Buone letture del 2020

++++ BREAKING NEWS ++++

Con l’occhio carpisco la scritta in sovrimpressione sul televisore senza coglierne appieno il significato perchè la mia attenzione è rivolta altrove.

Sollevo il coperchio della pentola dove, tuffati in un litro di brodo vegetale, da circa mezz’ora stanno cuocendo cubetti di zucca, finocchi e porri, insaporiti da una puntina di zenzero sbucciato e lavato. Chiudo gli occhi e assaporo il profumo: squisito! Mescolo il tutto con un cucchiaio di legno per verificarne la consistenza: ci siamo, penso soddisfatto, è ora di frullare, così la vellutata sarà pronta. Prima verifico se i cubetti di pancetta nell’altra padella siano ben rosolati e croccanti, altrimenti non andrebbero bene per guarnire e insaporire il piatto, poi recupero il minipimer dal cassetto. Non appena lo metto in azione sento mia figlia gridare alle mie spalle.

“Papà! Spegni quel coso!”.

“Porta pazienza, cucciola, devo frullare la vellutata”, le rispondo gridando a mia volta per sovrastare il rumore del piccolo elettrodomestico.

“No, spegni subito”, grida Chiara, ostinata.

“Mi bastano due minuti”, urlo a mia volta, senza voltarmi, concentrato nell’operazione.

“S-P-E-G-N-I-I-I-I-I-I !!”.

Nel grido di mia figlia colgo una nota che mi induce a spegnere subito il minipimer. Non è urgenza, nè un capriccio, bensì qualcosa di più freddo e consistente, come un blocco di ghiaccio nascosto nella neve. E’ paura. Paura declinata nella particolare voce dettata dall’imprevisto: terrore.

Quando mi volto vedo gli occhi di Chiara letteralmente strabuzzati fuori dalle orbite e incapaci di staccarsi dal televisore. Dirigo il mio sguardo verso la stessa direzione finché non incrocio lo schermo a cristalli liquidi.

Per prima cosa vedo delle immagini riprese dallo spazio, dalla Stazione Spaziale Internazionale o da qualche satellite orbitante: l’inquadratura abbraccia uno spicchio della Terra e poi la sterminata volta dell’Universo punteggiata da tante minuscole stelle. Poi l’inquadratura stacca su una immagine creata con la computer grafica: a destra c’è la Terra, al centro la Luna e alla parte opposta un sassolino. Dopo qualche istante una freccia rossa tratteggiata spunta dal sassolino e seguendo una linea perfettamente dritta sfiora la Luna e arriva fino alla Terra.

Solo allora leggo la scritta in sovrimpressione:

++++ ULTIM’ORA ++++
ASTEROIDE IN ROTTA DI COLLISIONE CON LA TERRA

Chiara mi guarda e inizia a gridare. Mi precipito ad abbracciarla e nel frattempo alzo il volume.

… le indicazioni fornite dalla NASA sono ancora frammentarie tuttavia ormai è certo che il telescopio spaziale Hubble ha avvistato un asteroide in rotta di collisione con la Terra“. L’avvenente giornalista fa una breve pausa per riprendere fiato e sorride meccanicamente. Ha la voce priva di espressione, come lo speaker della stazione: mi chiedo come faccia a restare così impassibile. “Gli scienziati e gli astronomi sono tutti concordi nell’affermare che questo asteroide è grande almeno il doppio di quello che 70 milioni di anni fa provocò l’estinzione dei dinosauri. Pertanto è certo pochi istanti dopo l’impatto ogni forma di vita sul nostro pianeta sarà spazzata via nel giro di pochi istanti“. Mentre diceva ‘spazzata via’ la giornalista ha un leggero tremolio alle labbra colorate con un rossetto dall’accesa tonalità vermiglia, ma si ricompone immediatamente. Sorride di nuovo come se fosse la pubblicità di un dentifricio e riprende la lettura della notizia sconcertante: “L’impatto dovrebbe avvenire intorno alle 11 di domani mattina, quindi esattamente tra 16 ore a partire da adesso. Usiamo il condizionale “dovrebbe” perchè secondo gli scienziati c’è una residua possibilità che l’asteroide devii all’ultimo minuto la sua rotta sfiorando la Terra senza creare danni: tutto dipenderà dalla densità della massa dell’asteroide”. Breve pausa, sorriso finto d’ordinanza, poi riprende. “Abbiamo in collegamento il Presidente dell’Associazione degli Astrofisici Italiani che ci illustrerà nel dettaglio la questione. Professor Bellesi, può aiutarci a capire?”.

L’immagine stacca dalla bionda e sempre sorridente giornalista per inquadrare un signore tarchiato di una settantina d’anni. Ha il viso punteggiato di lentiggini e i capelli radi e chiari un tempo probabilmente erano rossi. Non sembra affatto un professore: veste jeans e camicia a quadrettoni con le maniche arrotolate, stringe tra le mani una bacchetta di legno che somiglia al frustino di un fantino e ha gli occhi iniettati di sangue come chi ha letto troppo o bevuto per tutta la sera (più probabilmente la seconda).

Buonasera”, esclama con una voce squillante che non tradisce alcune emozione. Subito l’immagine si allarga e viene inquadrata una antiquata lavagna nella quale il dotto ospite ha già scritto numeri e formule sufficienti ad ubriacarmi. “Innanzitutto bisogna ricordare cosa si intende per DENSITÀ. La densità definisce la massa (ovvero i kg) per unità di volume, ovvero è una grandezza data dal rapporto tra la massa di un corpo e il suo volume, quindi di uguale a emme fratto vu”, e qui il professore indica con la bacchetta una formula nella lavagna. “Questo semplice concetto va poi sovrapposto alle implicazioni derivate dalla INTERAZIONE GRAVITAZIONALE…” nuova formula indicata sulla lavagna, “… secondo cui la presenza di due corpi dotati di massa crea una curvatura nello spaziotempo, volgarmente nota come GRAVITA’. Il campo gravitazionale che ne deriva è rappresentato matematicamente da un campo tensoriale che caratterizza la geometria di una varietà. Tramite il tensore metrico è possibile definire le nozioni di distanza, angolo, lunghezza di una curva e di una geodetica…

Professor Bellesi, mi perdoni se la interrompo ma il tempo stringe… Ci potrebbe spiegare in termini più semplici il fenomeno?”. Il sorriso della giornalista è ora più tirato, ma solo appena.

