Addio Sean

L’uomo è immobile, seduto al tavolo degli interrogatori. Fissa le proprie mani con espressione impassibile, lo sguardo di chi sa che la farà franca.

Il poliziotto lo scruta sperando di trovare un indizio tra le pieghe della pelle o che una verità sia rivelata dal luccichio degli occhi, ma niente. Gli resta solo l’epidermica certezza della sua colpevolezza ma nessun modo per dimostrarla. E’ in quel momento, quando realizza che l’uomo seduto al tavolo non parlerà, non crollerà e non confesserà, è proprio in quel momento che una rabbia primitiva monta nel petto del poliziotto mentre il cuore rimbalza come un cavalo lanciato al galoppo pompando sangue avvelenato nelle vene.

Neppure la vista della ragazzina trovata morta poche ore prima l’aveva sconvolto altrettanto. Quella figura minuta e graziosa, violata e privata dell’innocenza prima che la vita le fosse risucchiata via, gridava solo un’emozione: dolore, quella particolare declinazione del dolore che si diluisce nella disperazione.

Il poliziotto aveva annotato mentalmente tutti i dettagli del corpicino martoriato: i graffi sulle gambe, alcuni molto profondi; i piedi senza scarpe che avevano assunto una sfumatura di blu come il cielo poco prima dell’imbrunire; la gonna di velluto strappata in più punti; la ferita all’addome, forse mortale; il maglioncino rosa inzuppato di sangue nero e rappreso; lo stesso sangue (nero e rappreso) che impiastricciava i capelli biondi appiccicandoli alla guancia diafana. E infine gli occhi azzurri, aperti ma spenti. Il poliziotto li aveva fissati a lungo, ipnotizzato, finchè non era stato trascinato in quell’abisso e, precipitando, era diventato egli stesso parte del dolore e della disperazione. E l’aveva fatta sua, perchè da anni ormai la disperazione era l’unica emozione che sapesse dargli la forza di alzarsi ogni mattina.

Tanti anni prima, quand’era una semplice recluta, tutti i colleghi più anziani lo avevano ammonito perchè evitasse di farsi coinvolgere emotivamente dalle vicende su cui avrebbe indagato. Gli erano sembrati consigli saggi e giusti ma non era mai riuscito a seguirli finchè non era diventato un poliziotto solo, con la disperazione come unica compagna di viaggio, una droga che aveva avvelenato la sua esistenza.

Il poliziotto appoggia la fronte allo specchio attraverso il quale sta osservando, ormai da un’ora, l’uomo che ha arrestato come indiziato per lo stupro e l’omicidio della ragazzina dagli occhi azzurri e spenti. Il fresco del vetro allevia l’emicrania che lo ha assalito ma non impedisce alla cascata di ricordi di piombargli addosso: centinaia di assassini, sempre quello stesso specchio, spesso la presenza di un collega, talvolta un avvocato. E sempre la sensazione strisciante di perdere tempo. Se gli avessero permesso di usare un bastone e un tirapugni tutti quegli interrogatori sarebbero stati più brevi e nessuna canaglia sarebbe riuscita a farla franca.

Il dolore si spegne col dolore, esattamente come il sangue si lava col sangue perchè non può esistere nessuna espiazione se prima non c’è una punizione. Una dolorosa punizione.

E come può essere punito un pedofilo che ha rapito, seviziato e stuprato una ragazzina per tre giorni prima di aprirle la pancia con un coltello e lasciarla morire in un terreno abbandonato?

Il poliziotto ha visto uccidere per amore, soldi, rabbia, noia e ha scrutato nelle anime di centinaia di assassini finchè non ha imparato che uccidere è la più potente droga che esista, perchè dare la morte fa sentire come Dio. E come puoi far ragionare una persona che si sente Onnipotente, come puoi piegare chi pensa di essere al di sopra di tutto?

Resta poco tempo prima che tornino i suoi colleghi e il poliziotto deve prendere una decisione alla svelta.

Può decidere di essere un poliziotto, aspettare i suoi colleghi, rileggere all’indiziato i propri diritti, permettergli di contattare un avvocato, valutare l’alibi apparentemente solido, effettuare indagini supplementari per comprendere meglio la psiche dell’indiziato, trovare prove più solide, dilungarsi in un interminabile interrogatorio al termine del quale, invariabilmente, sarebbe costretto a rilasciare il pedofilo assassino.

