espellere.
        Ovviamente venne scoperto, e a quel punto lo stato svizzero cosa fece? Gli dette un premio? No, andò su tutte le furie con lui, perché aveva violato la legge e truffato lo stato.
        Come finisce questa storia non te lo voglio anticipare. Ti dico solo che ne hanno fatto un film tanto corto quanto ottimo, Il caso Grüninger: anche questa è una visione a mio giudizio essenziale e anche molto piacevole, perché l’eroismo e il coraggio di questo personaggio storico colpiscono nel profondo l’animo dello spettatore.
        Paul Grüninger è un uomo che ha messo a rischio tutto ciò che aveva per aiutare gli altri: mi dispiaccio di aver conosciuto la sua storia solo il mese scorso, e il modo migliore per onorare la sua memoria è farla conoscere anche agli altri.

        1. Non vedo l’ora di gustare anche questo film!!! Grazie per il consiglio!!!!

          A proposito di film,ho appena terminato di vedere 7 sconosciuti a El Royale e l’ho trovato delizioso. E’ un film eccentrico che forse ha il difetto di prendersi troppo sul serio, tuttavia è gradevolissimo e sceneggiato in maniera impeccabile. Ha pure una colonna sonora da paura. Se ancora non l’hai visto, recuperalo quanto prima.

          1. A proposito di film deliziosi, anch’io sdrammatizzo il tono di questa conversazione nominandone uno che secondo me ti farebbe spanciare dalle risate: Mio cugino Vincenzo. Sono passati 27 anni dalla sua realizzazione, eppure ogni singola battuta continua a far ridere fino alle lacrime. E’ molto raro che un film comico mantenga inalterata nel tempo la sua capacità di divertire, e questo è senza dubbio uno di quei pochissimi casi.
            Aggiungo subito 7 sconosciuti a El Royale alla watchlist della mia pagina imdb (https://www.imdb.com/user/ur55603897/?ref_=nb_usr_prof_0). Grazie per la dritta! 🙂

  5. Vado controcorrente e non ti faccio i complimenti per il post 🙂 (intanto sai già come la penso per come scrivi…. ), tuttavia ti ringrazio per aver parlato di questo film che cercherò fin d’ora, in quanto sono presenti il grande J.Gandolfini e K. Stewart , due attori che (per motivi diversi) ho sempre seguito.

          1. Si l’ho visto e mi è piaciuto anche se non lo rivedrei una seconda volta…..almeno per il momento, magari in futuro. Comunque il suo spettacolo, contrariamente a quanto pensassi, regge molto bene grazie ai racconti ed alcune canzoni da brividi.Ti piacerà ne sono sicuro. Ma ora è tempo di pensare al nuovo disco pronto …….

          2. diciamo che la produzione più intimista di Springsteen (salvo Nebraska) non rappresenta il massimo per me.
            Questo show, poi, mi è andato un po’ sulle scatole per varie motivi, anche se mi riservo di vederlo prima di giudicarlo, ovviamente.
            Sul nuovo disco non so che pensare. Son 3 anni che parla di un disco pronto…se fosse stato almeno decente lo avrebbe già pubblicato, non trovi?
            E comunque, il meglio di sè a livello di registrazioni Springsteen già l’ha dato. E’ da The RIsing che non sforna un disco coi fiocchi e forse il solo Magic è un disco buono. Son più curioso di sapere se farà una nuova tournè e con che formazione…

          3. Anch’io la penso allo stesso modo in merito allo show che ha fatto a Broadway , quindi l’ ho guardato con un certo distacco , ma durante la visione mi sono avvicinato molto ed in alcuni passaggi mi ha anche emozionato e non poco, sono comunque sensazioni soggettive anche se penso che un fan di Bruce ne rimarrà più che soddisfatto. In merito al nuovo disco non penso che Bruce ed il suo entourage abbiano mai pensato di pubblicare dischi mediocri, neppure quando è avvenuto in passato, quindi suppongo che i tempi lunghi siano stati impostati ad arte per accrescere l’attesa che negli ultimi anni è un poco scemata. Tra lo show in teatro che si è protratto a lungo ed il libro pubblicato con il conseguente tour itinerante di presentazione se ne è parlato a lungo sui siti web ed i giornali quindi ha bisogno di tempo per metabolizzare il tutto. Tuttavia sono fiducioso sul nuovo disco e mi attendo un lavoro di buon livello. Staremo a vedere! Per il nuovo tour mi auguro non faccia la cazzata che fece nel 1992 quando mise insieme un gruppo di session men con risultati molto discutibili. Bruce può presentarsi da solo in acustico oppure con la E-street punto. Anche se l’ideale per il sottoscritto è la giusta via di mezzo ovvero un combo elettroacustico composto da Bruce , Nils Lofgen chitarra , Garry W. al contrabbasso , Roy Bittan piano e Charlie Giordano alla fisarmonica, con due /tre coriste a dare un’impronta più soul. Sarebbe il top per me. Sognare ad occhi aperti non costa nulla (almeno per il momento!). Ciao e buon proseguimento!

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