Ah si, certamente”, acconsente il professore senza nascondere un’ombra di delusione sul volto. “In pratica l’attrazione gravitazionale tra due corpi celesti è determinata da molteplici fattori, tra cui la densità. Se quella dell’asteroide in rotta di collisione con la Terra sarà inferiore ai 57kg per metro cubo, allora l’asteroide subirà l’attrazione gravitazionale della Luna e la sua traiettoria sarà deviata di circa 8,6 gradi, il che la porterà fuori dall’orbita terrestre”.

Professore, quindi ci sta dicendo che se l’asteroide è abbastanza leggero non si schianterà sul nostro pianeta?”, chiede la giornalista. Ovviamente sorridendo.

Esattamente signorina”, replica il professor Bellesi. “Non facciamoci troppe illusioni però: solo il 5% degli asteroidi conosciuti ha una densità così bassa”.

Quindi dobbiamo sperare che l’asteroide si sia messo a dieta”, esclama la giornalista. Questa volta il sorriso ha una venatura isterica.

Il professore guarda qualcuno o qualcosa dietro la telecamera e dal suo labiale è perfettamente leggibile la domanda: “Ma questa è scema?”.

Ne ho abbastanza. Cambio canale, ma ogni stazione televisiva sta trasmettendo l’apocalittica notizia dell’asteroide. L’isteria collettiva sembra che stia già dilagando: c’è chi si è chiuso in chiesa a pregare (visto mai che il Paradiso c’è per davvero?), chi ha assaltato i supermercati per fare scorta di alimenti (a che pro?), chi si butta dal balcone di casa per la disperazione (prevenire è sempre una soluzione). Un tizio è salito sulla Torre di Pisa e poi ha pisciato di sotto (GENIO!) innaffiando alcuni sparuti turisti che stavano mangiando in un chioschetto sottostante.

Solo adesso mi ricordo della vellutata e corro a spegnere il fornello. Per fortuna non si è bruciata! Che stronzo, penso. Domani c’è la fine del mondo e la mia ultima cena sarà una vellutata di zucca… che fine di merda.

“Papà?”. Mi giro verso mia figlia. “Ma quindi domani moriamo tutti?”.

Deglutisco aria: non ho cuore di dirle una bugia. “È probabile, Chiara”, mormoro con un filo di voce. “Hai presente Armageddon? Il film che ti ho fatto vedere qualche settimana fa?.

“Si”.

“Bene, sarà più o meno come quel film, solo che stavolta non c’è Bruce Willis a salvare il mondo”.

“Quindi moriremo tutti”, sospira sconsolata, gli occhi gonfi di lacrime. “E la mia ultima cena sarà una vellutata di zucca… che ingiustizia… Potresti cucinare qualcos’altro però… hamburger e patatine fritte: che ne dici?”. Dietro le lacrime colgo un po’ di speranza, ma forse è solo ricerca di consolazione.

“Ormai ho cucinato la vellutata”, protesto. “Non posso nemmeno metterla in frigo per domani sera, perché tanto per l’ora di cena già non ci saremo più… sarebbe un peccato buttarla nella spazzatura”.

Chiara mi lancia uno sguardo killer, identico a quello della madre quando dimentico di portar fuori la spazzatura.

“E poi non ho scongelato niente, non farei in tempo a preparare qualcos’altro”, mi difendo.

Chiara si infuria ancora di più, scende dalla sedia e si avvicina in tutto il suo metro e trenta di altezza. La sovrasto, ma ho comunque la tremarella. “Ascoltami bene papà. Hai due opzioni: o cucini hamburger e patatine per la nostra ultima cena, oppure fai deviare quell’asteroide del cazzo”.

Apro la bocca per rimproverarla – le parolacce non si dicono! – ma lascio perdere perché ormai non ha più senso: il mondo sta per finire, la vita sta per finire, io sto per finire. E soprattutto finirà Chiara: non potrà diventare grande, non potrà laurearsi, non potrà avere figli, non potrà viaggiare, non potrà…

Provo un dolore incommensurabile. La fine del mondo è proprio una ingiustizia, soprattutto per i bambini come mia figlia. E non posso nemmeno cucinarle hamburger perché quelli nel congelatore sono finiti. Se solo potessi scongiurare l’apocalisse…

Ed è in questo momento che ricordo. E subito dopo il ricordo viene la comprensione.

“Chiara, ricordi dove ho messo il DVD che mi hai regalato a Natale?”.

Lei mi guarda perplessa. “Ma che c’entra?”.

“Poi ti spiego”, la incalzo. “Ti ricordi dove l’ho messo?”

“Forse ti è rimasto nel lettore DVD?”.

“Ehm… non può essere…” balbetto.

“Come non può essere? A me succede spesso di lasciare il dvd nel il lettore quando ho visto un cartone”.

“Il problema è che io il film non l’ho visto”, mormoro incapace di guardarla negli occhi ma consapevole dei dardi che mi stanno lanciando.

“Come non l’hai visto?”, esclama arrabbiata. “Mi avevi detto che ti era piaciuto un sacco”.

“Chiara su, non farne una tragedia”, cerco di minimizzare.

“Mi hai detto una bugia”, dice mettendo il broncio.