Oppure può essere un uomo. Può prendere la rabbia che sente pulsare nelle vene e trasformarla in una catapulta che lo spingerà fuori dall’abisso nel quale vegeta da tutta la vita, per trovare infine il coraggio di fare quel che va fatto, quello che deve fare un uomo.

Il poliziotto chiude gli occhi, sa che gli restano pochi istanti per decidere. In un lampo vede tutte le vittime su cui si è chinato per raccogliere indizi, tutti i corpi straziati e vuoti che ha accompagnato all’obitorio, tutte le gocce di sangue che raschiato da pavimenti prati o strade, tutta la disperazione nei volti delle madri delle mogli e dei fratelli a cui comunicava la tragedia, tutti i coltelli e le pistole che ha catalogato come armi, quel puzzo nauseabondo nel quale l’odore del sangue si mescola a quello della putrefazione.

Il poliziotto realizza che ha trascorso talmente tanto più tempo coi morti che con i vivi da iniziare a pensare di esser morto pure lui. E’ ora di tornare a essere vivi. E’ ora di fare l’uomo. E’ ora di sentirsi Dio, anche solo per 5 minuti.


Esistevano mille modi migliori per omaggiare Sean Connery nel giorno della sua scomparsa, tuttavia ho deciso di farlo raccontandovi (da par mio) l’ultimo suo film che mi è capitato di vedere, Riflessi in uno specchio scuro, di Sidney Lumet: è un’opera ruvida e forse prematura (il soggetto sarebbe molto più adatto al cinema disilluso e crepuscolare dell’ultimo decennio), resa però bella da una prova attoriale fuori dal comune.

 

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30 pensieri su “Addio Sean

  1. Che articolo stupendo e potente a livello emotivo. Hai utilizzato un fil effettivamente particolare per descrive Sean Connery e ammetto che la cosa mi ha fatto piacere. I molti citano giustamente 007, Il nome della rosa e Indiana Jones. Non credevo di leggere di questo film. Mi ha fatto piacere.

    1. Ciao Butch.
      Chi cita 007 o Indiana Jones o Gli intoccabili ha sicuramente ragione nel farlo: sono i suoi personaggi\film migliori in assoluto.
      Io però adoro Sean Connery da sempre e l’ho amato anche in pellicole minori sia come qualità sia come successo.
      Ad esempio riguarderei 10000 volte THE ROCK (forse il miglior film di Bay in assoluto imho), l’ho adorato alla follia in SCOPRENDO FORRESTER, e poi come dimenticare ENTRAPMENT (leggero ma bello), CACCIA A OTTOBRE ROSSO, SCHERZI DEL CUORE.
      Vabbè, io non posso essere considerato… l’ho apprezzato perfino nella LEGGENDA DEGLI UOMINI STRAORDINARI…

    1. Ciao Maja e benvenuta nel blog!
      Riflessi in uno specchio scuro non è sicuramente il film più bello cui ha partecipato, nè la sua interpretazione migliore in assoluto, tuttavia è un film bellissimo che ti consiglio di vedere.
      D’altronde, l’alchimia generata da due portenti come Sean Connery e Sidney Lumet non poteva produrre niente che non fosse come minimo eccellente.

  2. Il tuo post descrive una delle sensazioni più frustranti che si possano provare: avere l’assoluta certezza che una persona sia colpevole di qualcosa, ma non trovare nessun modo per dimostrarlo. A me capita spesso con i miei alunni: in quasi tutte le classi ce n’è uno che mi evita sistematicamente stando a casa ogni volta che devo interrogarlo, ma talvolta può essere davvero difficile incastrarlo. Se la madre lo copre assicurando che stava davvero male (in certi casi producendo perfino le prove di una visita medica fissata apposta per quel giorno), oppure se è abbastanza scaltro da stare assente anche il giorno prima o il giorno dopo l’interrogazione, a quel punto è dura dimostrare che la sua è stata un’assenza strategica.
    I casi peggiori sono quelli in cui l’alunno in questione non solo è troppo astuto per farsi beccare, ma ha anche la furbizia di mostrare un atteggiamento dimesso e fintamente educato in classe: così facendo riesce a passare da bravo ragazzo agli occhi dei miei colleghi, e in tal caso è ancora più difficile convincerli che in realtà dietro quell’immagine angelica si nasconde un individuo marcio fin nel midollo.
    Tu mi dirai: ma in fondo, che ti importa se un alunno sta assente una volta o 10? In fondo a te basta interrogare, no? In effetti a me non cambia granché, ma all’interno di una classe un alunno come questo può creare un ambiente davvero velenoso. Infatti, se lui non si presenta nel giorno in cui dovrebbe essere interrogato, a quel punto devo chiamare qualcun altro al suo posto, e se il suo sostituto non si era preparato perché contava sulla sua presenza prenderà inevitabilmente un votaccio. Quando un ragazzo crea queste situazioni spiacevoli più e più volte, la sua classe diventa una vera e propria polveriera, e a quel punto un professore degno di questo nome ha il dovere morale di provare a fermarlo. Ma come ti dicevo prima, se i genitori non collaborano e/o l’alunno si sa muovere bene il rischio di sbattere contro un muro di gomma è davvero altissimo.
    Tra l’altro la situazione descritta nel tuo post (un poliziotto certo della colpevolezza di un sospettato ma consapevole di non poterla dimostrare) è presente anche nel libro che sto leggendo adesso, “Testa di serpente” di Fabrizio De Sanctis: anche il protagonista di quel romanzo ha molte difficoltà a farsi credere, perché i colpevoli sono dei poliziotti come lui, e quindi sono dei veri e propri insospettabili. Non vedo l’ora di sapere se e come riuscirà ad incastrarli.
    Riguardo a Sean Connery, ti confesso che lo conosco pochissimo. Tra tutti i suoi film, gli unici che ho visto sono:

    Marnie
    Il nome della rosa
    Gli intoccabili
    Scoprendo Forrester

    L’unico che non mi è piaciuto è Il nome della rosa, perché l’ho trovato esageratamente lento; gli altri 3 invece sono davvero ottimi. Soprattutto Gli intoccabili, che ritengo un film semplicemente perfetto. E’ uno di quei rari casi in cui ogni singola scena è di una bellezza strabiliante, e non ce n’è neanche una che abbassi il ritmo o la qualità del film.
    Tra tutti i film di Sean Connery che non ho visto, quello che mi interessa di più è Shalako. Non per la sua presenza e neanche per quella di Brigitte Bardot, ma perché è diretto da Edward Dmytryk: il suo “Anime sporche” è uno dei film più belli che abbia visto negli ultimi anni, e mi ha fatto venire voglia di esplorare tutta la filmografia di questo regista.

    1. Parto dalla base, ovvero da Sean Connery.
      Hai senz’altro visto alcune delle sue pellicole migliori, d’altronde GLI INTOCCABILI gli fruttò pure l’oscar…
      Il nome della rosa è una trasposizione pesante e pedante dell’opera di Eco la cui complessità può per altro funzionare solo su carta, non su pellicola (parere personale, corroborato per altro dallo sfacelo compiuto con la serie tv prodotta dalla RAI l’anno scorso).
      Marnie mi manca mente SCOPRENDO FORRESTER (penultima pellicola in cui il Nostro si è cimentato) è un film crepuscolare, malinconico e di una dolcezza infinita.
      Al contrario tuo, io conosco tantissimi suoi film tant’è che l’ho sempre considerato uno dei miei attori preferiti in assoluto (nella top 20 attori che scrissi oltre 7 anni fa lo inserii al secondo posto https://lapinsu.wordpress.com/2013/09/11/top-20-attori/ ) e, avendo imparato a conoscere i tuoi gusti, mi permetto di consigliartene qualcuno.
      THE ROCK: è un action movie di Michael Bay scritto da Aaron Sorkin (quello dei Chicago 7 per capirci) ed è sicuramente il film migliore di Bay. So che tu non lo ami moltissimo, ma qui ci troviamo di fronte a uno degli action movie più belli di sempre (non sto usando una iperbole, sto esprimendo il mio vero pensiero), grazie ad una storia coinvolgente a un terzetto di attori strabiliante: Connery, per l’appunto, poi NICHOLAS CAGE (quand’era ancora un attore degno di questo nome) e infine un ED HARRIS nel ruolo del cattivo semplicemente superbo.
      Poi c’è INDIANA JONES E L’ULTIMA CROCIATA, di gran lunga il film migliore dell’intera saga. Ad onor del vero non mi è mai capitato di parlare con te di questa saga quindi ignoro il tuo giudizio sull’opera e sull’iconico personaggio di Harrison Ford, ma questo terzo (e finora penultimo) capitolo è semplicemente perfetto. Mistero, azione, thrilling: non manca niente.
      Infine, non poteva mancare il film che ha ispirato questo mio post, RIFLESSI IN UNO SPECCHIO SCURO, diretto da Lumet.
      Ho tralasciato di proposito le pellicole che lo hanno reso famoso, ovvero quelle dei 7 film di Bond in cui fu impegnato, perché immagino che le conoscerai, magari senza averle viste tutte.