“È un film polacco che parla di preti, riformatorio e disagio giovanile. Un film di merda…”, minimizzo. Nel frattempo ho iniziato a rovistare nei cassetti del salotto, nella libreria all’ingresso, tra i cuscini del divano, nel comodino, tra i detersivi, nel cesto dei panni sporchi. Ma niente, del DVD non c’è traccia. Tiro avanti per almeno mezz’ora senza trovare una soluzione, e sto quasi per arrendermi, quando ho l’illuminazione.

Corro in balcone, recupero il sacchetto blu della raccolta differenziata e inizio a rovistare. Recupero il DVD dopo pochi secondi: ha ancora il cellophane. Allora torno subito in salotto, accendo il televisore e metto il DVD sul piatto. Infine chiamo mia figlia.

“Vieni qui, Chiara. Corri! Dobbiamo salvare il mondo!”
 


Il cerchio si chiude qui… almeno per ora!

NOTA:
Vi ricordo che anche questo racconto introduttivo è parte di un lungo percorso, iniziato ormai un anno fa, cui seguì il contributo altrettanto originale e narrativo dell’amico Kasabake. Quest’anno sono poi seguite altre tre parti, pubblicate come introduzioni alle classifiche dei Film più belli del 2020, dei Film più brutti del 2020 e infine delle Migliori serie TV del 2020.
Per comodità ho raccolto tutti i racconti insieme.

 

 


Tutti i miei errori

Autore: Dennis Lehane
Anno: 2019
Genere: Thriller, Storico
Editore: Longanesi

Negli ultimi tempi Lehane ha scalzato molte posizioni divenendo uno degli autori di thriller che più amo. Dopo aver letto numerosi romanzi con protagonista la coppia di detective composta da Kenzie e Gennaro, ho scoperto con gioia questo romanzo strano, praticamente un thriller storico con venature noir, un’autentica meraviglia.


L’inverno più nero

Autore: Carlo Lucarelli
Anno: 2020
Genere: Giallo, Storico
Editore: Einaudi

Lucarelli è un giallista coi controfiocchi e il suo Commissario De Luca è un personaggio fascinoso come pochi. In questo caso, inoltre, la ricostruzione storica e le venature drammatiche con cui viene mostrato l’ultimo inverno prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, rendono questa lettura educativa olte che piacevole.


Le tre del Mattino

Autore: Gianrico Carofiglio
Anno: 2017
Genere: Narrativa letteraria
Editore: Einaudi

Abituato al Carofiglio giallista, questo romanzo mi ha spiazzato e meravigliato: è una carezza, un abbraccio, un sorriso. Rappresenta la voglia di coltivare sentimenti maturi, mai scontati, sempre frizzanti.


Il colibrì

Autore: Sandro Veronesi
Anno: 2019
Genere: Narrativa
Editore: La nave di Teseo

Veronesi ha realizzato un inno alla vita, alla sua leggerezza, alla sua straordinarietà. Il Colibrì protagonista del libro non è altro che un nuovo Forrest Gump, che però resta fermo anzichè correre.


Broken

Autore: Don Winslow
Anno: 2020
Genere: Thriller, Giallo
Editore: HarperCollins

In questa raccolta di racconti c’è tutto Winslow: il mistero, l’azione, il dramma, le risate. Broken è l’occasione giusta per imparare ad amare questo autore straordinario.


Palm Desert

Autore: Don Winslow
Anno: 1996
Genere: Giallo, Umoristico
Editore: Einaudi

Palm Desert non doveva figurare in classifica, perchè è un libretto che si compra in autogrill (quando lo scrisse, Winslow non era minimamente il Winslow che conosciamo oggi), un giallo-comico per giunta, genere letterario raro e di scarso rilievo. Tuttavia erano anni che non mi capitava di ridere così tanto leggendo un romanzo, per di più appassionandomi alla trama. Ad ogni gag tra il detective protagonista (Neil Carey) e il vecchietto cui deve badare (Natty Silver) non potevo fare a meno di immaginarmi Bradley Cooper come il primo e Alan Arkin come il secondo: e giù a ridere. Si legge in mezza giornata e se volete recuperare il buon umore, ve lo stra-consiglio!

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29 pensieri su “Buone letture del 2020

  1. Interessante classifica, sono molto curioso di leggere LE TRE DEL MATTINA. Tra quelli in classifica ho letto solo Veronesi, un’inno alla vita e ad anche alla morte che troppo spesso ci si dimentica far parte del ciclo dell’esistenza.
    M.

    1. Mi fa piacere che il libro di Veronesi ti sia piaciuto: a me ha lasciato estasiato!
      Con Le tre del mattino vai a botta sicuro ma io ti caldeggio anche Palm Springs: la tua anima cinefila non potrà non apprezzarlo. Ci scapperebbe un boddy movie coi controfiocchi!!!!

  2. C’è qualcosa di strano in quella fattoria. Ad esempio, i campi di grano sono stati mietuti alla perfezione, ma nessuno ha mai visto un contadino che li falciava. Inoltre, ogni tanto arriva un camion e si ferma lì davanti, ma soltanto per scaricare della merce, mai per caricarla: di conseguenza, dove vanno a finire tutti i prodotti agricoli che vengono raccolti lì? E non ti ho ancora detto la parte più inquietante: nessun animale si avvicina mai a quella fattoria. O meglio, arrivano fino a un certo punto, ma poi si bloccano di scatto e scappano via a gambe levate, come se il loro sesto senso li avesse avvertiti che nelle vicinanze c’è un pericolo mortale. Anche i contadini che abitano lì vicino sono molto inquietati, ma se provi a interrogarli sbarrano gli occhi e si cuciono la bocca, come se quella fattoria portasse sfortuna solo a nominarla.
    Il governo vuole vederci chiaro, quindi ha mandato lì uno dei suoi agenti segreti più esperti. Ufficialmente è un vecchietto che si è trasferito in campagna per godersi la pensione, in realtà è un detective determinato a trovare una spiegazione per tutte le stranezze che succedono da quelle parti. Interrogare i vicini sarebbe uno sforzo inutile, e anzi rischierebbe di mettere in allarme gli abitanti di quella fattoria: per quell’indagine dovrà fare affidamento soltanto su se stesso, e sperare che la verità salti fuori in tempi ragionevoli. Ma qual è la verità? Cosa succede in quella fattoria?