      Passando alla tua frustrazione con gli studenti “furbetti” posso dirti che ti capisco benissimo perché mi trovo in una posizione simile a quella degli studenti che subiscono le sue furberie. Nel mio ufficio, ad esempio, ho una collega che è una vera piantagrane e crea di continuo problemi a tutti. Purtroppo però è una ruffiana e il capo non si avvede di queste malefatte nonostante abbiamo espresso più volte il nostro malcontento. Prima o poi riuscirò a metterla alla berlina, ma temo ci vorrà ancora del tempo.
      Chiudo invece con una parentesi letteraria. Tempo fa mi consigliasti un romanzo di Connelly (LA NOTTE PIU’ LUNGA) che ho iniziato qualche settimana fa, prima di fermarmi insospettito da un particolare, ovvero il nome della ragazzina sul cui omicidio la Ballard e Bosch indagano. Come sai, infatti, sono un grande fan della serie TV dedicata a Bosch e nella stagione 6 Bosch indaga proprio su un fatto analogo (senza la Ballard però) e la vittima si chiama allo stesso modo: Daisy Claiton. Mi è venuto quindi il sospetto che si tratti della stessa storia. Mi puoi confermare se l’assassino è un “pulitore”, ossia uno di quelli che puliscono le scene del crimine dopo che la polizia scientifica ha terminato il proprio lavoro. Grazie in anticipo e buona serata!!!

      1. Esatto, l’assassino è proprio un “pulitore”. Non so se succede lo stesso nella serie tv, ma nel libro Bosch dopo averlo scovato fa una delle scelte più difficili di tutta la sua carriera: non ti dico altro per non rovinarti il piacere della lettura! 🙂 Buona serata anche a te! 🙂

        1. Succedo proprio la stessa cosa… e anche la scelta di Bosch già solo quale sarà… difficile effettivamente.
          Alla luce di questo passo la mano: non ha senso leggere un poliziesco se già si conosce l’assassino 😀
          Tornando per un attimo al post e al film che lo ha ispirato, ci tenevo a precisare una cosa che magari potrà incuriosirti: Lumet si è ben guardato dal creare due personaggi lineari e dal far passare il messaggio che “il fine gustifica i mezzi” visto che l’indiziato è accusato di pedofilia. Tutt’altro: lascia nell’ambiguità circa la colpevolezza dell’individuo e tutta la bellezza del film gioca nella contraddittoria figura del personaggio di Sean Connery, un uomo giusto ma sopraffatto da troppi anni passati in prima linea, tra violenza omicidi e assassini.
          E’ per questo che l’ho definito un film prematuro: nei primi anni 70 il cinema non amava personaggi ambigui perchè c’erano i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, senza che in mezzo ci fosse spazio per commistioni o confusione.

          PS: ieri sera avete perso ma, viste le tue ultime esternazioni su Iachini, forse non è proprio un cattivo risultato 😉