    Questa, in sintesi, è la trama de “L’alveare di Hellstrom” di Frank Herbert (autore anche di “Dune”). E’ stato l’ultimo libro che ho letto nel 2020, e senza dubbio è anche uno dei più belli.
    Il mio 2020 letterario è stato dominato da Michael Connelly, del quale ho letto ben 24 romanzi nel giro di pochi mesi. Poi come sai mi sono reso conto che stavo sviluppando una vera e propria dipendenza per i suoi libri, e dato che a me le dipendenze hanno sempre spaventato ho troncato con lui da un giorno all’altro.
    Poco dopo aver terminato la mia esperienza con Michael Connelly ho avuto la fortuna di imbattermi in un libro davvero eccezionale, “Gli eletti” di Jeffery Deaver. Tra l’altro ricorda molto i romanzi di Bosch, perché è un giallo pieno di azione e di adrenalina: te lo raccomando ad occhi chiusi.
    Ovviamente ho dato tanto spazio anche agli autori emergenti, perché ho lavorato in una casa editrice, quindi so per esperienza personale che in Italia è pieno di scrittori sconosciuti ma pieni di talento, ai quali è sempre bene dare una chance. L’ho fatto anche nel 2020, e questo mi ha permesso di scoprire 3 romanzi davvero notevoli:

    – “Verrà il tempo per noi” di Gianni Gardon;
    – “Siamo amici solo il mercoledì” di Tania Paxia;
    – “Brigitte” di Stefano Fantelli.

    Quest’ultimo forse non è il più bello che abbia letto nel 2020, ma di sicuro è il più originale. E’ la classica idea che va “maneggiata con cura”, perché il rischio che venga fuori una schifezza è davvero altissimo: per fortuna l’autore ha saputo sfruttarla al meglio, e quindi il risultato è davvero ottimo.
    Riguardo ai libri elencati nel tuo post, ne ho letti 3, tutti dietro tuo consiglio: Tutti i miei errori, Broken e Palm Desert.
    Il primo è quello a cui sono più legato, perché l’ho letto quasi tutto durante un viaggio in treno che mi avrebbe portato ad un appuntamento con la mia ex fidanzata. Poco dopo è finita la mia storia con lei e soprattutto è finita la vita normale, perché il mese successivo è iniziata l’emergenza covid che stiamo vivendo ancora adesso. E’ proprio per questo che ricordo con così tanto piacere la lettura di “Tutti i miei errori”: non soltanto per la bellezza del libro in sé, ma anche perché è legato ad uno degli ultimi momenti belli e normali che ho vissuto prima che il mondo venisse devastato dalla pandemia.
    Ovviamente mi è piaciuto molto anche Broken, in particolare il primo racconto. Mi è piaciuto anche quello dello scimpanzé, che ha un incipit folgorante, un finale perfetto e tanta ironia nel mezzo: meglio di così si muore.
    Palm Desert è quello che mi è piaciuto di meno, perché migliora molto nel finale, ma non abbastanza da farmi dimenticare tutta la noia che ho dovuto sopportare in precedenza.
    SPOILER WARNING
    Riguardo all’introduzione del tuo post, mi fa molto piacere che tu abbia fatto vedere Armageddon a tua figlia. Io lo vidi da bambino nel cinema del mio paese: forse è stato il primo film dall’atmosfera epica che abbia mai visto, e davvero non avrei potuto avere un battesimo migliore. Mi piacque così tanto che non rimasi infastidito dalla presenza di un dettaglio che di norma odio, ovvero il finale amaro: al contrario, in quel caso lo ritenni un punto di forza, perché è proprio la morte eroica di quasi tutti i protagonisti che rende quel film indimenticabile. E poi, la scena dell’addio di Bruce Willis a sua figlia è così straziante e ben recitata che mi fece venire gli occhi lucidi. L’anno scorso ho rivisto il film su SKY, e quella scena mi ha fatto lo stesso identico effetto. Spero che sia piaciuto anche a tua figlia.

    1. Pochi giorni fa mi è capitato di accapigliarmi verbalmente con un mio amico proprio riguardo Armageddon.
      Sosteneva che si tratta di un film ignobile perchè totalmente irrealistico: dal fatto che persone comuni vengano mandate nello spazio nel giro di poche settimane, dal fatto che possano atterrare su una cometa per poi riuscire a perforarne la crosta per piazzare insomma.
      Insomma ha demolito tutte le esagerazioni scientifiche del film bollandolo come inverosimile e inattendibile.
      Come facilmente intuirai sono inorridito prima e insorto poi: Armageddon non si tocca. Nonostante ai posteri ne resti una versione doppiata indegnamente a causa di uno sciopere che imperversò in quelle settimane tra i doppiatori più famosi del tempo, resta uno dei disaster movie migliori di sempre, se non il migliore in assoluto. D’altronde mettere insieme il Bruce Willis e il Michael Bay di quegli anni è un po’ come mettere il miglior Messi al servizio di Guardiola… D’altro canto bocciare il film per le sue inesattezze scientifiche è semplicemente assurdo: non è ovviamente quello il cuore pulsante dell’opera, bensì le emozioni e i sentimenti.
      Perchè quello che gli spettatori più disattenti non notano mai, è che i film con tanta azione sono film ricchissimi di emozioni e buoni sentimenti: qui il sacrificio di Bruce Willis per mettere alla figlia di restare con il fidanzato è semplicemente leggendario.