          1. A mio giudizio la qualità di un allenatore si vede da tanti fattori, ma uno di essi è senza dubbio la varietà degli schemi offensivi: alcuni allenatori trovano mille modi di sfondare la porta avversaria, altri ne conoscono uno solo e fanno applicare sempre quello, altri ancora sono dei tali incapaci che non hanno neanche uno schema offensivo in mente, e a quel punto i loro giocatori cercano di arrivare al gol improvvisando o tramite spunti individuali.
            Iachini purtroppo appartiene a quest’ultima categoria: se arriviamo al gol è perché Castrovilli indovina un inserimento, Biraghi azzecca un cross o Ribery si inventa qualcosa, ma si tratta sempre e solo di spunti individuali, mai di un gioco organizzato. E’ soprattutto per questo (e per la paura che trasmette alla squadra) che a mio giudizio andrebbe esonerato.
            L’opposto di Iachini è Lampard: il mese scorso ho visto per intero Manchester United – Chelsea, e sono rimasto impressionato dalla qualità del gioco dei Blues. Prima attaccavano sulla destra, poi sulla sinistra, poi cercavano di sfondare al centro con un passaggio di Havertz per la punta… ogni volta che si presentavano in attacco l’azione si sviluppava in modo completamente diverso da quella precedente, e questo rendeva il loro gioco assolutamente imprevedibile. Poi la partita è finita 0 – 0, ma per l’imprecisione delle punte, non per mancanza di idee del loro allenatore.
            Colgo l’occasione per dirti che ho visto la sintesi di Udinese – Milan, e sono rimasto strabiliato dalla prova di Ibra. La cosa migliore della sua partita non è la rovesciata (comunque spettacolare), ma il modo in cui ha costruito il gol di Kessié: infatti prima di fare il passaggio decisivo ha agganciato il pallone lanciato da Bennacer, si è allontanato con una piroetta dal difensore che lo stava marcando e poi ha capito in una frazione di secondo che si stava inserendo Kessié e doveva passarla subito a lui. Eleganza e intelligenza calcistica ai massimi livelli: che giocatore, ragazzi! 🙂

          2. Ancora una volta mi trovi perfettamente d’accordo. Un allenatore bravo solo a difendere o solo ad attaccare ha vita breve, viceversa l’allenatore che sappia gestire bene entrambe le fasi, allora ha molte più probabilità di successo.
            Ieri pomeriggio, ad esempio, facevo zapping tra la tua Fiorentina e il Napoli di Gattuso: posto che il Sassuolo di questo avvio di stagione è avversario ostico per tutti, il Napoli era semplicemente imbarazzante perchè nonostante giocasse con 1 punta e 3 mezze punte, ogni volta che la palla arrivava nella trequarti degli Emiliani, i giocatori partenopei davano sempre l’impressione di non saper cosa fare.
            Conosco bene quella sensazione, perchè Gattuso ha allenato il Milan per due stagioni e, se metto da parte l’affetto che mi lega a lui per gli anni gloriosi in cui ha indossato la maglia numero 8, il suo milan era una squadra veramente inguardabile perchè troppo attenta alla fase difensiva e incapace di impensierire l’avversario. Al Napoli sto vedendo gli stessi difetti, nonostante abbia una rosa molto più competitiva.

            Riguardo Ibra sono strabiliato. Ha asciugato il suo gioco al punto che non muove un muscolo se non quando strettamente necessario, il che lo aiuta a gestire le 39 primavere. Onestamente non ho mai visto in vita mia un giocatore di movimento così anziano essere ancora così determinante. Mi si dirà che non è più la serie A di una volta, che il calcio post-covid è un calcio diverso, che i difensori di oggi sono più sprovveduti. Tutto vero.
            Ma la cifra tecnica di questo vichingo è fuori norma, fuori scala, fuori tutto. Ha perso un po’ di mobilità ma ha guadagnato in elasticità e intelligenza tattica. E poi ha una mentalità devastante, che trascina tutta la squadra. Speriamo che resti su questi livelli il più a lungo possibile!!!!

          3. In effetti quando un attaccante anziano fa furore si dice spesso che non è tanto merito suo, quanto piuttosto demerito della serie A che è diventata un campionato di livello più basso. Ricordo che si cominciò a fare questo discorso nel 2014 – 2015 (quando Toni diventò capocannoniere a 38 anni suonati) e lo si tirò fuori di nuovo nel 2018 – 2019 (quando lo diventò Quagliarella a 36 anni).
            Tuttavia, il discorso non cambia se andiamo a vedere dei campionati da tutti ritenuti bellissimi: l’anno scorso il capocannoniere della Premier League è stato Vardy a 33 anni, quello della Liga Messi alla stessa età. Insomma, non può essere un caso.
            A mio giudizio dipende dal fatto che fare gol è un fatto di malizia, di capacità di leggere la partita e le singole situazioni, di sapere sempre cosa fare e dove trovarsi: tutte qualità che si acquisiscono solo dopo aver giocato tanto.
            Anche per questo disapprovo la decisione della Fiorentina di avere 2 attaccanti giovani come Vlahovic e Cutrone: uno dei 2 andava sostituito con un centravanti esperto, in grado di buttare facilmente in porta i tanti assist di Ribery. E invece per il secondo anno di fila il nostro fuoriclasse si ritrova a passare la palla ad una punta acerba che la manda in curva quasi sempre.
            Cambiando totalmente discorso, ho visto che su imdb hai votato “Atmosfera zero”. Il regista di quel film ha diretto anche un legal thriller da urlo, “Un alibi perfetto”: te lo consiglio caldamente, perché a me è piaciuto anche più de “Il processo ai Chicago 7”! 🙂

          4. E’ esattamente quello che ha fatto il Milan, il quale a fianco di Leao ha ingaggiato Ibrahimovic, che potrebbe benissimo esserne il padre.
            Come ti ho detto spesso, il progetto sportivo della Fiorentina è difficile da decifrare, ammesso che ci sia, e la cosa mi spiace molto perchè una piazza come Firenze meriterebbe un allenatore molto più capace di Iachini (e un presidente molto più ambizioso di Commisso).

            Riguardo Atmosfera Zero è un filmetto con poche pretese: l’ho visto perchè in cast c’era Sean, avevo voglia di vedere un suo film e per le mani avevo solo quello. Mi appunto però UN ALIBI PERFETTO, cast e trama mi incuriosiscono. Già che ci siamo ti butto là un titolo anche io: We Are Marshall, di McG. Un film sportivo (si narrano le gesta di una squadra di football) veramente interessante. Se ti capita, te lo consiglio!

          5. Quando si tratta di sport rispondo sempre presente. Gli americani poi riescono a infondere ai loro film sportivi un’atmosfera epica che li rende davvero molto trascinanti. Grazie per la dritta, e a presto! 🙂

  3. Proprio ieri un mio amico mi ha citato questo film. Pensava di essere uno dei pochi ad averlo visto. Gli dirò che invece è in buona compagnia 😉

    P. S. Spero di leggere presto la tua recensione di “Letter to you”.

    1. Dì al tuo amico che è in buona o pessima compagnia, a seconda delle prospettive 😀

      Riguardo LETTER TO YOU sto effettivamente pensando di recensirlo, ma non è impresa facile. Dopo 10 giorni di ascolto compulsivo posso però dire una cosa: non è il miglior disco di Bruce ma dal 2000 in poi a parte THE RISING non era riuscito a fare meglio. Lo metto più o meno allo stesso livello di Magic, ovvero un buon disco cui manca una canzone capolavoro per entrare nell’empireo.
      PS: io ho sempre adottato un metro per valutare i dischi di Bruce: quante canzoni mi piacerebbe sentire dal vivo? In WOAD o WB, ad esempio, solo 2-3 brani mi ispiravano mentre in LETTER TO YOU praticamente tutti. Peccato che non è dato sapere se e quando ci sarà permesso tornare a un suo concerto 😦

      PPS: e tu cosa ne pensi?

      1. Ogni nuovo album di Bruce all’inizio mi sembra splendido, tranne Western stars che all’inizio mi sembrava noiosissimo mentre ora mi piace. Perfino High hopes mi aveva fatto impazzire i primi tempi, mentre ora penso sia probabilmente l’album peggiore. La prima cosa che mi son chiesto dopo l’ascolto di Letter to you è questa: da quanto tempo non si sentiva la E Street band suonare così in un album? Probabilmente ancora prima di Born in the USA, si arriva addirittura a The river. Con questo non voglio assolutamente paragonare LTY a The river. Però prova a pensare a The rising: è sicuramente il suo ultimo grande capolavoro ma la E Street band quando si sente? In un paio di canzoni su 15 a esser buoni. Magic ha dei momenti in cui sembra di ritrovare il vecchio sound, ma il tutto è soffocato da una produzione invadente. WOAD non ne parliamo. Con questo non voglio dire che la qualità di un album di Bruce si misura in base alla presenza della band, però devo ammettere che sentire tutti i componenti ben valorizzati mi ha fatto venire la pelle d’oca. È tutto al posto giusto e sicuramente molto prevedibile, ma in fin dei conti era quello che i fan volevano. Le canzoni scritte negli anni ’70, inutile dirlo, sono splendide, anche se sembrano messe lì per dare più corposità a un album altrimenti buono ma non ottimo. La canzone che mi ha colpito maggiormente è stata The power of prayer. Lo splendido intro al pianoforte e il sax molto presente mi ha fatto pensare a una di quelle outtake dal sapore notturno del periodo Born to run. Riguardo a quello che hai detto sul fatto di volerle sentire live, anch’io ho pensato la stessa cosa. Le canzoni di questo album vorrei sentirle tutte dal vivo. Da WS invece avrei voluto sentire solo Tucson train (ma quello non è un album pensato per la dimensione live) mentre da High hopes neanche una. Nel complesso trovo sia un gran bell’album.