      Tornando invece in topic, ho subito appuntato i primi due libri consigliati: Herbert e Deaver sono due autori che conosco e mi intrigano entrambi i romanzi (soprattutto il primo). Li leggerò quanto prima.
      Ho anche acquistato l’ultimo di Winslow e in verità l’ho anche iniziato con piacere, poi però ho dovuto interrompere la lettura perchè non ero dell’umore adatto: nessuna emozione negativa deve interferire con il piacere della lettura di Don!!! Quanto prima lo riprendero, ovviamente.
      Per ora mi sto sollazzando con un romanzucolo acquistato a 0.99 su amazon tempo fa: Il calice proibito. Una lettura di disimpegno perfetta in questo periodo.
      Per altro sto prendendo la malsana abitudine di bocciare i libri e interromperne la lettura prima della metà: una delle poche conseguenze negative degli ebook è che il basso costo dei romanzi rende meno disdicevole interromperne la lettura.
      Un altro romanzo di secondordine che mi sento di consigliarti è IL PRESIDE, di Marco Lodoli, non foss’altro perchè la sua ambientazione scolastica ti farà sorridere visto che ricorda il tuo lavoro (anche se la storia è molto particolare e immagino anzi spero non abbia nulla a che spartire con quella della tua scola 😀 )

      1. Pochi giorni fa ho fatto un maxi – ordine alla mia libreria di fiducia, perché ho ricominciato ad andare a scuola e quindi avevo bisogno di un po’ di libri per ingannare il tempo durante il viaggio sui mezzi pubblici. Sciaguratamente mi sono dimenticato di includere in quell’ordine l’ultimo romanzo di Don Winslow: rimedierò domani stesso.
        Colgo l’occasione per segnalarti questo splendido post, che mi ha ricordato molto l’entusiasmo e la passione di quelli che hai dedicato a Bruce Springsteen: https://spontaneamentebasso.wordpress.com/2021/01/28/siamo-salvi-ce-disintegration/

        1. Post delizioso! Grazie per la dritta!!!!

          PS: io non sono mai riuscito a leggere nei mezzi pubblici, al più solo in treno e durante viaggi molto lunghi. Mi ha sempre incuriosito guardarmi intorno, studiare le persone, fantasticare su chi sono, cosa fanno, cosa pensano. Tempo buttato via, probabilmente fai meglio tu a investirlo nella lettura

  3. Davvero non mi capacito come tu non riceva una vera messe di applausi per lo storytelling che riesci ogni volta ad inventare per trasformare la narrazione della tua vita quotidiana e familiare in un plot a metà tra il drammatico e la sit-com anglosassone! Leggo di tutto nello spazio commenti, ma nessuno che davvero ti faccia il giusto omaggio per le tue specifiche qualità di narratore che, concedimi, sono di gran lunga maggiori di quelle che hai come divulgatore.

    Permettimi di meglio articolate questa mia perentoria affermazione che potrebbe suonare offensiva: non essendo alcuno di noi blogger un vero saggista o politologo o esperto massmediologo (meno che mai critico cinematografico, letterario o addirittura medico e scienziato), quando parliamo in veste di censori o esperti pontificatori (io, in particolare) suoniamo sempre come dei vecchi brontoloni, dei boomer che oscillano tra deliri forcaioli e compulsivi alla William Foster (il protagonista del film Falling Down – Un giorno di ordinaria follia) e le litanie di ovvietà che nulla hanno di davvero interessante, se non quando riportano le opinioni di veri opinion leader, ma tu, caro amico mio, hai portato una ventata di novità nel mondo del blogging e delle pseudo-recensioni, perché, come ti ebbi già a dire a suo tempo, non c’è nulla di più potente dell’energia creatrice di storie.

    Entrando nello specifico, poi, tutta la storia del meteorite, nata in quei piani celesti (che hanno il sapore dei complotti orditi negli uffici dirigenziali di una grande multinazionale) è assolutamente straordinaria e tiene il lettore con il fiato sospeso!!

    Per quello che riguarda la tua classifica, invece, devo ahimé ammettere la mia assoluta e pigra lontananza dai libri che hai proposto, certamente validi, ma anche molto alieni alle mie abitudini di lettura.

    Con il gusto un po’ snob dei presuntuosi ma anche con la voglia di condividere con un fratello ermenàuta una storia personale, ti voglio raccontare che ultimamente sto operando una serie di recuperi di letture abbandonate, tra cui spicca la chiusura etica di un cerchio aperto da me e suo tempo con una colossale menzogna raccontata ai colleghi universitari: era il periodo in cui noi studenti di Lettere Moderne stavamo preparando l’esame di Letteratura 2, per il quale il docente Raimondi ci aveva chiesto la lettura di un gruppo di romanzi, tra cui spiccavano i sette volumi de La Recherche di Proust; i romanzi che facevano parte di quella straordinaria ricerca sociale, virata nel gusto della nostalgia, erano solo una parte del totale di 40 romanzi la cui lettura, anche veloce (c’è tutta una letteratura saggistica in merito alla capacità di leggere velocemente un libro, saltando anche delle parti) richiedeva moltissimo tempo e così accadde che io iniziai la lettura dell’opera proustiana ma arrivato al quarto romanzo la interruppi, usando dei furbi riassunti con commento per chiudere la saga; un giorno, però, feci il madornale errore di confidare ad una delle nostre amiche più carine e snob (un’accoppiata che stenderebbe anche Jason Statham), che avevo terminato la preparazione per l’esame, al che lei mi guardò ammirata e con un sorriso sensuale, ornato dallo sbattere civettuolo di ciglia cerbiattesche, dall’akto delle sue gambe lunghissime, mi dichiarò la sua ammirazione per avere quindi ultimato anche la lettura dei sette romanzi di Proust; non so dire se furono lo sguardo, il profumo che emanava, il titillio del mio orgoglio (poco sopra le pelvi) o semplicemente la straordinaria vigliaccheria di chi vuole fare bella figura a scaoito della veerità, ma io in quell’occasione mentii spudoratamente; la bugia raccontata a quella giovane ragazza si sparse nel nostro gruppetto di conscenti, dove praticamente nessuno aveva ultimato la lettura di quei libri ed io non ebbi il coraggio di fare marcia indietro ed ho continuato a confermare quella ingiusta affermazione; oggi, a distanza di un tempo troppo desolante da calcolare, ho voluto colmare quella lacuna ed ho davvero quasi ultimato la lettura di quei volumi, avendo appena messo via il sesto romanzo (La fugitive, Albertine disparue – La fuggitiva, Albertine scomparsa) ed avendo appena iniziato il settimo ed ultimo (Le temps retrouvé – Il tempo ritrovato) e devo ammettere che siamo davvero nell’olimpo dei capolavori (in una tradizione di scrittori parentetici che attraversano il Grande Romanzo Europeo, glissano il Grande Romanzo Americano, passano per Borges ed atterrano in David Foster Wallace).

    Per restare in ambito “elenchi di lettura”, non ho solo recuperato dei classici (già mi ero fatto una bella scorpacciata di letteratura ottocentesca nel periodo in cui avevo scritto della fiction britannica su Dracula, ahimé così poco compresa dal pubblico) ma anche contemporanei di assoluto prestigio come il fosco thriller Orientdi Christopher Bollen o il giallo L’ apparenza delle cose di Elizabeth Brundage (che mi ha tanto ricordato l’amato Nel cuore del cuore del paese di William Gass), l’adolescenziale La vita vera di Adeline Dieudonné, chiaramente Un posto tranquillo (il nuovo imperdibile romanzo di Seichō finalmente recuperato da Adelphi dopo la decennale mancanza di una traduzione italiana dei sublimi libri del maestro giapponese), il fragile ma accattivante La luna di miele di Mrs. Smith di Shirley Jackson, l’autorale ma ottimo L’ultima intervista di Eshkol Nevo ed altre cose più amene (come il libro di Matt Ruff da cui è stata tratta l’originalissima fiction Lovecraft Country).

    Questo è quanto.

    1. Quando frequentavo le scuole elementari (seconda metà degli anni 80) divenne popolare un telefilm americano abbastanza inguardabile intitolato VISITORS, nel quale il nostro pianeta veniva “visitato” da una razza aliena con intenti pochi amichevoli. Credo che le teorie complottiste che parlano di rettiliani siano state tutte ideate da fanatici spettatori di Visitors… ma non è questo ovviamente il punto, bensì il fatto che era una serie dalle immagini abbastanza forti, almeno per un bambino piccolo, e quindi mia madre mi proibiva di vederla. Così, il giorno dopo a scuola, quando gli altri bimbi raccontavano le immagini orrorifiche che avevano visto la sera prima durante mi sentivo inevitabilmente escluso. Dopo qualche settimana, frustrato come non mai, mi feci coraggio e durante la ricreazione presi la parola affermando che avevo visto anche io la puntata della sera prima e poi lasciai andare la fantasia: inventai di sana pianta le scene più truculunte che riuscivo a immaginare mentre gli altri bimbi annuivano: “Si, l’ho visto pure quello lì“. Ingenuo com’ero credetti di aver indovinato le scene del telefilm… e solo anni dopo mi resi conto che non l’avevano mai visto neppure gli altri bambini per i quali quindi le mie storie inventate suonavano vere a tutti gli effetti.
      Ecco, quando hai scritto la frase

      non c’è nulla di più potente dell’energia creatrice di storie

      mi hai fatto tornare in mente questo aneddoto della mia infanzia e te ne ringrazio.

      Passando invece alle tue letture, ammetto candidamente di aver letto solo il primo (e forse il secondo, ma non ci metto la mano sul fuoco) romanzo di Proust ma ti grandemente onore aver recuperato queste essenziali letture dopo tanti anni. Ovviamente è superfluo aggiungere che se cerchi consolazione perchè una bella ragazza ti ha rincoglionito a tal punto da farti dire una cazzata, ebbene, amico mio, sei nel posto giusto 😀 😀

      Riguardo invece le altre tue letture, mi lasci letterlamente spiazzato perchè non solo non ne ho letto uno ma praticamente non ne conoscevo nessuno. L’unico titolo noto è “Nel cuore del cuore del paese”, che mi citasti anni fa e che, da allora, cerco indefessamente ma invano in formato digitale, sia nei canali ufficiali che in quelli poco leciti. Temo che prima o poi mi dovrò rassegnare a ordinarla in libreria. Gli altri titoli, invece, li appunto tutti con attenzione e finiranno prima di subito nel mio Kindle anche perchè da qualche tempo sto maturando la necessità di letture alternative rispetto alle solite e questi titoli mi sembrano quelli giusti!

      Grazie ancora, Kasa, sia per i consigli che per i complimenti all’intro narrativa, complimenti come al solito generosi ma che so essere sinceri e per questo doppiamente graditi!

      1. Grazie per la comprensione…
        Tra l’altro il mio cedere dignità e razionalità di fronte a lusinghe femminili, quando ero giovane studente, annovererebbe altri episodi sui quali per ora lascio un comodo omissis 🙂 🙂 🙂

        Venendo ai libri da me citati, tutti assai graditi, solo uno tra essi renderei quasi obbligatorio leggere (nella solita versione parallela del Pianeta Terra, dove io sono monarca assoluto e santo pontefice e dove la moneta corrente non è l’euro ma il Paolone, una moneta in burro che bisogna sbrigarsi a spendere se no si scioglie o diventa rancida) ovvero Un posto tranquillo, il romanzo di Seichō tradotto da Adelphi, davvero affascinante e ben costruito (un giallo che tu sapresti apprezzare in tutte le sue sfumature).

          1. Ogni volta che sento parlare di burro mi viene in mente Julie and Julie, con le scene in cui Meryl Streep interpreta Julia Child e usa burro a non finire per cucinare. Favoloso.