        1. A me capita l’esatto opposto: al primo ascolto di un nuovo disco penso sempre “ma che è ‘sta schifezza?”. Perfino Darkness mi fece quest’impressione, figurati!
          E LTY non è stato da meno: i primi ascolti sono stati faticosi, poi ho imparato ad apprezzarne il suono, l’atmosfera, le emozioni. A livello lirico lo stacco tra le 3 canzoni del repertorio e le nuovo è netto, tuttavia a livello musicale c’è una continuità disarmante e hai proprio ragione: la E Strett Band suona da paura e finalmente si sente la sua potenza anche su disco. Per altro, leggendo la sua autobiografia, Bruce spiega proprio che replicare in studio la potenza live dei loro show è sempre stata la cosa più difficile e, il più delle volte, anche irrealizzata. Qui ci sono andati vicino.
          Son curioso di vedere il docufilm distribuito su Apple Tv: tu l’hai visto? Ci sono i sottotitoli in italiano? O è solo in inglese?

          1. Sì l’ho visto il giorno stesso e ha i sottotitoli. Molto bello anche se molto malinconico. Le riflessioni tra una canzone e l’altra riflettono lo stato d’animo dei testi. Anche a livello registico l’ho trovato molto valido.

          2. Non mi andava di fare l’account pure su apple… stavo aspettando di trovarlo “per altre strade”… ma mi sa che a sto punto mi tocca soccombere…

          3. Fai la prova gratuita per 7 giorni poi lo disattivi 😅
            All’inizio volevo fare così anch’io, ma poi ho visto che ci sono un po’ di film interessanti e l’ho lasciato attivo.

          4. è proprio questo che mi fa paura… che dentro ci trovo un sacco di roba interessante e poi non disdico più 😀 😀 😀

  4. Bell’articolo, anche se il film non l’ho mai visto, spero di vederlo presto. Io ho sempre in mente le vari interpretazioni, ormai iconiche in 007 e nel film GLI INTOCCABILI, interpretazione magistrale.

    1. Grazie Marcello, mi fa piacere che il mio post ti sia piaciuto!!!
      Questo è un film che devi vedere, ti manderà in brodo di giuggiole. Se non lo trovi fammi un fischio, che te lo porto 😉

  5. Mi sei mancato Lap, e sicuramente non ero il solo a chiedermi che fine avessi fato in queste tristi giornate pandemiche!
    Grazie per averci regalato un altro dei tuoi bellissimi pezzi “di pancia”, come piacciono a me! 😉

  6. L’ultimo riferimento del cinema della mia infanzia se ne é andato. Ricordo ancora quando c’erano le settimane tematiche al cinema Giardino e, da solo, rivedevo giorno dopo giorno la serie di James Bond.
    Una roba veramente del secolo scorso. Mi fa sentire un po’ piú anziano.
    Grazie Sean per avermi tenuto compagnia tutti questi anni…e grazie al nostro Lapinsú che gli ha dedicato un omaggio pieno di sentimento.

    1. Grazie Ale, sei sempre gentilissimo!!!!!!
      Mi fa piacere che tu abbia recuperato questo mio vecchissimo post pubblicato in occasione della scomparsa del grande Sean.
      Preferii parlare di un suo film poco conosciuto, che però fu una delle sue migliori interpretazioni in assoluto!!!!
      Alla prossima amico mio!!!!

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