  4. Bello il “Colibrì” e “Le tre del mattino” così come “Palm Desert”; inutile dire che le tue scelte, sempre alternative, sono da incorniciare, anche se come sempre il raccontino iniziale è una chicca dove sorridere con ironia ma, a proposito, non dirmi che finisce qui… io mi ero abituato bene (!)

      1. Ah, non ci sarà subito il capitolo finale, quindi? Mi stavo appassionando…
        Okay, è un po’ come un finale di stagione con un cliffhangerone… Ci sta, ci sta…

        1. In principio avevo progettato questa storia come antipasto per le solite classifiche annuali, quindi in teoria per i prossimi sviluppi bisognerebbe attendere l’anno prossima.
          Però c’è un problema: c’ho preso gusto 😀
          Quindi non prometto ma nemmeno escludo che possa aggiungere nuovi episodi anche prima 😉

  5. Dopo i Titoli di Coda

    «A volte una potente e ben strutturata organizzazione funziona anche senza il suo vertice, usando solo i protocolli come guida»
    La voce suadente di Zerachiel, uno dei sette antichissimi Arcangeli, risuonava maestosa e solitaria nel silenzio quasi perfetto di quel non-luogo, dove veniva tenuto legato il demone, accompagnata soltanto dal gocciolio del sangue e del vomito che cadeva pigramente dai guanti di gomma, indossati dal celestiale ed infallibile torturatore.
    «È il governo dei bot», proseguì l’angelo, accompagnando le sue parole con un movimento circolare delle mani in cui reggeva le pinze con cavi elettrici collegate ad una batteria, «delle risposte programmate, delle reazioni prevedibili al gioco di domande in una sezione cosmologica ed ontologica di FAQ in scala universale, cosicché, ogni volta che una mela si stacca dal ramo, non sia più necessario impartire un comando specifico per farla cadere dall’albero, in quanto sarà sufficiente la rispondenza automatica a una legge prefissata, come quella gravitazionale in vigore nel piano di realtà dell’universo in cui vivono gli umani…»
    Il povero diavolo, il cui nome non è minimamente importante ai fini della nostra storia, alzò i suoi occhi, neri come una notte senza speranza, verso colui che nel libro di Enoch l’etiope viene indicato come il più potente degli angeli guaritori e persino, macabra ironia, come il responsabile paradisiaco della nomina degli Angeli Custodi.
    Zerachiel ricambiò lo sguardo del demone: «sei solo una nullità, lo sai vero? Un semplice scherano ruffiano che sperava di scoprire il grande segreto di Dio, pensando di potersi intrufolare nella sala del trono senza essere visto!»
    Fuori da ogni metafora e allegoria, anche per una mente limitata e non poli-dimensionale come quella di un mortale, vedere Dio non è nemmeno concepibile essendo esso pura potenza ed infinita energia consapevole, verbo e tempo, aldilà di ogni concezione di corpo, di sesso e di età anagrafica eppure un mistero aleggiava da millenni dietro la sua presenza-assenza, un mistero la cui soluzione, per i piani bassi ed infernali, nel regno degli angeli caduti e cloaca delle anime scartate, avrebbe potuto significare il ribaltamento delle posizioni di potere, tanto da spingere i demoni succubi più intraprendenti e competitivi a gesti incoscienti, come era stato in questo caso.
    «Hai corrotto, imbrogliato, mentito, ucciso, torturato ed infine sei entrato nel Regno dei Cieli…» Zerachiel stava pronunciando queste frasi sorridendo, simulando una momentanea ammirazione. «Sei arrivato alla meta ed hai scoperto che Dio… Sorpresa, sorpresa, non era in casa!»

    Il solo sentire pronunciare il vero nome di Dio potrebbe fare esplodere la testa di un comune mortale, ma il dolore sarebbe immenso anche per un essere ultraterreno, quale sono per l’appunto i demoni e gli angeli e parimenti sarebbe sconvolgente per ogni essere ed entità anche il semplice percepirne la presenza sustanziale in un luogo fisico, come una forza invisibile che si è impossessata di ogni atomo di spazio: questo è il vedere Dio e questo è quello a cui il nostro anonimo demone si era preparato, stringendo metaforicamente le zanne prima di entrare nella sala del Comando, ma ciò che trovò una volta dentro fu il nulla, un’assenza anecoica di emozioni e potere, di vibrazioni ed energia; in parole povere, Dio non era dove tutti si aspettavano che fosse.
    Atterrito e smarrito, il diavolo si era inginocchiato a terra, prima di essere fatto prigioniero e condotto dal suo giudice e carnefice, Zerachiel.
    Mentre veniva trasportato di peso lontano dallo sguardo e dalle attenzioni di ogni essere celestiale, giù nelle segrete dello stesso Paradiso, al di là degli scheletri negli armadi, dietro ogni segreto inconfessabile, in un non-luogo che non potrebbe e non dovrebbe esistere, il demone rifletteva su ciò che aveva scoperto ovvero che il boss, il capo del Paradiso, l’essere supremo che tutto comandava ed ordinava, se ne era andato, forse scomparso, magari in vacanza o chissà, per qualche inconcepibile motivo, sostituito.
    Fu proprio grazie a questi pensieri sconvolgenti che sopportò ogni tortura possibile, resistendo alla richiesta di spiegazioni da parte dell’Arcangelo senza preoccuparsi degli abissi di dolore in cui veniva sprofondato, giacché, mano a mano che passavano le ore, si sentiva sfuggire il significato stesso della sua esistenza.
    «Vuoi sapere la grande verità, mio sciagurato e putrido essere infernale? La verità è che nessuno di noi ha mai visto davvero Dio!»
    Zerachiel si era intanto sfilato i guanti e tolto il grembiule paraschizzi, mentre il suo prigioniero lo guardava sbalordito: «Si, hai sentito bene… Sono millenni che nessuno ha notizie di Dio ed anzi non si conosce entità immortale che abbia mai avuto esperienza diretta della sua presenza… Eppure Dio ha creato tutto questo! Lo ha creato e poi… Puff! È scomparso, così, come un coniglio nel cilindro di un prestigiatore…»

    Dio non c’è. Esiste, senza alcun dubbio, ma non si trova dove tutti si aspettano che sia.
    Mentre questa incredibile rivelazione si muoveva nella sua testa cornuta, impossessandosi di ogni altro pensiero, il nostro sfortunato avventuriero delle Malebolge si ritrovò davanti agli occhi lo sguardo luminosissimo dell’arcangelo, chino su di lui, quasi a sfiorargli il naso: «Un’informazione che farebbe molto comodo ai tuoi capi, non c’è dubbio… Peccato per te, però, non sarai tu a confidarla. Sparisci»
    Un cenno del capo di Zerachiel, come un annuire appena percepibile ed il demone si dissolse nel nulla.
    Dispiegando un paio di enormi e bianchissime ali piumate, Zerachiel si disfece di ogni paramento antropomorfo e volo via attraverso lo spazio e le dimensioni, lontano da quel posto ormai irrimediabilmente insozzato dall’avere anche solo ospitato temporaneamente un’indegna entità.
    Subito dopo, anche il non-luogo scomparve, inghiottito dentro se stesso, come un vortice che collassa e si accartoccia al proprio interno, ma un millisecondo prima della sua scomparsa una eco di quell’accaduto, come una fotografia temporale di quell’istante, si infilò nel tessuto della realtà circostante e lentamente cominciò ad attraversare le pareti celesti, evitando di essere percepita dagli Angeli di ogni schiera, fino a sbucare fuori del Paradiso e precipitare giù nel pozzo turbinoso della vita terrena, fuori della metafisica, fino a giungere sul nostro pianeta, sotto forma di una conchiglia, trascinata dalle acque del mare, sulla sabbia di un litorale del mare Adriatico e là rimase fino al giorno in cui una bimba, in vacanza con i suoi genitori, non la raccolse e la portò con sé nella sua casa vicino Macerata.
    «Sovrintendente Pazuzu! Abbiamo trovato la memoria del diavolo scomparso in Paradiso!» esordì di colpo un demone scrutatore, «Una bambina l’ha raccolta e portata via!»
    «Qualcuno che conosciamo?» chiese bruscamente Pazuzu.
    «Si, si tratta della figlia di Pennesi…»
    «Quel Pennesi?!?»
    «Si, quello del film polacco e del meteorite…»
    Un sorriso putrido si allargò sul volto deforme del demone sovrintendente, simile ad uno squarcio nella carne bruciata piena di vesciche: «Pennesi… Kasabake lo aveva previsto… Ci sarà da divertirsi!»

    La cinepresa si allontana lentamente, mentre partono le note di I’ll be around dei The Spinners.

    1. Non ti faccio i complimenti, perchè sarebbero sprecati dal momento che mai potrebbero esprimere degnamente l’applauso che ti meriti. Si legge di tutto su WP e francamente la quasi totalità delle cose che mi è capitato di leggere non vale un’acca di questo tuo racconto, qui regalato a me e ai miei sparuti lettori.
      Sono estasiato, irremediabilmente estasiato. Nelle ultime 236 ore ho riletto almeno 10 volte questo racconto e in ciascuna occasione coglievo un dettaglio nuovo, una sfumatura diversa, una angolazione brillante che rendono questo contributo qualcosa di molto vicino alla meraviglia, perchè è quest l’emozione che mi ha suscitato.
      Meraviglia assoluta.

      Grazie ancora, amico Kasa. Non solo per il contributo di eccezionale valore narrativo e intellettuale ma anche perchè, ancora una volta, hai saputo sparigliare le carte e far si che ciò che sembrava essere la fine di un viaggio, potesse trasformarsi nell’inizio di qualcosa di nuovo, forse un viaggio, magari una passeggiata, comunque uno spostamento da un punto A e un punto B, nel quale direzione velocità e trasporto sono irrilevanti perchè l’unica cosa che conta veramente è la certa consapevolezza che, al termine del percorso, quando finalmente il punto B sarà dinanzi ai nostri occhi, saremo più ricchi, ovviamente non nel portafogli, bensì nel cuore, nell’anima e nell’intelletto.

      Grazie infinite, fratello, questo racconto è un dono inaspettato la cui bellezza mi scalderà per molto tempo ancora.

      1. Non posso dilungarmi nel rispondere ad una tale messe di lodi quale è quella che mi hai dedicato! Non posso, perché sarebbe davvero troppo da parte mia!
        Che dire, mi sono crogiolato e riscaldato con la coperta dei tuoi generosissimi superlativi assoluti, senza preoccuparmi nemmeno per un istante di riflettere se fossero meritati o meno, perché la gioia che mi hai regalato è stata tantissima!
        Come tutto ciò che si scrive di getto, nel mio commento in oggetto ci sono qui e là delle ripetizioni ma di contro è anche tutto scritto con il cuore di un ermenàuta che semplicemente voleva far parte della tua narrazione! Quindi, sono io che ringrazio te per il palcoscenico!

  6. Complimenti per i racconti 🙂
    Dei libri che segnali ho letto solo Il colibrì, e devo dire che non mi ha entusiasmato. Anch’io, come Kasabase, ho approfittato del lockdown per rileggere Proust…

    1. I tuoi complimenti, dato che sei una bravissima autrice, valgono doppi, quindi ne sono lusingatissimo e me li tengo stretti stretti!!! Grazie infinite!!!!!

      A forza di nominare Proust mi avete venire voglia di recuperarlo pure a me 🙂
      Prima o poi ci arrivo di sicuro (la mia lista di lettura è ahimè intasatissima ormai tanto quella dei film…)

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